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Opera d'arte Non piangere per me, Madre a Firenze

L'opera d'arte Non piangere per me, Madre - codice 09 00742642 si trova nel comune di Firenze, capoluogo dell'omonima provincia sita in monastero, benedettino femminile, Monastero di S. Niccolò di Cafaggio ora Galleria dell'Accademia, via Ricasoli, 58/60, Galleria dell'Accademia
immagine - immagine non disponibile -
bene culturaleicona
titoloNon piangere per me, Madre
soggettoPietà
tipo schedaOA_3.00
codice univoco09 00742642
localizzazioneToscana, FI, Firenzevia Ricasoli, 58/60
contenitoremonastero, benedettino femminile, Monastero di S. Niccolò di Cafaggio ora Galleria dell'Accademia, via Ricasoli, 58/60, Galleria dell'Accademia
datazionesec. XVIII secondo quarto; 1725 (post) - 1749 (ante) [analisi stilistica]
ambito culturalebottega del Palazzo dell'Armeria(analisi stilistica)
materia tecnicatavola/ pittura a tempera
misurecm, alt. 31.1, largh. 27,
condizione giuridicaproprietà Stato, Ministero per i Beni e le Attività Culturali
dati analiticiTavola unica, con due listelli trasversali a incastro e con un doppio incavo. Tela preparatoria non rilevata. Levkas.Soggetti sacri. Personaggi: Cristo; Madonna. Oggetti: sepolcro; croce.
notizie storico-criticheLe immagini del Cristo nel sepolcro sono apparse nell'arte bizantina del XII secolo in relazione alla diffusione di nuovi, più complessi riti per il Venerdì Santo. Il più antico esempio di questa composizione su icona che si sia conservato si trova sul retro di un'icona a due facce della seconda metà del XII secolo nel Museo Bizantino a Kastoria. Dalla seconda metà del XIII secolo si cominciò a raffigurare il Cristo nel sepolcro non fino al petto, ma fino alla vita, con le braccia incrociate sul petto. Grazie a questo dettaglio si possono fare confronti non solo con le composizioni sul tema della Crocifissione, ma anche con le raffigurazioni del Cristo morto presentato nei sudari nella stessa posizione, ma a figura intera. Poco dopo sorge un'altra variante dell'iconografia in esame: ai lati del Cristo morto, presentato con le braccia incrociate con la croce sullo sfondo, vengono raffigurati la Madre di Dio e Giovanni Teologo, così che diventa anche più evidente il rapporto con la simbologia della Crocifissione. Nell'icona in esame è usata una particolare variante dell'iconografia: accanto al Cristo nel sepolcro è raffigurata la Madre, che si stringe a Lui e Lo abbraccia. Il più antico esempio di una iconografia simile nell'arte anticorussa è l'affresco della fine del XIV secolo nella chiesa dell'Annunciazione a Gorodisce vicino a Novgorod. A questo tipo di composizioni si riferivano i dittici e le doppie icone, diffuse nell'arte bizantina del XIV secolo, che avevano la raffigurazione della Madre di Dio addolorata sulla parte sinistra e del Cristo morto sulla destra. Una particolarità iconografica dell'opera in esame è l'immagine di Cristo con gli occhi aperti, che non si trova nelle opere precedenti e che evidenzia il tema del Cristo prima della Resurrezione, come sposo e capo della Chiesa, personificata dalla Madre che lo abbraccia. Secondo Bettini, l'icona risale alla scuola Stroganov e il suo schema iconografico ha origini veneziane. Marcucci ha giustamente notato le radici bizantine dell'iconografia dell'opera, datandola al XVIII secolo e avanzando l'ipotesi che potesse essere stata eseguita da un artista della scuola Stroganov. L'icona ha un alto livello di esecuzione e non ha strette analogie stilistiche con le opere della collezione della Galleria dell'Accademia sebbene appartenga allo stesso periodo della maggioranza di esse, e cioè al secondo quarto del XVIII secolo. I volti con i tratti fisionomici marcati sono dipinti in uno scuro marrone rossiccio con graduali lumeggiature in ocra chiara, con sprazzi chiari in biacca nelle parti più sporgenti e con un tono rosato su fronte, palpebre e guance. Questa maniera pittorica basata sul contrasto cromatico, le caratteristiche della stesura dei colori, l'intensa sfumatura rosata di labbra e guance erano tipici di artisti di provincia, provenienti da Jaroslav o Kostroma, che si basavano sulle tradizioni dei maestri del Palazzo dell'Armeria. Dell'origine provinciale dell'esecutore testimoniano gli elementi di secondo piano della composizione (il sepolcro, la croce, le nuvole, le allegorie del sole e della luna), dipinti in modo più trascurato. Alcuni di questi elementi trovano analogie in opere della collezione della Galleria dell'Accademia.
bibliografiaBettini S.( 1940)pp. 38, 90, n. 9; Marcucci L.( 1958)p. 114, n. 98
definizioneicona
regioneToscana
provinciaFirenze
comuneFirenze
indirizzovia Ricasoli, 58/60
ente schedatoreS156
ente competenteS156
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Gladyševa E.Sacco A. M.; Funzionario responsabile: Parenti D.Sframeli M.; Trascrizione per informatizzazione: Sacco A. M. (2009)
anno creazione2006
latitudine43.777035
longitudine11.258756

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