dati analitici | Ciascun pannello di forma rettangolare presenta un diverso decoro su entrambe le facce. Ciascuna di esse presenta su fondo laccato nero motivi decorativi dorati. In corrispondenza delle estremità, entro cartelle rettangolari con angoli smussati, rametti fioriti, erbe, canne di bambù disposti a mazzo al centro ed alcuni uccelli posati sugli steli o svolazzanti intorno ad essi. Una sottile fascia separa le cartelle da una serie di scene disposte su due livelli ove, su uno sfondo di complesse architetture cinesi con rocce, alberi e montagne, sono rappresentati piccoli personaggi stilizzati, in vesti cinesi, intenti a varie attività: la pesca, il passeggio, la conversazione, la lavorazione del riso e del the.Razza umana. Figure: uomini cinesi; donne cinesi. Abbigliamento. Piante: alberi. Paesaggi: rocce; montagne. |
notizie storico-critiche | I sei pannelli, forse parte di un insieme più vasto, provengono, secondo testimonianza orale, da uno dei padiglioni di corso Giovanni Lanza, originaria sede delle clinica "Sanatrix", acquistia dalla Provincia di Torino nel 1952 per trasferirvi la sede dell'Istituto per l'Infanzia. Tuttavia, nell'inventario dei beni acquisiti dall'Ente, redatto, nel 1955, non si trova alcun riferimento alla serie in esame, forse non indicata perchè considerata parte di arredo fisso. Non è possibile, inoltre, del tutto escludere una provenienza degli stessi anche da palazzo Dal Pozzo della Cisterna dal momento che gli inventari storici e le fotografie dei soffitti pubblicate dal Molfese alla fine dell'Ottocento e riproposti nella monografia sull'edificio di Amilcare Cicotero (A. Cicotero, Palazzo Cisterna a Torino, Torino, 1979, p. 111) ricordano la presenza di un salotto cinese al termine dell'appartamento al piano nobile della manica di ponente, allestito tra l'ottavo ed il nono decennio del XVIII secolo dall'architetto Francesco Valeriano Dellala di Beinasco (Torino, 1731-Vercelli, 1805) su committenza del principe Giuseppe Alfonso (Torino, 1748-1819). Benchè, da un punto di vista stilistico e tecnico, la serie non possa essere considerata coeva a tale intervento, non è escluso che la sala avesse subito rimaneggiamenti "in stile" negli ultimi decenni del XIX secolo, quando pur nel dilagare dell'interesse per la cultura Giapponese, si manifesta ancora un interesse per le arti decorative della Cina, recuperati nell'accezione settecentesca della vera e propria "cineseria" di quell'epoca, come testimonia anche l'allestimento del Salottino Giapponese negli appartamenti della manica lunga del Quirinale su committenza della regina Margherita con il recupero di arredi del castello di Venaria e di villa della Regina (H. Honour, L'arte della cineseria, Firenze, 1963, pp. 235-262; L. Morozzi, Il gusto sabaudo alla fine dell'Ottocento. Appunti per la ricostruzione storica dell'arredo negli Appartamenti Imperiali al Quirinale, in L. Caterina, F. Colalucci, A. Ghidoli, M. Lattanzi, L. Morozzi (a cura di), Gli Appartamenti Imperiali nella Manica Lunga, Roma, 1998, pp. 80-81). Pur in assenza di documenti di riferimento, la loro forma e tipologia indurrebbe a pensare che si tratti di elementi di una sorta di paravento pieghevole a pannelli posto a decorare un ambiente di gusto cinese, unitamente agli altri pannelli rinvenuti, realizzato con una tecnica che imiti la lacca nera lucida abbinata alla decorazione a foglia d'oro, D. Failla, Lacche Orientali del Museo Chiossone, Roma, 1996, pp. 39, 42, 68. Il precario stato di conservazione degli oggetti ha impedito corrette riprese fotografiche ed una consguente corretta schedatura dei soggetti presenti sui panneli. |