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Opera d'arte Berenice sacrifica la sua chioma di Pécheux Lorenzo (1729/ 1821), a Torino

L'opera d'arte Berenice sacrifica la sua chioma di Pécheux Lorenzo (1729/ 1821), - codice 01 00351207 di Pécheux Lorenzo (1729/ 1821), si trova nel comune di Torino, capoluogo dell'omonima provincia sita in palazzo, Manica Nuova, Palazzo Reale, via XX Settembre, 86, Galleria Sabauda
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bene culturaledipinto, opera isolata
soggettoBerenice sacrifica la sua chioma
tipo schedaOA_3.00
codice univoco01 00351207
localizzazioneITALIA, Piemonte, TO, Torinovia XX Settembre, 86
contenitorepalazzo, Manica Nuova, Palazzo Reale, via XX Settembre, 86, Galleria Sabauda
datazionesec. XVIII fine; 1797 - 1797 [data]
autorePécheux Lorenzo (1729/ 1821),
materia tecnicatela/ pittura a olio
misurecm, alt. 78, largh. 62.5,
condizione giuridicaproprietà Stato, Ministero per i Beni e le Attività Culturali
dati analiticiCornice in legno dorato e intagliato.Personaggi: Berenice II. Oggetti: corona; forbici. Interno. Mobilia: sedia; toletta.
notizie storico-criticheIl dipinto, firmato e datato “LORENZO PECHEUX 1797”, rappresenta Berenice II, figlia del re di Cirene Magas e moglie del faraone Tolomeo III Evergete (246-221 a.C.). Secondo il mito tramandato dal poeta greco Callimaco in una delle elegie degli Aitia, la regina Berenice fece un voto alla dea Afrodite, pochi giorni dopo le nozze mentre il marito si preparava a partire in guerra contro i Siri, promettendo di sacrificare i suoi lunghi capelli se il marito fosse tornato vivo dalla campagna militare. Al rientro in Egitto di Tolomeo III, Berenice mantenne la promessa fatta e depose i suoi capelli biondi nel tempio di Afrodite, ma questi scomparirono durante la notte. Per spiegare l’evento, il matematico e astronomo Conone di Samo indicò che la dea Afrodite aveva trasformato i capelli di Berenice in una delle ottantotto costellazioni moderne e riconobbe la chioma della regina nel gruppo di stelle vicino alla coda del leone. Il mito di Berenice è presente in varie opere poetiche dell’antichità greco-romana, ma la fonte letteraria più conosciuta e citata resta la contaminatio di Catullo tratta dall’elegia di Callimaco. È tramite Catullo che la storia di Berenice riappare nelle convenzioni letterarie del neoclassicismo e che Alexander Pope ne trae il motivo di “The rape of the lock” (1712). Nell’arte, il busto marmoreo più conosciuto di Berenice è quello conservato presso la Glyptothek di Monaco di Baviera. In pittura, si deve segnalare l’interesse particolare di Bernardo Strozzi per la figura della principessa libica. Il pittore genovese realizza più versioni di questo soggetto, ognuna delle quali venne ripetuta in più varianti. La versione conservata presso la Galleria d'Arte Antica di Udine è, ad esempio, uno studio preliminare al dipinto di dimensioni più grandi conservato a El Paso (El Paso Museum of Art). Una variante di elevata qualità dell’altra versione è invece passata in vendita a Vienna, presso la casa d’aste Dorotheum, il 17 ottobre 2012 (lotto 598). Quest’ultima fu probabilmente una delle fonti iconografiche note a Lorenzo Pécheux, a tal punto che i due dipinti rappresentano esattamente lo stesso momento, ovvero l’attimo in cui la regina si accinge a tagliare la prima ciocca di capelli. Anche la composizione generale del dipinto di Pécheux richiama quella dell’opera di Strozzi: Berenice è rappresentata a pieno busto, girata di tre quarti, con la mano destra che impugna le forbici e che taglia orizzontalmente la parte bassa del dipinto. Nella parte bassa delle due opere, degli oggetti tagliano diagonalmente uno dei due angoli, movimentando la composizione. Rispetto a Strozzi, che coniuga il naturalismo del Caravaggio e il cromatismo di Rubens attraverso un uso attento del chiaroscuro, Vittorio Natale nota che per Pécheux “sembrano essere stati preziosi gli esempi romani di Giuseppe Bottani” (Natale, 2000-2001, p. 169). Il dipinto non ha “quello stile porcellanato tipico del Pécheux, ma fa un uso abbondante degli effetti cangianti, con l’utilizzo di tinte anche chiare e squillanti, il colore è steso a pennellate decise, ben percepibili a breve distanza, a volte marcatamente vibranti. Sono effetti che trovano spiegazione, più che in un bisogno di abbreviazione connaturato al grande formato, nella volontà di confrontarsi con i celebri esempi del Cinquecento veneto che erano esposti nella stessa Galleria alla quale era destinato il dipinto di Pécheux” (Natale, 2000-2001, p. 169).
altra localizzazioneluogo di esposizione: ITALIA, Piemonte, TO, Torino; luogo di deposito: ITALIA, Piemonte, TO, Moncalieri
bibliografiaCorrado, F.( 1990)p. 23; Guide brevi della Galleria Sabauda. Terzo settore. Collezioni dinastiche: da Carlo Emanuele III a Carlo Felice 1730 - 1831( 1991)p. 51; Natale, Vittorio( 2000-2001)p. 169
definizionedipinto
regionePiemonte
provinciaTorino
comuneTorino
indirizzovia XX Settembre, 86
ente schedatoreS67
ente competenteS67
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Omodeo, Christian; ; Funzionario responsabile: Referente scientifico: Gabrielli, EdithLanzoni, Alessandra; Aggiornamento-revisione: Cermignani, Davide (2013), S67, Funzionario responsabile: Gabrielli, Edith, Referente scientifico: Lanz
anno creazione2012
anno modifica2013
latitudine45.071707
longitudine7.678011

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