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Opera d'arte Ritratto di Giuseppe Antonio Visca a Chieri

L'opera d'arte Ritratto di Giuseppe Antonio Visca - codice 01 00017791 si trova nel comune di Chieri nella provincia di Torino
immagine - immagine non disponibile -
bene culturalebusto, opera isolata
soggettoRitratto di Giuseppe Antonio Visca
tipo schedaOA_3.00
codice univoco01 00017791
localizzazioneItalia, Piemonte, TO, Chieri
datazionesec. XIX primo quarto; 1800 (post) - 1824 (ante) [analisi stilistica; bibliografia]
ambito culturalebottega piemontese(analisi stilistica)
materia tecnicamarmo bianco di Carrara/ scultura/ trapanatura
misurealt. 90,
condizione giuridicaproprietà Ente pubblico territoriale
dati analiticiIl personaggio è rappresentato a mezzo busto, frontalmente. Porta i capelli a caschetto, immediatamente al di sopra delle spalle; fronte scoperta. Le pupille non sono rilevate; rughe in corrispondenza della bocca. Indossa una veste talare, con collo alto e fila di piccoli bottoni. Al di sopra della spalla sinistra è appoggiato un drappo, fittamente panneggiato, che circonda il busto e le braccia, appenna accennate. La scultura poggia su un basamento lapideo a colonnetta. Il busto è collocato un una nicchia dal profilo ovale con cornice in stucco terminante, in alto, con due volute. Al di sopra di essa è collocato lo stemma della famiglia, modellato in gesso. Al di sotto, è affissa la lapide dedicatoria in marmo con iscrizione.Soggetti profani. Ritratti. Personaggi: Giuseppe Antonio Visca. Abbigliamento religioso.
notizie storico-criticheL'abate Giuseppe Antonio Visca appartenenva alla benemerita famiglia dei Visca di Chieri, originaria, però, del luogo di Primeglio e deteneva in feudo Tonengo (cfr. Memorie storico-religiose e di Belle Arti del Duomo e delle altre chiese di Chieri, Torino, 1878, p.77. Fu un grande benefattore dell'Ospizio di Carità. Infatti, sia per l'ampliamento del fabbricato eseguito dall'architetto Galletti (cfr. Ordinati del Consiglio del R. Ospizio di Chieri 1761-1814, in Archivio della Casa di Riposo Giovanni XXIII, n° 401-6), sia per l'inizio della costruzione della chiesa interna all'istituto contribuì con copiose elargizioni (cfr. L. Giordano, La Casa dell'Elemosina ed il R. Ospizio di Carità, Chieri, 1921, p. 7. L'Abate Visca fu per molti anni Tesoriere dell'Ospizio; in data 1764, 15 gennaio, "lasciò l'incarico di Tesorierre e venne nominato ricevitore dei Conti e direttore delle fabbriche" (cfr. Ordinati del Consiglio...op. cit.). In data 28 maggio 1772 si legge negli stessi Ordinati del Consiglio che pervenne notizia della morte dell'Abate Visca, il quale, nell'ultimo testamento, in data 8 giugno 1754, aveva legato all'Istituto la Vigna del Pescatore, sita in Chieri, presso Baldissero. In data 31 maggio 1772 "...Vengono convocati gli eredi dell'abate Visca per decidere sul compimento dell'incominciata cappella, per la quale il Visca era stato benefattore". Per la continuazione dei lavori "vengono deputati sopra la Fabrica il Sig. Ill. Marchese Balbiano e il Canonico Bonaldo". In data 2 giugno 1772 si legge: "Gli eredi del Sig. Abate Visca offrono L. 2700 alla Congregazione per l'ammontare che porterebbe la terminazione della cappella; viene accettata tale offerta con deputazione nelle persone del Sig. Tesoriere e Conte Robbio di ritirare la somma e spedire la debita quittanza". Direttore dell'opera viene riconosciuto, in data 4 giugno 1772, il conte Giacinto Baronis, discendente della famiglia Visca. Finalmente, al 26 giugno 1772 si riporta: "Relazione del disegno dello Architetto Quarino per la continuazione della Fabbrica ove il Sig. Abate Visca aveva cominciato la cappella". I lavori di ristrutturazione, pertanto, iniziati con le elargizioni dell'abate Visca poterono procedere grazie alle sovvenzioni degli eredi di quest'ultimo. Negli ordinati successivi al 1772, anno di morte del Visca, non si fa cenno all'erezione di un busto commemorativo. E' da ritenersi, dunque, che l'opera conservata nella Sala del Consiglio, anche per i caratteri stilistici che presenta, sia stata commissionata dopo la Restaurazione, per onorare uno degli ultimi benefattori dell'Ospizio, come mette in risalto la stessa lapide, prima dell'occupazione napoleonica. La scultura, per la resa plastica estremamente tesa, potrbbe anche essere derivata dalla maschera funeraria del religioso. Confronti stilistici possono essere effettuati con le opere eseguita da Vittorio Amedeo Bernero, figlio dello scultore di corte Giovanni Battista, attivo in Piemonte nei primi decenni del XIX secolo e spesso impegnato nella realizzazione di busti commemorativi (cfr. A. Baudi di Vesme, L'arte in Piemonte dal XVI al XVIII secolo, Torino, 1963, vol. I, pp. 124-125).
bibliografiaBosio A.( 1878)p. 77; Giordano L.( 1921)p. 7; Baudi di Vesme A.( 1963)V. I, pp. 124-125
definizionebusto
regionePiemonte
provinciaTorino
comuneChieri
ente schedatoreR01
ente competenteS67
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Guala P.; Funzionario responsabile: di Macco M.; Trascrizione per informatizzazione: ARTPAST/ Facchin L. (2006); Aggiornamento-revisione: ARTPAST/ Facchin L. (2006), Referente scientifico: NR (recupero pregresso);
anno creazione1979
anno modifica2006

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