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Opera d'arte Beata Michelina da Pesaro di Fiori Federico detto Federico Barocci (1535/ 1612), a Torino

L'opera d'arte Beata Michelina da Pesaro di Fiori Federico detto Federico Barocci (1535/ 1612), - codice 01 00350949 di Fiori Federico detto Federico Barocci (1535/ 1612), si trova nel comune di Torino, capoluogo dell'omonima provincia sita in palazzo, Palazzo Reale, Manica Nuova, via XX Settembre, 86, Galleria Sabauda
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bene culturaledipinto, opera isolata
titoloBeata Michelina da Pesaro
soggettofigura femminile
tipo schedaOA_3.00
codice univoco01 00350949
localizzazioneITALIA, Piemonte, TO, Torinovia XX Settembre, 86
contenitorepalazzo, Palazzo Reale, Manica Nuova, via XX Settembre, 86, Galleria Sabauda
datazionesec. XVII prima metà; 1610 (post) - 1646 (ante) [bibliografia; analisi stilistica]
autoreFiori Federico detto Federico Barocci (1535/ 1612),
materia tecnicatela/ pittura a olio
misurecm, alt. 64, largh. 69,
condizione giuridicaproprietà Stato, Ministero per i Beni e le Attività Culturali
dati analiticiDIPINTO su tela. CORNICE in legno intagliato e dorato, a cassetta, con fascia bombataSOGGETTI SACRI. PERSONAGGI: Beata Michelina da Pesaro. ABBIGLIAMENTO
notizie storico-criticheAlla metà del Settecento il quadro era nella Galleria del cardinale Silvio Valenti Gonzaga (1690-1756) nella sua dimora romana, villa Paolina presso Porta Pia. Lo attesta il dipinto di Giovanni Paolo Pannini che ritrae la Galleria (1749; Hartford, Wadsworth Athenaeum; cfr. il catalogo della mostra: Morselli - Vodret, a cura di, 'Ritratto di una collezione. Pannini e la galleria del cardinale Carlo Valenti Gonzaga' 2005, con bibliografia). Il cardinale mantovano era una importante figura di intellettuale e amante d'arte della Roma di papa Benedetto XIV. Nell'inventario e nel catalogo della collezione del cardinale redatti alla sua morte nel 1756 (e pubblicato da D. Sogliani nel catalogo della suddetta mostra, pp. 301-324), è ricordato al n. 191 un "Quadro di palmi 3 per altezza, e palmi 2 e mezzo per larghezza, rappresentante Testa di S. Michelina, in tela, di Federico Barocci" (M. Scolaro, in Morselli - Vodret, a cura di, 2005, pp. 171-172, n. 16, con bibliografia). Alla morte del cardinale Silvio, il patrimonio venne diviso tra i suoi nipoti. La tela con la Beata Michelina passò a Carlo Valenti Gonzaga, la cui collezione venne venduta all'asta nel 1763 ad Amsterdam (si veda Olsen, 1951, n. 37, p. 95). Nel XIX secolo l'opera appartene va all'incisore, restauratore e mercante Angelo Boucheron che l'aveva acquistata dal generale Pino di Milano e la propose in vendita a Roberto d'Azeglio nel 1843 per la Regia Pinacoteca di Torino. La tela entrò così nella pinacoteca sabauda già attribuita a Federico Barocci, a cui ancora l'assegnava il Callery (1857 e 1859). Non menzionato nei cataloghi seguenti, il dipinto - posto nei depositi - è classificato come una "replica" da Barocci dalla Gabrielli (1971). La composizione, riferibile ad un seguace di Barocci, riprende il particolare della testa della Beata Michelina da Pesaro, rappresentata dal pittore urbinate nel dipinto inviato nel 1606 a San Francesco a Pesaro (oggi nella Pinacoteca Vaticana). La Beata Michelina fu una figura importante per la spiritualità marchigiana del XIV secolo: vissuta tra il 1300 ed il 1356, la nobildonna divenne terziaria francescana a seguito della perdita violenta del marito e del figlio; dedita alla cura dei poveri e degli indigenti, si recò in pellegrinaggio in Terrasanta, dove in estasi sul monte Calvario ebbe l'apparizione di Gesù Cristo crocifisso. Barocci rappresentò nel suo capolavoro pesarese questo momento cruciale della vita della Beata Michelina, enfatizzando l'aspetto trascendentale dell'evento e - nello stesso tempo - il coinvolgimento emotivo della terziaria in estasi. Fra i disegni preparatori elaborati da Barocci per il suo dipinto perlopiù conservati agli Uffizi, si ricorda lo studio del volto femminile in collezione privata milanese (Emiliani 1985, p. 369-371) e quello presso la Moravian Gallery in Brno. Il dipinto di Torino si pone nell'ambito di una serie di copie fatte da originali di Barocci, di poco successive, fra cui quella nella sacrestia della Cattedrale di Urbino. Dalle indagini radiografiche è emerso che la tela era già stata in precedenza utilizzata per la realizzazione di un ritratto femminile, che si individua al di sotto della superficie pittorica.
altra localizzazioneluogo di provenienza: ITALIA, Lazio, RM, Roma; luogo di provenienza: ITALIA, Lombardia, MI, Milano; luogo di provenienza: ITALIA, Piemonte, TO, Torino; luogo di deposito: ITALIA, Piemonte, TO, Torino
bibliografiaCallery, Jean Michel( 1854)p. 12, n. 168; Benna, Charles( 1857)p. 33, n. 168; Callery, J. M.( 1859)p. 165, n. 168; Gabrielli, Noemi( 1971)p. 62, n. i.595; Emiliani, Andrea( 1985)v. II-2, pp. 368-371; Morselli, Raffaela/ Vodret, Rossella (a cura di)( 2005)
definizionedipinto
regionePiemonte
provinciaTorino
comuneTorino
indirizzovia XX Settembre, 86
ente schedatoreS67
ente competenteS67
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Capretti, Elena; ; Funzionario responsabile: Referente scientifico: Gabrielli, EdithCaldera, Massimiliano
anno creazione2012
latitudine45.073139
longitudine7.684548

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