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Opera d'arte Piazza Navona di Scipione (Gino Bonichi) (Macerata 1904- Arco, Trento, 1933), a Roma

L'opera d'arte Piazza Navona di Scipione (Gino Bonichi) (Macerata 1904- Arco, Trento, 1933), - codice 12 00490402 di Scipione (Gino Bonichi) (Macerata 1904- Arco, Trento, 1933), si trova nel comune di Roma, capoluogo dell'omonima provincia sita in palazzo, espositivo, Galleria Nazionale d'Arte Moderna, viale Belle Arti 131, Sala espositiva - Sala 27 Allegorie espressioniste del dissenso
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bene culturaledipinto, opera isolata
titoloPiazza Navona
soggettoveduta di Roma
tipo schedaOA_2.00
codice univoco12 00490402
localizzazioneRM, Romaviale Belle Arti 131
contenitorepalazzo, espositivo, Galleria Nazionale d'Arte Moderna, viale Belle Arti 131, Sala espositiva - Sala 27 Allegorie espressioniste del dissenso
datazioneXX ; 1930 (ca.) - 1930 (ca.) [bibliografia]
autoreScipione (Gino Bonichi) (Macerata 1904- Arco, Trento, 1933),
materia tecnicaolio su tavola
misurealt. 79, largh. 80,
condizione giuridicaproprietà Stato, Galleria Nazionale d'Arte Moderna
dati analiticiveduta di piazza Navona, con in primo piano la Fontana del Moro.
notizie storico-criticheDatabile al 1930 sulla base della sua prima esposizione alla mostra intitolata a Scipione e Mafai, alla Galleria di Roma, in via Veneto, "Piazza Navona" rappresenta il più noto tra i soggetti dedicati in quel torno di anni alle piazze e alle vedute romane. In questi lavori la visione di Roma dell'artista è allucinata, trasfigurata, vittima della sua stessa storia e della Chiesa che si è macchiata di infamie sanguinarie. Nel dipinto in esame, questa alterazione del dato naturale in senso visionario è sottolineato dall'accentuazione della prospettiva, che ha il suo punto di fuga nell'obelisco della Fontana dei Fiumi, di ricordo metafisico così come i palazzi che si dispongono intorno alla piazza, mentre il primo piano è occupato dalle figure della Fontana del Moro che assumono un aspetto grottesco e a tratti demoniaco; l'intonazione cromatica fumosa, è tutta volta creare una visone infuocata dell'insieme, dalle tinte sanguigne. Sono questi gli elementi caratteristici del linguaggio di Scipione volti conferire alla veduta della piazza barocca un significato esistenziale. Essa diviene, infatti, simbolo dei mali derivati dal potere temporale della Chiesa cattolica, ponendosi in continuità con i dipinti più noti di Scipione, quali soprattutto "Il cardinale decano (Il cardinale Vannutelli)" e "La cortigiana romana" (cfr. Frezzotti 2005). In rapporto all'opera esiste un bozzetto (Fagiolo dell'Arco, Rivosecchi 1988, p. 310, n. 54, tav. X) e un dipinto di attribuzione discussa (Santini 71, n.166) che può forse riferirsi al dipinto segnalato da B. Romani ("Il Messaggero" 3 luglio 1958) come opera fortunosamente ritrovata al Kommissionni Magazin della via Arbat a Mosca.
bibliografiaNeppi A.( 1930); catalogo mostra( 1935)p. 78, n. 13; Callari F.( 1935); Sinisgalli L.( 1935)p. 5, n. 7; Beccaria A.( 1935)p. 9, n. 29; Anglès R.( 1935)p. 6, n. 111; de Libero L.( 1935); Vitali L.( 1935)p. 23, n. 90; Mezio A.( 1935)p. 24, n. 8; Ragghiant
definizionedipinto
regioneLazio
provinciaRoma
comuneRoma
indirizzoviale Belle Arti 131
ente schedatoreS51
ente competenteS51
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Pancotto P. P.; Funzionario responsabile: Compilatore scheda: Piccioni, M.; Funzionario responsabile: Mantura B.Frezzotti, S.
anno creazione1996; 2011
latitudine41.916344
longitudine12.482229

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