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Opera d'arte tre Grazie a Vercelli

L'opera d'arte tre Grazie - codice 01 00033365 - 11 si trova nel comune di Vercelli, capoluogo dell'omonima provincia sita in palazzo, museo, Casa Alciati, via Verdi, 30, Museo Camillo Leone, Piano terreno/ Salone/ parete sud.
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bene culturaledecorazione pittorica, elemento d'insieme, fregio
soggettotre Grazie
tipo schedaOA_3.00
codice univoco01 00033365 - 11
localizzazioneItalia, Piemonte, VC, Vercellivia Verdi, 30
contenitorepalazzo, museo, Casa Alciati, via Verdi, 30, Museo Camillo Leone, Piano terreno/ Salone/ parete sud.
datazionesec. XVI prima metà; 1500 (post) - 1549 (ante) [bibliografia; analisi stilistica]
ambito culturaleambito vercellese(bibliografia; analisi stilistica)
materia tecnicaintonaco/ pittura a fresco/ pittura a tempera
condizione giuridicaproprietà mista pubblica/privata, Fondazione Istituto di Belle Arti e Museo Leone
dati analiticiLe tre figure femminili sono rappresentate stanti, l'una abbracciata all'altra. Portano i capelli raccolti ed acconciati. La prima, da sinistra, ha il petto nudo e la vita cinta da un telo e volge lo sguardo verso le compagne. La seconda, frontale, è abbigliata con una tunica con alto punto vita, la terza, di spalle, parzialmente coperta da un velo.Soggetti profani. Personaggi: Aglaia; Eufrosine; Talia. Abbigliamento. Vegetali.STEMMI, EMBLEMI, MARCHI: Classe di appartenenza: stemma, Qualificazione: gentilizio, Identificazione: Alciati, Posizione: camino/ cappa, Descrizione : fasciato d'azzurro e d'argento/ affiancato da due sirene/ sormontato da testa barbata e dal motto "Tout a la ventura", ; STEMMI, EMBLEMI, MARCHI: Classe di appartenenza: stemma, Qualificazione: gentilizio, Identificazione: Avogadro, Posizione: camino/ architrave, Descrizione : bandato di rosso e di giallo,
notizie storico-criticheGli affreschi di questa sala di rappresentanza di casa Alciati, costruzione risalente alla fine del XV secolo, costituiscono, insieme a quelli di altri otto ambienti, un episodio interessante e tuttora inedito nell'ambito delle manifestazioni rinascimentali in Piemonte. Il primo problema, quello della committenza, al quale è indubbiamente legata l'interpretazione e l'eventuale significato simbolico delle tante scene mitologiche, rimane a tutt'oggi insoluto, nonostante le ricerche archivistiche. Difficile nell'intrico di ramificazioni dell'albero genealogico della famiglia Alciati, nobili di Castelletto e Viancino, cittadini vercellesi, rintracciare il probabile committente di quest'opera al di fuori degli schemi correnti della pittura piemontese del primo '500. Se si esclude, per mancanza di dati certi, il famoso giureconsulto Andrea Alciato che il De Gregory (G. De Gregory, Storia della vercellese letteratura ed arti, Torino, 1820, vol. II, pp. 51-55) considera appartenente alle famiglia vercellese, l'unica personalità di spicco nominata dagli storici è quella di Nicolò Alciati "nobile vercellese avvocato e dottore del collegio di Vercelli: nel 1462 venne dal duca Ludovico di Savoia nominato suo scudiere, senatore e controllore generale. Si deve alla sua destrezza la pace seguita tra il duca di Savoia e Francesco Sforza di Milano" (cfr. C. Dionisotti, Notizie biografiche dei Vercellesi illustri, Biella, 1862, p. 44). Nessun documento si è però rinvenuto riguardo a tale personalità e comunque la data 1462 porta ad un periodo molto precedente alla datazione degli affreschi. Antonio Manno (cfr. A. Manno, Il Patriziato subalpino, Firenze 1895-1896, vol. II, pp. 28-29) nomina poi, nella prima metà del '500, un Girolamo "eletto consigliere e capitano di Vercelli in sostituzione del padre Alessandro" nel 1548. L'archivio Alciati è andato smembrato e in parte perduto nel corso dei secoli. Per