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Opera d'arte veduta della chiesa di Santa Maria della Carità a Venezia di Albotto Francesco (1721/ 1757), a Torino

L'opera d'arte veduta della chiesa di Santa Maria della Carità a Venezia di Albotto Francesco (1721/ 1757), - codice 01 00350772 di Albotto Francesco (1721/ 1757), si trova nel comune di Torino, capoluogo dell'omonima provincia sita in palazzo, Manica Nuova, Palazzo Reale, via XX settembre, 86, Galleria Sabauda
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bene culturaledipinto, opera isolata
soggettoveduta della chiesa di Santa Maria della Carità a Venezia
tipo schedaOA_3.00
codice univoco01 00350772
localizzazioneITALIA, Piemonte, TO, Torinovia XX settembre, 86
contenitorepalazzo, Manica Nuova, Palazzo Reale, via XX settembre, 86, Galleria Sabauda
datazionesec. XVIII secondo quarto; 1744 (post) - 1745 (ante) [bibliografia; analisi storica]
autoreAlbotto Francesco (1721/ 1757),
materia tecnicatela/ pittura a olio
misurecm, alt. 62, largh. 96,5,
condizione giuridicaproprietà Stato, Ministero per i Beni e le Attività Culturali
dati analiticiCornice dorata decorata a fogliamiVeduta: Venezia: Canal Grande; Chiesa di Santa Maria della Carità.
notizie storico-criticheFu acquistato insieme alla Veduta del Fondaco dei Turchi (inv. 473), analoga per formato e paternità, nel 1917-18 dalla Direzione di Antichità e Belle Arti del Ministero dell’Istruzione dalla famiglia Maioli (cfr. Inventario Gamba, 1917-18). Secondo quanto attesta Noemi Gabrielli (1971), entrambe provenivano dagli eredi del tutt’ora irrintracciato Senatore Maioli. Più recenti approfondimenti condotti internamente alla Galleria Sabauda segnalano soltanto l’esistenza di un tal Felice Majoli, deputato alessandrino di estrazione liberale, eletto tra le file dei rappresentanti del I Collegio di Alessandria durante la XV legislatura, intercorsa tra il 1882 e il 1886 (Villano, 2005). Il dipinto ritrae l’aspetto della chiesa veneziana della Carità intorno alla metà del Settecento, prima cioè che l’edificio entrasse a fare parte del complesso museale delle Gallerie dell’Accademia (Fogolari, 1924). Fu attribuito al vedutista veneziano Michele Marieschi da Giuseppe Delogu (1930), confermato nei successivi cataloghi del Museo (Pacchioni, 1932; Gabrielli, 1971), da Carlo Donzelli (1957) e invece omesso nelle due monografie di Ralph Toledano (1988; 1995) e categoricamente espulso dal catalogo del pittore da Dario Succi (1988; 1989), incline tutt’al più ad attribuirlo a un anonimo seguace. In anni più recenti le due tele torinesi sono state oggetto di alterne proposte attributive, ancora lontane dall’essere definitivamente risolte. La questione poggia infatti sul difficile discernimento tra le opere autografre del Marieschi e quelle invece frutto dell’attività pittorica del suo allievo e continuatore Francesco Albotto, per giunta documentato con certezza come individualità artistica autonoma soltanto da un dipinto passato in asta a New York e noto soltanto su base fotografica, che pertanto non ha potuto beneficiare dell’analisi diretta degli studiosi. Persino Manzelli, inizialmente propenso ad attribuirle all’Albotto (1985-1986; 1991), le ometteva nella seconda edizione riveduta e corretta del catalogo dedicato all’artista. La questione non ha certamente ancora raggiunto piena risoluzione, tuttavia a favore di tale paternità condurrebbero le caratteristiche macchiette allungate, le increspature delle onde fatte con virgolette e le dimensioni comuni delle due tele (Manzelli, 1991), considerate en pendant e datate dal Manzelli agli albori dell’attività indipendente del pittore tra la fine del 1744 e quello successivo. Tale datazione è sugerita dal dettaglio iconografico mostrato nella Veduta del Canal Grande da Campo della Carità ove sono rappresentate le macerie del campanile della Chiesa, crollato il 27 marzo di quell’anno. La Veduta pare inoltre debitrice dell’incisione che Antonio Visentini trasse da un dipinto di Canaletto, già di proprietà del console Smith e ora a Windsor Castle (Baetjer, Links, 1989, pp. 160, 162 n. 40; Succi-Dorigato, 1990, scheda 5), che rende conto dell’aspetto pregresso del campanile (Manzelli, 1991). Del tutto incongruo sembra invece il particolare della statua riportata sul pinnacolo destro della chiesa, che è ritratta da Canaletto in altre due Vedute del Campo della Carità, ma andata in rovina poco dopo e comunque già scomparsa attorno al 1732 (cfr. Constable, 1962, I, pp. 265, 266 nn. 194-194; Villano, 2005). Tuttavia sulla base delle impalcature rappresentate sulla facciata dell’edificio della Veduta n. 473, che testimoniano i restauri documentati tra il 1751 e il 1755, pare preferibile credere che i due dipinti non siano stati eseguiti nel medesimo arco temporale.
altra localizzazioneluogo di esposizione: ITALIA, Piemonte, TO, Torino; luogo di deposito: ITALIA, Piemonte, TO, Moncalieri
altre attribuzioniMarieschi Michele
bibliografiaFogolari, Gino( 1924)P. 87; Delogu, Giuseppe( 1930)p. 113; Pacchioni, Guglielmo( 1932)p. 19; Donzelli, Carlo( 1957)p. 15; Gabrielli, Noemi( 1959)p. 24; Constable, Wiliam George( 1962)I, pp. 265, 266 nn. 194-195; Gabrielli, Noemi( 1965)p. 26; Gabrielli, No
definizionedipinto
regionePiemonte
provinciaTorino
comuneTorino
indirizzovia XX settembre, 86
ente schedatoreS67
ente competenteS67
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Accornero, Chiara; ; Funzionario responsabile: Referente scientifico: Gabrielli, EdithMoratti, Valeria
anno creazione2012
latitudine45.073139
longitudine7.684548

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