notizie storico-critiche | La scena sintetizza gli episodi della natività di Cristo e dell'annuncio ai pastori, recuperando probabilmente uno schema più arcaico (Medea, 1962, p. 307). Come detto da Medea (Medea, 1962, p. 307), ripresa recentemente da Villani (Villani, 2000, p. 82), la Madonna giacente combina due diverse tipologie: quella della puerpera umana sofferente e quella sedente con mano tesa, non sofferente, comune in Occidente; probabilmente l'episodio di Oppido costituirebbe un adattamento mal riuscito del secondo tipo (Medea, 1962, p. 307). Mi preme sottolineare come solitamente nella scena della natività viene anche dipinto S. Giuseppe, che volge le spalle alla Vergine, qui assente. Medea ritiene che il santo, insieme ai Magi, poteva essere stato rappresentato dall'altro lato, dove l'arco interrompe l'affresco (Medea, 1962, p. 306). D'altra parte, un'eventuale assenza di S. Giuseppe non deve meravigliare, essendo quest'iconografica attestata, per esempio, nella cripta di S. Biagio a S. Vito dei Normanni, del 1196 (Semeraro Herrmann, 1982, p. 39) e nella chiesa di S. Maria della Lizza ad Alezio, in provincia di Lecce (secc. XIII-XIV: Falla Castelfranchi, 1991, fig. 200). Inoltre, la scena dell'annuncio ai pastori, scisso in due registri (un angelo musico è posto vicino alla mangiatoia, le balie e un pastore ai piedi della Vergine), riprende modelli dell'XI e XII secolo, attestati in Oriente, in particolare in Siria e Cappadocia, che vengono tramandati nelle province e, quindi anche in Italia meridionale, ancora nel XIV e XV secolo (Medea, 1962, p. 307). Invece, Giganti ritiene che, oltre alla Natività; sia stata rappresentata la Dormitio della Vergine ; il pittore avrebbe fissato la sua attenzione sull'arrivo tardivo di S. Tommaso, rappresentato come un pastore (Giganti, 2000, pp. 52-53). Per lo studioso, proprio a questo santo la Vergine tenderebbe una fascia (Giganti, 2000, p. 54). A mio modesto avviso, non credo sia stata rappresentata la Dormitio di Maria, scena che ha una sua iconografia precisa, richiamata anche dallo stesso Giganti (Giganti, 2000, p. 53), di cui troviamo esempi nel museo della chiesa di S. Maria di Cerrate a Squinzano (Falla Castelfranchi, 1991, fig. 193) e nella chiesa della Martorana a Palermo. Ad Oppido, invece, eccezion fatta per l'arrivo dei pastori, la scena riprende l'iconografia consueta della Natività che vede la Vergine distesa, con in basso le balie che lavano il Bimbo e, in alto, questi, nella mangiatoia, tra il bue e l'asinello (per citare un esempio meno noto si guardi la Natività dipinta sul Messale di Salerno; per una foto cfr. Bologna, 1969, fig. 58). Dai Vangeli Apocrifi apprendiamo anche i nomi delle due levatrici e, cioè, Zelomi e Salomé: la seconda di queste, dapprima incredula della verginità di Maria, essendo punita per questo, fu miracolata dal Bimbo, ed ebbe modo di convertirsi (Vangeli Apocrifi, 2006, pp. 38-41). Infine, mi sembra interessante riprendere quanto sottolineato da Giganti sulla presenza del bue e dell'asinello, considerati da alcuni Padri della Chiesa rappresentazioni simboliche del giudaismo e del paganesimo (Giganti, 2000, p. 52). |