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Opera d'arte Mosè salvato dalle acque a Chieri

L'opera d'arte Mosè salvato dalle acque - codice 01 00017813 si trova nel comune di Chieri nella provincia di Torino
immagine - immagine non disponibile -
bene culturaledipinto, opera isolata
soggettoMosè salvato dalle acque
tipo schedaOA_3.00
codice univoco01 00017813
localizzazioneItalia, Piemonte, TO, Chieri
datazionesec. XVIII ultimo quarto; 1775 (post) - 1799 (ante) [analisi stilistica]
ambito culturaleambito veneto(analisi stilistica)
materia tecnicatela/ pittura a olio
misurealt. 132, largh. 98,
condizione giuridicaproprietà Ente pubblico territoriale
dati analiticiIn basso a sinistra, una figura femminile inginocchiata presso la riva di un corso d'acqua, depone all'interno di un canestro rivestito da un lenzuolo, un bambino nudo, appena nato. La donna indossa una tunica senza maniche bianca e azzura ed un mantello, appoggiato sulla spalla sinistra, di colore rosa-violaceo. Rivolge lo sguardo verso l'alto, a destra, ove sono dipinte tre donne stanti. Quella in primo piano, la figlia del faraone, indossa una camicia bianca, con le mani rimboccate sino ai gomiti, al di sopra del quale è posta una veste blu, fermata in vita da un nastro. Intorno al busto e alla gonna è avvolto un manto giallo ocra profilato da perle che ornano anche il capo della donna, parzialmente coperto da un velo. E'scalza e con la mano destra indica la cesta. Dietro di lei altre due figure femminili. La prima, con i capelli raccolti, chinata verso il bambino, indossa una veste senza maniche e con ampio scollo di colore blu; della secondoa si vede solo il capo, rivolto verso la principessa, con i capelli raccolti. Sullo sfondo, a destra, sopra una collina boscosa, si intravede un tempio. [continua nel campo Osservazioni].Soggetti sacri. Personaggi: Mosè; figlia del Faraone. Figure: giovani donne. Abbigliamento. Paesaggi: prato; monti; tempio; villaggio; cielo; nubi.
notizie storico-criticheIl dipinto in esame ha subito, unitamente ad altre opere dell'Istituto, un restauro non pertinente, a cura di Enzo Mastromatteo di Torino, a seguito del quale si diede corso ad una denuncia negli anni 1963-1964, come risulta dal carteggio conservato presso la Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici del Piemonte. Il dipinto è da ritenersi realizzato nell'ultimo quarto del Settecento da un pittore veneto, forse allievo dell'Accademia di Venezia per quell'accentuazione quasi classica delle figure che prelude al Neoclassicismo. Il paesaggio sullo sfondo, con piramidi e piccole figure, di buona fattura, è tipicamente veneto; il soggetto è molto diffuso. La composizione appare ben orchestrata nel gruppo delle tre figure femminili stanti che, con le posizioni e i gesti conducono l'osservatore verso l'ancella dipinta sul lato sinistro. Tali personaggi non mancano di manifestari echi della cultura accademica elaborata, in quegli stessi anni, in ambito centro italiano, e, in particolare, a Roma. I volti sono parzialmente alterati a causa del restauro subito, soprattutto quello dell'ancella a destra della figlia del Faraone. La scritta che si intravede appena nell'angolo destro in basso non è stata identificata. L'opera è stata esposta in mostra a Chieri nel 1999; in occasione dell'evento venne eseguito un ulteriore intervento di restauro, curato da Enzo Giovine e Lucio de Vero, con finanziamento del Rotary Club di Chieri, sotto la direzione di Claudio Bertolotto della Soprintendenza al Patrimonio Artistico e Storico del Piemonte, che ha permesso di riportare alla luce la firma, in basso a destra, del pittore Giovan Francesco Sacchetti (?-Torino, 1681). Pur non essendo state reperite ulteriori informazioni archivistiche, la tela è stata datata intorno al 1665-1679 sulla base del confronto con le poche opere note del pittore conservate in Torino, Andezeno e Chieri. Da un punto di vista iconografico l'opera riprende precisamente il passo biblico narrato nell'Esodo (2, 1-10), relativi all'abbandono di Mosè in una cesta, spalmata di bitume e di pece, posta nella giungacia sulla riva di un fiume, a seguito dell'ordine del faraone di uccidere tutti i primogeniti di stirpe ebraica. In particolare, la scena in esame, fa riferimento ai versetti 5 e 6 ove si narra del ritrovamento della cesta da parte della figlia del faraone che impose al neonato il nome Mosé poiché lo aveva tratto dalle acque, cfr. A. Cottino, scheda n. 11, in A. Cottino (a cura di), Aspetti della pittura del Seicento a Chieri. Scoperte e restauri, catalogo della mostra (Chieri, Palazzo Opesso-chiesa di S. Guglielmo, 11 settembre-24 ottobre 1999), Beinasco, 1999, pp. 119-121.
bibliografiaCottino A.( 1999)pp. 119-121, n. 11
definizionedipinto
regionePiemonte
provinciaTorino
comuneChieri
ente schedatoreR01
ente competenteS67
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Guala P.; Funzionario responsabile: di Macco M.; Trascrizione per informatizzazione: ARTPAST/ Facchin L. (2006); Aggiornamento-revisione: ARTPAST/ Facchin L. (2006), Referente scientifico: NR (recupero pregresso);
anno creazione1979
anno modifica2006

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