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Opera d'arte Madre di Dio che allatta a Firenze

L'opera d'arte Madre di Dio che allatta - codice 09 00741905 si trova nel comune di Firenze, capoluogo dell'omonima provincia sita in monastero, benedettino femminile, Monastero di S. Niccolò di Cafaggio ora Galleria dell'Accademia, via Ricasoli, 58/60, Galleria dell'Accademia, TECA V. 15
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bene culturaleicona
titoloMadre di Dio che allatta
soggettoMadonna del Latte
tipo schedaOA_3.00
codice univoco09 00741905
localizzazioneToscana, FI, Firenzevia Ricasoli, 58/60
contenitoremonastero, benedettino femminile, Monastero di S. Niccolò di Cafaggio ora Galleria dell'Accademia, via Ricasoli, 58/60, Galleria dell'Accademia, TECA V. 15
datazionesec. XVIII secondo quarto; 1725 (post) - 1749 (ante) [analisi stilistica]
ambito culturaleambito moscovita(analisi stilistica)
materia tecnicatavola/ pittura a tempera
misurecm, alt. 13, largh. 11,
condizione giuridicaproprietà Stato, Ministero per i Beni e le Attività Culturali
dati analiticiTavola intera, senza listelli e incavo. Non si nota presenza di tela preparatoria. LevkasSoggetti sacri. Personaggi: Madonna; Gesù Bambino.
notizie storico-criticheLe rappresentazioni più antiche della Madre di Dio che allatta sono nellecatacombe romane del III secolo. Nel V secolo la lotta con l'eresia di Nestore, i cui sostenitori affermavano l'impossibilità che il Signore potesseessere stato allattato da una donna mortale, ha costituito uno stimolo ulteriore alla diffusione di questa iconografia. Particolarmente popolare èstata nell'arte egiziana, nella quale si è conservata una serie di immagini pittoriche della Madre di Dio che allatta, databili ai secoli VI e VII.Nel periodo post-iconoclasta, varianti di questa raffigurazione ebbero diffusione in Italia, nell'Europa Occidentale e a Bisanzio. Questo tipo di raffigurazione non era molto popolare nell'arte di Costantinopoli quanto loera in nelle province greche e nei paesi dell'Oriente cristiano, ma si èsviluppata parallelamente a Bisanzio e in Occidente. Nella pittura di ambito bizantino l'iconografia ha acquisito una diffusione particolarmentevasta a partire dal XIV secolo. A quel tempo esisteva una gran quantità divarianti di questa tipologia iconografica: Maria può essere raffigurata fino alla cintola, o assisa in trono, mentre il Bambino può essere distesoo seduto in pose diverse, che tiene la madre per mano o che sfiora il seno. Nell'antica Rus' queste rappresentazioni ebbero notorietà a partire dalXVI-XVII secolo, ma divennero popolari più tardi, già in epoca moderna. Le versioni più note furono quelle tratte della venerata icona della Madredi Dio che allatta di Barlovsk, o Grembo beato, della cattedrale dell'Annunciazione al Cremlino di Mosca, e quelle tratte dall'icona miracolosa della Serbia, nota col nome di Tipikarnica, che si trova sul monte Athos, appartenente al monastero Chilandar. Esistevano anche altre varianti di questotipo iconografico, non altrettanto note, fra le quali possiamo inserire anche quella qui pubblicata. Il significato dogmatico dell'iconografia della Madre di Dio che allatta ha vari aspetti. Secondo alcune interpretazioni dei santi padri, a cominciare da Efrem di Siro e i difensori del culto delle icone, il fatto che il Bambino Gesù sia stato nutrito da Maria servea dimostrare la verità dell'Incarnazione di Cristo e la sua appartenenza alla natura umana, ma è anche preconizzazione delle Sue future sofferenze.Attribuzione. Marcucci, come anche Bettini, attribuisce l'opera allascuola Stroganov e la data al XVII secolo. La studiosa propone di esaminare lo stile come analogo a quello di una gran parte delle icone dell'Accademia. Tuttavia, la fisionomia di questo gruppo, necessita di alcune puntualizzazioni. Le caratteristiche stilistiche dell'icona permettono di attribuirla al gruppo più vasto di esemplari della collezione in cui rientranoopere come "Il Vescovo Spiridione di Trimithunte", le due icone "Il miracolo del martire Demetrio di Tessalonica", le due icone dei "Sette fanciullidi Efeso", due icone della "Resurrezione di Lazzaro" e la "Crocifissione". Tutte queste opere sono databili al secondo quarto del XVIII secolo, sidistinguono per l'insolita semplicità dei mezzi artistici e danno un'ideadella produzione in larga scala delle botteghe della provincia che lavoravano per committenti di un vasto ambiente popolare. Probabilmente sono state eseguite da un unico autore.
bibliografiaBettini S.( 1940)pp. 38, 90. n. 6; Marcucci L.( 1958)pp. 105 n. 71
definizioneicona
regioneToscana
provinciaFirenze
comuneFirenze
indirizzovia Ricasoli, 58/60
ente schedatoreS156
ente competenteS156
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Gladyševa E.Sacco A. M.; Funzionario responsabile: Parenti D.Sframeli M.; Trascrizione per informatizzazione: ARTPAST/Sacco A. M. (2011); Aggiornamento-revisione: ARTPAST/ Sacco A. M. (2011), Referente scientifico: Sframeli M.;
anno creazione2006
anno modifica2011
latitudine43.777035
longitudine11.258756

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