la redazione di queste schede sono state controllate le pergamente Alciati del fondo Gorini alla Biblioteca Agnesiana di Vercelli; i documenti appartenenti alla famiglia dei conti Radicati di Brozolo, discendenti dall'ultima contessa Alciati, Cristina, morta nel 1875 (in particolare due ricognizioni al duca di Savoia del 1515 e del 1561); il testamento di Giovanni Antonio Alciati del 1650; una transazione tra i signori Alciati del 1674 (in essa vi è nominata la casa in questione come "casa piccola nobile con undici botteghe e loro stanze nella vicinanza di S. Michele"); l'atto di vendita, datato 1632, dell'edificio a Bernardino Martorelli. Fu in occasione di tale vendita che le strutture originarie dell'edificio furono notevolmente compromesse, come da relazione allegata all'atto di vendita, del capomastro C. G. Magnano sul deprecabile stato di conservazione e sui lavori che sarebbero stati necessari. In nessuno di questi documenti si parla di affreschi; facilmente, in quest'epoca, esi erano già stati coperti da scialbo. Da parecchi anni l'edificio, evidentemente suddiviso in alloggi e botteghe, era destinato alla locazione (cfr. alcuni contratti d'affitto in archivio Museo Leone dove sono conservati anche gli ultimi tre documenti sopracitati). Difficile, attualmente, risalire all'epoca e ai motivi dell'abbandono di questa costruzione come dimora signorile degli Alciati; il testamento succitato dimostra che nel 1650 la dimora abituale della famiglia non era già più questa. Il ciclo di affreschi di casa Alciati è difficilmente assimilabile ad altre opere piemontesi dell'inizio del XVI secolo se si eccettua una generica consonanza con la decorazione coeva di edifici saluzzesi. Ma se qui elementi di stile e rapporti tra famiglie indicano influenze lombardo-emiliane (cfr. N. Gabrielli, Arte nell'antico marchesato di Saluzzo, Torino, 1974) per gli affreschi vercellesi si può piuttosto pensare ad un artista di cultura romana. Va segnalata a Vercelli la presenza di altri episodi di decorazione prossima a questo tipo di cultura. Si tratta degli affreschi di palazzo Verga, datati alla prima metà del XVI secolo, e dei resti di fregio a grottesche del loggiato di palazzo Avogadro di Collobiano in via Monte di Pietà. Rimane, comunque, di difficile individuazione la personalità di questo autore che il Viale (V. Viale, Guida ai Musei di Vercelli, Vercelli, 1935, p. 21) già riscontrava decisamente influenzato dalla pittura romana e, in minor misura, da quella padovana. Oggi, recenti studi consentono di conoscere meglio la cultura del tardo Quattrocento romano, di cui l'artista di casa Alciati ha sicura e diretta esperienza, e quindi di puntualizzare meglio le fonti di questo ciclo di affreschi (cfr. i cataloghi della mostra Il 400 a Roma e nel Lazio, Roma, 1981-82). Compositivamente il ciclo si direbbe omogeneo, discendente da un'unica mente organizzativa, soprattutto per la sensibilità architettonica che sta alla base della decorazione di tutti gli ambienti. [continua nel campo Osservazioni]
bibliografiaDe Gregory G.( 1820)V. II, pp. 51-55; Dionisotti C.( 1862)p. 44; Franchi Verney della Valletta A.( 1873); Manno A.( 1896)V. II, pp. 28-29; Stroppa P. G.( 1912)V. II, p. 531; Borello L.( 1929); Viale V.( 1935)pp. 19-21; Brizio A. M.( 1935)pp. 163-164; Verz
definizionedecorazione pittorica
regionePiemonte
provinciaVercelli
comuneVercelli
indirizzovia Verdi, 30
ente schedatoreR01
ente competenteS67
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Rosso A. M.; Funzionario responsabile: Astrua P.; Trascrizione per informatizzazione: ARTPAST/ Facchin L. (2006); Aggiornamento-revisione: ARTPAST/ Facchin L. (2006), Referente scientifico: NR (recupero pregresso);
anno creazione1984
anno modifica2006
latitudine45.326892
longitudine8.422343

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