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Opera d'arte allegoria della Fortuna di Leombruno Lorenzo (1477/ 1537), a Milano

L'opera d'arte allegoria della Fortuna di Leombruno Lorenzo (1477/ 1537), - codice 03 00211211 di Leombruno Lorenzo (1477/ 1537), si trova nel comune di Milano, capoluogo dell'omonima provincia sita in palazzo, statale, Pinacoteca di Brera, Palazzo di Brera, via Brera, 28, Pinacoteca di Brera, deposito
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bene culturaledipinto
titoloallegoria della Fortuna
soggettoallegoria della Fortuna
tipo schedaOA_3.00
codice univoco03 00211211
localizzazioneItalia, Lombardia, MI, Milanovia Brera, 28
contenitorepalazzo, statale, Pinacoteca di Brera, Palazzo di Brera, via Brera, 28, Pinacoteca di Brera, deposito
datazionesec. XVI ; 1524 (ca.) - 1525 (ca.) [analisi stilistica; bibliografia]
autoreLeombruno Lorenzo (1477/ 1537),
materia tecnicatavola/ pittura a olio
misurealt. 76, largh. 100,
condizione giuridicaproprietà Stato, Pinacoteca di Brera
dati analiticidipintoAllegorie-simboli: Tiranno; Sospetto; Ignoranza; Calunnia; Innocenza; Frode; Odio; Invidia; Penitenza; VeritàTempo; Fortuna.
notizie storico-criticheIl soggetto del dipinto è tratto dalla descrizione del perduto dipinto di Apelle che raffigurava una complessa allegoria della Calunnia, tramandata da Luciano nel "Calumniae non temere credendum". Il testo, già noto nel Medioevo, acquistò un'enorme popolarita nel XV secolo grazie alla parafrasi che Leon Battista Alberti ne offrì, rispettivamente nelle versioni in latino e in volgare del suo De Pictura, dove l'ekphrasis di Luciano viene indicata come l'esempio sommo da imitare. L'indicazione albertiana fu seguita da diversi artisti, e molte sone le versioni della Calunnia conservate: da quelle più note del Botticelli (Firenze, Uffizi) e del Mantegna (disegno conservata a Londra, British Museum), a quelle di Giovan Battista Moroni (Nimes, Muséèe des Beaux Arts) e del Garofalo (Londra, Vendita Sotheby's vendita 9 dicembre 1992 lotto 41 proveniente dal Castello Estense di Ferrara e pendant del 2Trionfo di Bacco" dello stesso Garofalo, oggi a Dresda, Gemaeldegalerie), del Franciabigio (Firenze, galleria Palatina) e di raffaellino del Colle ( affreschi della Villa Imperiale presso Pesaro). Tra le varie opere ispirate alla "Calunnia" di Luciano, quella di Leonbruno si presenta come la più complessa ed elaborata, forse perchè sentita dall'artista come una specie di riscatto personale dopo la perdita della sua posizione presso la corte dei Gonzaga. In effetti è l'unica delle "Calunnia" dove il nome dell'autore viene posta in relazione diretta con il soffetto e, per questa ragione, si può ipotizzare che il quadro venisse dipinto dall'artista per se stesso, e forse con i suggerimenti del dotto amico Equicola, al quale probabilmente è da ascrivere la scelta delle lunghe scritte in latino. In primo piano a sinistra, e non a destra come nella descrizione di Luciano, si trova seduto su di un trono il Tiranno, contraddistinto dalle lunghe orecchie d'asino. Ai suoi finachi si trovano il Sospetto, armato di una lunga spada, e la grassa figura dell'Ignoranza. Il gruppo centrale è composto dalla personificazione della Calunnia, raffigurata nell'atto di trascinare un bambino, che rappresenta l'Innocenza e dalle figure della Frode, dell'Odio e dell'Invidia, mentre chiudono la composizione a destra la Penitenza, raffigurata a capo chino, e la Verità. Sulla scala dietro il trono del Tiranno, sono rappresentati diversi vizi (la Simulatio con la maschera in mano, che raffigura l'inganno o la Infedeltà, l'Ingratitudine, raffigurata cieca; la Lussuria, raffigurata da un uomo e una donna in atteggiamento lascivo), ma anche la Speranza con l'ancora in mano a significare che non tutto è irrimediabile e la Servitus che sale le scale portando sulle spalle un giogo, e in cima ai gradini la personificazione del Tempo, raffigurato secondo la consueta iconografia di Veccio Alato. A sinistra del tempo è un satirello, tradizionale personificazione della Dissolutezza, che urina sull'albero di alloro: albero che rappresenta la virtù della Castità, alludendo in tal modo al mito di Apollo e Dafne. Domina la scena la Fortuna, raffigurata in alto al centro, mentre distribuisce, seguendo i propri capricci, la buona e la cattiva sorte. Per quanto riguarda la datazione si sottolinea che Gamba (1906) propose di vedere nel dipinto un'allusione alle spiacevoli vicende professionali di Leonbruno dopo l'arrivo a Mantova di Giulio Romano, quando egli venne rapidamente emarginato dalla sfera delle committenze di corte; una datazione leggermente anteriore è stata proposta da L. Ventura (Pinacoteca Brera 1991, pp. 461 - 463), che ha proposto la data 1522 - 1523. A. De Marchi ( "Dosso versus Leonbruno" in "Dosso's fate" 1998, p. 152 - 175), riproponendo la data del Gamba, interpreta la scritta lungo il bordo inferiore in relazione all'arrivo di giulio Romano a Mantova.
altra localizzazioneluogo di collocazione successiva: Lombardia, MI, Milano
bibliografiaPinacoteca Brera( 1990)pp. 460 - 463, n. 233; Uomo Rinascimento( 2006)pp. 354 - 355, n. 138
definizionedipinto
regioneLombardia
provinciaMilano
comuneMilano
indirizzovia Brera, 28
ente schedatoreS27
ente competenteS27
autori della catalogazioneCompilatore scheda: ARTPAST/ Cresseri M.; Funzionario responsabile: Maderna V.; Trascrizione per informatizzazione: Cresseri M. (2006); Aggiornamento-revisione: ARTPAST/ Cresseri M. (2006), Referente scientifico: NR (recupero pregresso);
anno creazione2006
anno modifica2006
latitudine45.468396
longitudine9.173009

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