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Opera d'arte a Vercelli

L'opera d'arte recipiente, frammento - codice 01 00023708 si trova nel comune di Vercelli, capoluogo dell'omonima provincia sita in palazzo, Casa Alciati, via Verdi, 30, Museo Camillo Leone, Magazzino.
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bene culturalerecipiente, frammento
tipo schedaOA_3.00
codice univoco01 00023708
localizzazioneItalia, Piemonte, VC, Vercellivia Verdi, 30
contenitorepalazzo, Casa Alciati, via Verdi, 30, Museo Camillo Leone, Magazzino.
datazionesec. XVI ; 1500 - 1599 [analisi stilistica]
ambito culturalebottega padana(analisi stilistica)
materia tecnicaceramica/ invetriatura/ graffito/ ingobbio/ pittura
condizione giuridicaproprietà mista pubblica/privata, Fondazione Istituto di Belle Arti e Museo Leone
dati analiticiIl primo frammenti è pertinente ad un piatto a fondo piano e tesa leggermente inclinata, con orlo ingrossato; il secondo a bacino molto espanso, con piede a disco fortemente concavo. Gli impasti sono omogenei, colore arancio vivo, con rari inclusi ferrosi e quarzosi e tracce di mica, ben visibile sulla parete esterna, sempre priva di coperta. L'interno è rivestito di ingobbio bianco ed una vetrina giallo pèallido, lisci e lucenti nel primo pezzo, opaco e caduta nel secondo. La decorazione, nel caso del piatto, comprende nel cavetto solo la parte posteriore di un animale (forse una lepre o un crebiatto) graffito a punta, mentre per quanto rigurda la tesa, reca un disegno sinuoso graffito a punta e a stecca. Il bacino è decorato con foglie ovali disposte in croce ed enteresecate da altre foglie ed esse perpendicolari. Molto evidenti le nervature, realizzate a punta, mentre lo sfondo è steccato. Entrambi i pezzi sono vivacizzati dalla bicrommia giallo-verde, cui si aggiunge il marrone di fondo.NR (recupero pregresso)
notizie storico-criticheStabile angolo N-E di piazza Cavour, cantina, N. 27: unità 25, fase VI; N. 28: unità 71, fase VI. I frammenti sono stati rinvenuti nel corso dello scavo condotta dall'Istituto di Archeologia dell'Università di Torino e diretto dalla Dott.ssa Negro Ponzi Mancini, sul sito della cantina dello stabile al n. 10 di Piazza Cavour di Vercelli. La giacitura, in uno strato di riempimento assai tardo, contenente materiali compresi fra la fine del XV e il XIX secolo, malgrado una netta preponderanza di reperti cinquecenteschi, non autorizza un'attribuzione cronologica precisa. Estremamente ampio il discorso relativo alla ceramica graffita a ramina e ferraccia, essendo note le produzioni emiliano-romagnole (V. FERRARI, La graffita ferrarese, Ferrara 1960) e veneta (G. B. SIVIERO, catalogo dellamostra della ceramica graffita veneta, del XIV - XV - XVI secolo, Rovigo 1965). Per quanto riguarda il Piemonte, la data dell'introduzione della tecnica è tuttora assai problematica e dubitiamo che, allo stato attuale degli studi, si possa risalire altre il XV secolo. In particolar modo, la graffita a stecca non è stata rinvenuta nel corso degli scavi della torre Civica di Pavia (S. NEPOTI, Le ceramiche post-medievali rinvenute negli scavi della Torre Civica di Pavia, in "Archeologia medievale", Firenze 1978, pp. pp. 171-218). Dal canto nostro, crediamo di non poter individuare nei reperti di Vercelli la vera e propria "graffita a stecca" di tipo padano così definita dal Mannoni (T. MANNONI, La ceramica medievale a Genova e nella Liguria, Genova-Bordighera 1975, pp. 96-98) e da questi attribuita al Cinquecento per associazione con la maiolica ligure. La nostra graffita a stecca sembra avvicinarsi maggiormente al gusto delle graffite "a fondo ribassato", così frequenti, ad esempio, nel Veneto e in Lombardia (A. MOSCHETTI, Della ceramica graffita padovana, in "Padova ", IV, 1931, p. 135; C. BARONI, Ceramiche italiane minori del Castello Sforzesco, Milano 1934). D'altro canto, pur nell'assoluta omogeneità di forme con la graffita a punta, è forse possibile ipotizzare una differenziazione cronologica di qualche decennio più tardi rispetto a queste ultime, considerando le decorazioni, indubbiamente più elaborate. Per quanto riguarda i frammenti in esame, è interessante notare quella che sembra l'introduzione di una nuova forma, il pèiatto, laddove la tecnica del graffito a punta vede la predominanza delle scodelle e dei bacini. Il frammento di bacino trova un preciso confronto in un esemplare già conservato al Museo Leone di Vercelli (V. Viale, scheda man. inv. n. 22) dalla caratteristica decorazione a foglie ovali disposte in croce (Torino, Istituto di Archeologia, L. VASCHETTI, Problemi di stratigrafia urbana: un saggio nel centro storico di Vercelli, pp. 211-218).
altra localizzazioneluogo di provenienza: Piemonte, VC, Vercelli
bibliografiaMoschetti A.( 1931)p. 135; Baroni C.( 1934); Ferrari V.( 1960); Siviero G. B.( 1965); Mannoni T.( 1975)pp. 96-98; Nepoti S.( 1978)pp. 171-218
definizionerecipiente
regionePiemonte
provinciaVercelli
comuneVercelli
indirizzovia Verdi, 30
ente schedatoreS67
ente competenteS67
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Vaschetti L.; Funzionario responsabile: Astrua P.; Trascrizione per informatizzazione: ARTPAST/ Bovenzi G. L. (2007); Aggiornamento-revisione: ARTPAST/ Bovenzi G. L. (2007), Referente scientifico: NR (recupero pregresso);
anno creazione1980
anno modifica2007
latitudine45.326892
longitudine8.422343

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