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Opera d'arte Veduta dell'antico ponte sul Po a Torino di Bellotto Bernardo (1721/ 1780), a Torino

L'opera d'arte Veduta dell'antico ponte sul Po a Torino di Bellotto Bernardo (1721/ 1780), - codice 01 00350770 di Bellotto Bernardo (1721/ 1780), si trova nel comune di Torino, capoluogo dell'omonima provincia sita in palazzo, Manica Nuova, Palazzo Reale, via XX Settembre, 86, Galleria Sabauda
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bene culturaledipinto, opera isolata
titoloVeduta dell'antico ponte sul Po a Torino
soggettoveduta di Torino
tipo schedaOA_3.00
codice univoco01 00350770
localizzazioneITALIA, Piemonte, TO, Torinovia XX Settembre, 86
contenitorepalazzo, Manica Nuova, Palazzo Reale, via XX Settembre, 86, Galleria Sabauda
datazionesec. XVIII secondo quarto; 1745 - 1745 (post) [fonte archivistica]
autoreBellotto Bernardo (1721/ 1780),
materia tecnicatela/ pittura a olio
misurecm, alt. 127, largh. 171,
condizione giuridicaproprietà Stato, Ministero per i Beni e le Attività Culturali
dati analiticiCornice settecentesca adattata ante 1851Veduta: Torino: Antico ponte sul Po. Figure.
notizie storico-criticheLa veduta, genericamente citata dai Conti della Real Casa come “veduta di questa città” fu saldata al pittore il 21 luglio 1745 per una cifra pari a 975 lire (Vesme, 1863-1868; Mossetti-Romano, 1990). Era stata commissionata a Bellotto dal re Carlo Emanuele III insieme alla Veduta di Torino dal lato del giardino reale (inv. 467), saldata il 17 luglio successivo, contestualmente alla sua politica di riqualificazione urbana e di riallestimento della residenza avita intercorsa tra il 1742 e il 1747 (Mossetti, 1987 ma anche Magnetti, 2008). Il giovane veneziano, ormai del tutto emancipato dalla bottega dello zio Canaletto, era stato probabilmente chiamato alla corte sabauda a seguito dei favori raccolti in Lombardia presso l’entourage dei conti Simonetta con le vedute extra urbane di Vaprio d’Adda e Gazzada (Marinelli, 1990) e si apprestava, di lì a un biennio, a partire per Dresda, dove si sarebbe col tempo ulteriormente distinto per una crescente minuzia topografica, l’accentuarsi dei contrasti chiaroscurali e della vibrazione cromatica soprattutto dei verdi e dei blu (Bakker, 1990). Secondo i documenti rinvenuti presso l’Archivio di Stato di Torino, pare infatti che attualmente l’unica traccia plausibile a motivare l’approdo del pittore alla corte sabauda sia costituita da due missive del 1735, indirizzate dal fratello del conte Alberto Simonetta a Carlo Emanuele III per comunicargli la recente nomina al vescovato comasco e ringraziarlo per il costante patrocinio ricevuto (Romano, 1990). Le Vedute di Torino rappresentano dunque la sua prima commissione ufficiale e anticipano il respiro ampio dei successivi panorami urbani europei. Contrariamente alle preferenze manifestate dal Canaletto per le tinte pastello, sono contraddistinte da una luce fredda e limpidissima, preferenzialmente orchestrata sulla gamma dei grigi e dei verdi scuri (Colombo - De Filippis, 1982), a segno che il suo alunnato poteva considerarsi pressoché concluso e ormai raggiunta una certa indipendenza stilistica. Tale emancipazione, in vero già compiuta attorno al 1740, si dimostra probabilmente nell’urgenza biografica di autorappresentarsi munito di album da disegno nel primissimo piano a sinistra, come anche nella firma apposta che recita: “BERNARDO. BELLOTO. D.° IL CANALETTO F.e” (Vesme, 1899; 1909; Bowrow, 2001). La Griseri individua poi al suo interno anche il ritratto dell'architetto Filippo Juvarra (1979). Entrambe le vedute utilizzano un formato maggiore rispetto a quello solitamente scelto dall’artista e rappresentano un ritorno agli scenari cittadini dopo i panorami lombardi, ove l’elemento naturale e paesaggistico era assolutamente preponderante, acquisendo un punto di vista rialzato, un allargamento dell’orizzonte visuale e una profondità prospettica sino a quel momento quasi del tutto inediti (Bettagno, 1990; Bowron, 2001). L’attenzione per il dato concreto e realistico, che nel dipinto in questione si coglie nella scelta eccentrica e “del tutto fuori genere” a tale data di rappresentare la “banlieu” sabauda, gli ha a giusto titolo valso da parte della critica la definizione di storiografo della civiltà urbana europea (De Seta, 1990). Il punto di vista scelto è collocato a nord verso sud-ovest e riproduce l’antico ponte sul Po dell’omonimo Borgo cittadino, costruito in muratura nei primi anni del Quattrocento ma parzialmente crollato a seguito della piena del 1706 e ancora pericolante e in pessime condizioni statiche alla metà del secolo. Sulla popolosa riva sinistra sono rappresentate lavandaie e panni stesi ad asciugare davanti a casupole ammassate ed edifici umili, su quella opposta - ove invece un tempo sorgevano vetrerie e manifatture di cristalli e ceramiche (Magnetti, 2008) - il panorama sembra per contro più aperto ed è visibile sullo sfondo il monte dei Cappuccini. Del dipinto è stata inoltre segnalata da Noemi Gabrielli (1971) una replica passata sul mercato antiquario londinese nel 1954.
altra localizzazioneluogo di provenienza: ITALIA, Piemonte, TO, Torino; luogo di esposizione: ITALIA, Piemonte, TO, Torino; luogo di deposito: ITALIA, Piemonte, TO, Moncalieri
committenzaCarlo Emanuele III (1745)
bibliografiaParoletti, Vittorio Modesto( 1834)p. 384; Callery, J. M.( 1859)pp. 141, 142; [Vico, Giovanni]( 1866)p. 40; Jacobsen, Emil( 1897)p. 139; [Baudi di Vesme, Alessandro]( 1899)p. 155; [Baudi di Vesme, Alessandro]( 1909)p. 161; Toesca, Pietro( 1911)p. 88; Ferra
definizionedipinto
regionePiemonte
provinciaTorino
comuneTorino
indirizzovia XX Settembre, 86
ente schedatoreS67
ente competenteS67
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Accornero, Chiara; ; Funzionario responsabile: Referente scientifico: Gabrielli, EdithMoratti, Valeria
anno creazione2012
latitudine45.073139
longitudine7.684548

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