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Opera d'arte morte di Didone a Modena

L'opera d'arte morte di Didone - codice 08 00229220 si trova nel comune di Modena, capoluogo dell'omonima provincia sita in palazzo, comunale, Palazzo dei Musei, Palazzo dei Musei, largo Sant'Agostino, 337, Galleria Estense
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bene culturalecoppa
soggettomorte di Didone
tipo schedaOA_3.00
codice univoco08 00229220
localizzazioneItalia, Emilia Romagna, MO, Modenalargo Sant'Agostino, 337
contenitorepalazzo, comunale, Palazzo dei Musei, Palazzo dei Musei, largo Sant'Agostino, 337, Galleria Estense
datazionesec. XVI secondo quarto; 1526 - 1526 [data]
ambito culturalemanifattura faentina(analisi stilistica; bibliografia)
materia tecnicamaiolica/ smaltatura a berrettino/ pittura
misurecm, alt. 5.2, diam. 24.5,
condizione giuridicaproprietà Stato, Soprintendenza per il Patrimonio, Artistico e Etnoantropologico di Modena e Reggio Emilia
dati analiticiCoppa in maiolica policroma istoriata. La scena si dispiega su tutta la superficie interna e raffigura al centro una figura femminile volta a destra (Didone), vicino ad una pira e in atto di trafiggersi con una spada, seguita da un gruppo di donne e uomini; in primo piano troviamo un tronco rinsecchito su cui è appoggiata una targa con leggenda e due libri, uno dei quali aperto e con annotazioni musicali; sullo sfondo a sinistra scorcio di edifici e a destra paesaggio marino con profili degradanti.Personaggi: Didone; gruppo di donne e uomini. Architetture: edificio. Paesaggi: mare; case. Oggetti: pira; spada; libri. Araldica: stemma.
notizie storico-criticheLa coppa, datata 1526 e di raro valore artistico e documentario, presenta un tema iconografico allusivo e alquanto problematico sotto il profilo interpretativo, analogamente all'iscrizione e all'emblema che la corredano. Genericamente definita "composizione allegorica" o "scena di suicidio", è stata avanzata l'ipotesi che si raffiguri la morte di Didone (Virgilio, Eneide, IV, 522-553) (Liverani F. 1979). L'interpretazione pare accettabile anche se non è stato rinvenuto il relativo supporto iconografico derivato probabilmente da una silografia, come suggerisce il segno incisivo ( Ravanelli Guidotti C., Le ceramiche della Galleria Estense, Colloqui sulle antiche raccolte estensi (Per un Museo Immaginario Estense), 21 maggio 1987, c.s.). Altrettanto critici sono l'identificazione dello stemma e la decifrazione della legenda, trascritta in vari modi ma senza traduzioni di coerente significato. Si avanza ora l'ipotesi che alluda al ricongiungimento di Didone con il defunto marito ("Ad virom vado") e che il soggetto fu forse ispirato dal dramma musicale rappresentato nelle corti del primo Cinquecento, come suggerisce la presenza dello spartito in cui compaiono, da sinistra a destra, i ruoli del soprano, tenore, contralto, basso (comunicazione orale del prof. G. Vecchi dell'Università di Bologna, 1987). Si rileva inoltre che il paesaggio marino trova corrispondenza, pur con alcune varianti, con quello di un bulino di anonimo incisore nordico, replica in controparte della stampa di M. Raimondi con la morte di Didone (Raphael invenit 1985) e con quello dipinto sulla fronte di un cassone raffigurante la morte di Euridice, attribuito alla scuola romagnola dell'inizio del XVI secolo (Mostra Melozzo 1938). Sul piano critico-attributivo, l'esemplare fu ritenuto dal Campori di manifattura ferrarese, per errata interpretazione dello stemma attribuito alla Casa d'Este, ma la pubblicistica posteriore lo ha concordemente assegnato a manifattura faentina del primo istoriato per stringenti analogie con un albarello della Collezione Strozzi di Firenze e con una coppa del Petit Palais di Parigi con decorazioni affini anche all'esterno (Liverani G. 1942). Il pittore fu chiamato convenzionalmente "green man" o "maestro verde" per le ombre verdastre generate dalle velature gialle sullo smalto berettino del fondo ed inserito nel novero di una produzione similare, basata su una comune tecnica cromatica, documentariamente rapportabile alla bottega faentina di Piero Bergantini, che datò e firmò una coppa ora al Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza (inv. 22019/c, già Collezione Cora). Il pittore della coppa estense può ascriversi a questo ambito e per i caratteri stilistici può identificarsi con lo stesso autore della citata coppa del Petit Palais, e di altre a Berlino (Hausmann 1972) e a Londra (Victoria and Albert Museum. Department of ceramics 1940). La paternità faentina dell'esemplare è attestata anche dalle decorazioni presenti all'esterno, simili ad una serie di altri pezzi documentati (Ballardini 1933, nn. 287-291).
altra localizzazioneluogo di provenienza: Emilia Romagna, MO, Modena
bibliografiaLiverani F.( 1979)pp. 22-23; Campori G.( 1863)p. 31; Asioli F.( 1872)p. 7; Corradini E.( 1987)p. 181; Campori G.( 1979)p. 46; Malagola C.( 1880)p. 484; Genolini A.( 1881)p. 124; Venturi A.( 1882)pp. 56-58; Ballardini G.( 1933)p. 47; AA.VV.( 1938)p. 155; L
definizionecoppa
regioneEmilia Romagna
provinciaModena
comuneModena
indirizzolargo Sant'Agostino, 337
ente schedatoreS28
ente competenteS28
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Righi Guerzoni L.; Funzionario responsabile: Bentini J.; Trascrizione per informatizzazione: ARTPAST/ Corti C. (2006); Aggiornamento-revisione: ARTPAST/ Corti C. (2006), Referente scientifico: NR (recupero pregresso); Salimbeni B. (201
anno creazione1987
anno modifica2006; 2012
latitudine44.646037
longitudine10.934481

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