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Opera d'arte Sant'Ambrogio in cattedra tra San Gervasio, San Satiro, Santa Marcellina e San Protasio di Ambrogio da Fossano detto Bergognone (1451-1456/ 1525), a Certosa di Pavia

L'opera d'arte Sant'Ambrogio in cattedra tra San Gervasio, San Satiro, Santa Marcellina e San Protasio di Ambrogio da Fossano detto Bergognone (1451-1456/ 1525), - codice 03 00702304 di Ambrogio da Fossano detto Bergognone (1451-1456/ 1525), si trova nel comune di Certosa di Pavia nella provincia di Pavia sita in chiesa, Chiesa della Certosa delle Grazie, Certosa di Pavia, viale Monumento, 4, sesta cappella a sinistra
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bene culturalepala d'altare, opera isolata
soggettoSant'Ambrogio in cattedra tra San Gervasio, San Satiro, Santa Marcellina e San Protasio
tipo schedaOA_3.00
codice univoco03 00702304
localizzazioneITALIA, Lombardia, PV, Certosa di Paviaviale Monumento, 4
contenitorechiesa, Chiesa della Certosa delle Grazie, Certosa di Pavia, viale Monumento, 4, sesta cappella a sinistra
datazionesec. XV ; 1490 - 1492 [bibliografia]
autoreAmbrogio da Fossano detto Bergognone (1451-1456/ 1525),
materia tecnicatavola/ pittura a olio
misurecm, alt. 247, largh. 152,
condizione giuridicaproprietà Stato, Demanio
dati analiticiNR (recupero pregresso)Personaggi: Sant'Ambrogio; San Gervasio; San Satiro; Santa Marcellina; San Protasio. Attributi: (SAN SATIRO) ostensorio; (SANTA MARCELLINA) giglio.
notizie storico-criticheL'ancona venne realizzata dal Bergognone nel 1490 (prima fra le tre pale apprestate dall'artista in quell'anno per la Certosa), come attestato sia dall'iscrizione posta sul primo gradino del trono di Sant'Ambrogio (Ambrosius ... pinxit 1490) sia dal Manoscritto Braidense con le "memorie della Certosa di Pavia" ("L'anno 1490. M.ro Ambrosio Fossano fece l'ancona di S.to Ambrosio, SS. Gervasio, et Protasio, Satiro e Marcellina. Pretio scudi n. 120 L. 480"). Essa era in origine completata da una predella con storie di Sant'Ambrogio, oggi divisa tra la Galleria Sabauda a Torino e l'Accademia Carrara di Bergamo. L'opera rappresenta una sacra conversazione, con al centro uno ieratico Sant'Ambrogio in abiti vescovili, assiso su un trono ligneo dorato. Il trono ha fasce laterali decorate da candelabre amadeiane e terminanti in mensole con foglie d'acanto, che sostengono l'architrave ornata da grifi e girari e tre medaglioni raffiguranti l'Annunciata, l'angelo annunciante e l'Eterno. Immediatamente ai lati del trono si trovano i due fratelli del Santo. A sinistra il maggiore, Satiro, che rinunciò alla carriera diplomatica per vivere a Milano con Ambrogio. Vestito di una raffinata tunica blu-grigia foderata di pelliccia, tiene in mano l'ostensorio che ricorda la protezione da lui ricevuta da una particola benedetta quando si trovò in difficoltà in occasione di un naufragio durante il ritorno in nave dall'Africa. A destra sta invece Marcellina, rappresentata in abito monacale col capo chino e in mano il giglio della purezza. In primo piano si stagliano altri due personaggi, i Santi Gervasio e Protasio, le cui spoglie vennero rinvenute da Sant'Ambrogio nel 386 in zona di Porta Vercellina a Milano e sepolte sotto l'altare della basilica di Sant'Ambrogio. Essi sono raffigurati come due giovani vestiti alla moda quattrocentesca, con gli speroni, la spada e la palma del martirio. L'uno porta una casacca di velluto verde scuro, con collana d'oro e calze rosse, l'altro una casacca rosso vivo e calze marroni. Mentre il primo santo guarda dritto avanti a sè mostrandosi di profilo, il secondo (Protasio) getta il suo guardo in tralice verso lo spettatore, rompendo lo spazio chiuso della scena. Le due figure sembrano quasi emulare la vetrata di medesimo soggetto apprestata per la sesta cappella di destra da Jacopino de Mottis (che in quegli anni collaborava col Bergognone nell'impresa decorativa delle cappelle). Il pavimento su cui i due martiri poggiano i piedi riproduce la pavimentazione originaria della chiesa. Notevole è infine il particolare delle finestre che si aprono sul fondo a illuminare dal retro la scena, con un effetto luministico che sembra ricordare i dipinti fiamminghi. ||Nel corso di un restauro eseguito recentemente si è recuperato il formato originario della tavola, centinata con il legno rettangolare a vista (è la stessa situazione che si ritrova nella pala con la Madonna in trono tra Santa Caterina da Siena e Santa Caterina d'Alessandria, dipinta nel 1490 dal Bergognone per la quinta cappella a sinistra e oggi conservata alla National Gallery di Londra). Ciò è stato reso possibile grazie all'eliminazione della parte superiore dipinta in modo grossolano nel XVII secolo per coprire gli angoli, continuando le finestre e aggiungendo tre pinnacoli sopra l'architrave del trono. L'aggiunta era stata eseguita in occasione della rimozione della pala dalla cornice lignea originaria intagliata e dorata e del suo inserimento nella nuova struttura plastica marmorea dell'altare, ricostruito ai tempi del priore Matteo Valerio (1634-1637), in cui la nuova cornice rettangolare in marmo lasciava scoperta la parte lignea superiore dell'ancona. La pulitura eseguita durante il restauro ha inoltre rimesso in luce i colori morbidi e intensi e i particolari delle vesti, dei capelli delle figure, dei fregi del trono, delle frange del tappeto, nonchè le parti laterali dell'ambiente che rivelano un primo timido tentativo di creare uno spazio prospettico in cui inserire i personaggi con ordine razionale. Tale tendenza si ritrova con maggiore maturità e consapevolezza nelle pale delle due Sante Caterine di Londra e della Crocifissione (tuttora presso l'altare della quarta cappella di destra), in cui lo schema compositivo è più "moderno" e rivela l'acquisizione della spazialità bramantesca da parte del Bergognone.
definizionepala d'altare
regioneLombardia
provinciaPavia
comuneCertosa di Pavia
indirizzoviale Monumento, 4
altri codicisito
ente schedatoreS27
ente competenteS27
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Curti, Elisa; Funzionario responsabile: Lodi, Letizia
anno creazione2011
latitudine45.256213
longitudine9.146125

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