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Opera d'arte Gentiluomo con pelliccia di Licinio Bernardino (1485/ 1550 ca.), a Torino

L'opera d'arte Gentiluomo con pelliccia di Licinio Bernardino (1485/ 1550 ca.), - codice 01 00350748 di Licinio Bernardino (1485/ 1550 ca.), si trova nel comune di Torino, capoluogo dell'omonima provincia sita in palazzo, Manica Nuova, Palazzo Reale, via XX Settembre, 86, Galleria Sabauda
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bene culturaledipinto, opera isolata
titoloGentiluomo con pelliccia
soggettoritratto d'uomo
tipo schedaOA_3.00
codice univoco01 00350748
localizzazioneITALIA, Piemonte, TO, Torinovia XX Settembre, 86
contenitorepalazzo, Manica Nuova, Palazzo Reale, via XX Settembre, 86, Galleria Sabauda
datazionesec. XVI prima metà; 1510 (ca) - 1525/ 1530 (ante) [analisi stilistica]
autoreLicinio Bernardino (1485/ 1550 ca.),
materia tecnicatela/ pittura a olio
misurecm, alt. 52, largh. 51,5,
condizione giuridicaproprietà Stato, Ministero per i Beni e le Attività Culturali
dati analiticisenza corniceRitratto di giovane ignoto. Moda: robone bordato di pelliccia; libro.
notizie storico-criticheIl dipinto appartiene probabilmente al nucleo storico delle collezioni sabaude (cfr. Gabrielli, 1971) sebbene sussista il dubbio, non motivato però al momento da alcun riscontro documentario, che sia stato invece acquisito insieme alle opere componenti la collezione Gualino nel 1930 (Garavelli, 2006). Fu attribuito a Bernardino Licinio da Carlo Giulio Argan nel 1934 e declassato a sua copia antica da Noemi Gabrielli (1971). Lo stato precario di conservazione in cui versava la pellicola pittorica non rendeva piano il giudizio in merito all’autografia nemmeno ai tempi di Argan, che infatti lamentava la presenza di grossolani ritocchi e di macchie biancastre dovute all’ossidazione delle vernici protettive, ma si pronunciava a favore di un’opera “certa” del maestro di origine bergamasca. Il confronto tra lo stato attuale del dipinto e la fotografia in bianco e nero pubblicata in quell’occasione rende noto che un restauro recente ha rimosso le ridipinture soprammesse alle pellicola pittorica originale, riportando in vista tinte particolarmente squillanti nell’incarnato del volto, la punta del dito mignolo della mano che regge il libro, rimodellato il contorno della capigliatura un tempo più vaporosa e la maculatura della pelliccia, nonché rimosso i decori del bordo superiore della veste del personaggio. Tuttavia si nota che la tavola ha molto sofferto e si presenta notevolmente impoverita. Pare pertanto tutt’ora difficile pronunciarsi inequivocabilmente in merito all’autografia e, implicitamente, si motiva la sua costante esclusione dai principali contributi riguardanti l’artista. Meno insidiosi sono invece i dettagli relativi al costume. Il libro di piccolo formato, trattenuto dal personaggio tra pollice e indice, ricorda infatti i prodotti fuoriusciti nei primi anni del XVI secolo dalla stamperia manuziana, meritevole di aver reso accessibili a un pubblico sempre più ampio le edizioni dei classici greci, latini e dell’umanesimo moderno sotto forma di “libelli portatiles in forma enchiridii”, stampati cioè “in forma minima” affinchè – secondo i propositi dello stesso Aldo Manuzio – potessero più comodamente essere tenuti in mano, appresi e letti da tutti (Macola, 2007, p. 93; A. Manuzio, prefazione alle Satire di Persio e Giovenale). Il giovane gentiluomo sembrerebbe essere stato raffigurato con un petrarchino, divenuto accessorio imprescindibile della moda - soprattutto giovanile - delle prime decadi del Cinquecento, specialmente a seguito del revival petrarchesco apportato da Pietro Bembo e in concomitanza con l’attenzione crescente per le buone maniere fiorita con il Cortegiano di Baldassarre Castiglione. La restituzione della legatura rossa impreziosita dagli inserti aurei avviene a scapito del titolo del volumetto, che viene rappresentato da tergo e, non diversamente dagli ampi risvolti impellicciati del robone scuro, si direbbe ostentato quale vezzo dell’abbigliamento piuttosto che suggerire elementi biografici utili al riconoscimento dell’effigiato o a circoscrive i suoi personali interessi letterari. La fortuna di tale tipologia ritrattistica è attestata da molti altri dipinti veneziani dell’epoca che presentano il medesimo “taglio palmesco” (Argan, 1934) della composizione, primo fra tutti il Ritratto di Gentiluomo in cappa d’ermellino di Berlino (cfr. Rylands 1988, pp. 245, cat. 82) o il Gentiluomo in pelliccia di Marco Basaiti di ubicazione ignota, che contribuiscono a datare il Ritratto torinese al periodo giovanile di Bernardino Licinio (Argan, 1934) o comunque a legarlo a un ambito in cui ancora pulsava la cultura giorgionesca.
altra localizzazioneluogo di deposito: ITALIA, Piemonte, TO, Torino; luogo di deposito: ITALIA, Piemonte, TO, Moncalieri
altre attribuzioniLicinio Bernardino (copia antica da)
bibliografiaArgan, Carlo Giulio( 1934); Gabrielli, Noemi( 1971)p. 155, n. i 687; Rylands, Philip( 1988)pp. 245, n. 82; Macola, Novella( 2007)p. 93
definizionedipinto
regionePiemonte
provinciaTorino
comuneTorino
indirizzovia XX Settembre, 86
ente schedatoreS67
ente competenteS67
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Accornero, Chiara; ; Funzionario responsabile: Referente scientifico: Gabrielli, EdithMoratti, Valeria
anno creazione2012
latitudine45.073139
longitudine7.684548

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