notizie storico-critiche | La tavola in esame proviene dall'Abbazia di S. Angelo a Monte Raparo (S. C hirico Raparo, PZ). Dopo un restauro negli anni sessanta a cura dell'Istit uto Centrale del Restauro di Roma, è stata trasferita nel Museo Archeologi co Nazionale di Reggio Calabria, per fare poi ingresso il 15/11/2000 nella Soprintendenza PSAE di Matera, dove, dopo un ulteriore restauro nel 2001, è esposta dal 2003 nel Museo Nazionale d'Arte Medioevale e Moderna della Basilicata, Sezione Arte Sacra. Insieme alla tavola raffigurante S. Paolo, doveva far parte di un polittico smembrato di cui non rimane traccia. I d ue dipinti, inizialmente ritenuti dal Geraci opere di Pietro Cavaro, succe ssivamente considerati dal Rovelli nell'ambito di Polidoro da Caravaggio, nel 1978 vengono assegnati dal Previtali a Simone da Firenze; questa attri buzione è confermata anche dalla Grelle nel 1981 [cfr. Grelle Iusco A., 20 01, pp.74-75, p. 156 nota 145; cfr. scheda di Basile A. in Abita S., Altav illa A. (a cura di), "Museo Nazionale d'Arte Medievale e Moderna della Bas ilicata", Catalogo Museo, Napoli, Paparo Edizioni, 2002, pp. 44-45]. Pales i sono, infatti, i rimandi ad altre opere certe dell'artista toscano. In p articolare, nell'impostazione della figura, nella resa del panneggio e nel l'espressione corrucciata e quasi arcigna di S. Pietro, si riconosce la st essa mano della tavola di S. Pietro in S. Maria del Sepolcro di Potenza, t rafugata nel 1975, e di un'altra tavola raffigurante S. Pietro nella chies a di S. Maria Assunta a Moliterno. Dibattuta è la sequenza cronologica del corpus pittorico di Simone da Firenze e di conseguenza è difficile datare con precisione l'opera in esame [al riguardo cfr. Grelle Iusco A., 2001, pp. 187-190, pp. 263-265; Cucciniello A., "Introduzione alla pittura del C inquecento", in Abbate F. (a cura di) "Tardogotico e Rinascimento in Basil icata", Matera, Edizioni La Bautta, 2002, pp. 258-280]. In accordo con la Grelle, le tavole provenienti da Monte Raparo vengono considerate espressi one di una fase avanzata del percorso stilistico di Simone da Firenze, in cui su elementi toscani ed umbri del tardo Quattrocento e del primo Cinque cento, l'artista sperimenta la nuova "Maniera", aggiornando i fondi dorati desunti dal suo soggiorno a Napoli con le più recenti esperienze lombarde e romane, attingendo dall'attività di Polidoro da Caravaggio negli anni m essinesi e da stampe e incisioni da Raffaello. In particolare, è stata not ata, dal Naldi prima e dalla Cucciniello poi, la derivazione dei tre S. Pi etro (di Moliterno, di Potenza e di Monte Raparo) dall'incisione di Marcan tonio Raimondi, con il S. Matteo tratto dalla serie degli Apostoli nella S ala dei Palafrenieri, datata 1520 (cfr. al riguardo Cucciniello A., op. ci t., 2002, pp. 258-261, p. 278). Il S. Pietro di Moliterno viene considerat o dalla Cucciniello il più antico, in quanto il più fedele dei tre, e vien e datato dopo il 1523 (cfr. Cucciniello A., op. cit., 2002, p. 278). Di lì a non molto seguirebbero, quindi, le altre due tavole. Tuttavia, in accor do con la Grelle e la Basile, si preferisce posticipare di almeno un decen nio la datazione di queste opere (cfr. Grelle Iusco A., 2001, pp. 74-75, p . 187, pp. 263-265; Basile A., op.cit, 2002, pp. 44-45). Più precisamente, si ritiene che la tavola di Monte Raparo sia non molto distante dalla fas e di "vigorosa e appassionata ricerca espressiva" che Simone sperimenta ne l polittico della chiesa dell'Annunziata di Salandra, poiché la tensione i nteriore che traspare dal volto di S. Pietro rimanda, per alcuni versi, al l'inquietudine delle figure di S. Paolo, S. Pietro e S. Girolamo di Saland ra. Pertanto, si propone una datazione prossima al suddetto polittico, nel quarto decennio del Cinquecento (si tenga presente che già nel 1536 l'inc onfondibile fisionomia di S. Pietro secondo i modi di Simone da Firenze vi ene replicata in un affresco nella chiesa rupestre di Cristo alla Gravinel la a Matera, per mano dello stesso artista che realizza gli affreschi nell a Cripta degli Evangelisti e che viene identificato dalla Grelle come l'au tore del polittico della chiesa di S. Pietro Caveoso). Qualche somiglianza è possibile scorgere anche nel frammento di affresco raffigurante l'Adora zione dei Magi nella Cattedrale di Venosa, attribuito dalla Grelle a Simon e da Firenze, se pur con una certa cautela (cfr. Grelle Iusco A., 2001, p. 74, p. 264; Cuciniello A., op.cit., 2002, p. 279). |