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Opera d'arte Il Trionfo della Verità nelle Arti e nelle scienze sopra l'Ignoranza di Ligari Cesare (1716/ 1770), Coduri Giuseppe detto Vignoli (1720/ 1802), a Morbegno

L'opera d'arte Il Trionfo della Verità nelle Arti e nelle scienze sopra l'Ignoranza di Ligari Cesare (1716/ 1770), Coduri Giuseppe detto Vignoli (1720/ 1802), - codice 03 00214135 di Ligari Cesare (1716/ 1770), Coduri Giuseppe detto Vignoli (1720/ 1802), si trova nel comune di Morbegno nella provincia di Sondrio
immagine - immagine non disponibile -
bene culturaledipinto murale
soggettoIl Trionfo della Verità nelle Arti e nelle scienze sopra l'Ignoranza
tipo schedaOA_3.00
codice univoco03 00214135
localizzazioneItalia, Lombardia, SO, Morbegno
datazionesec. XVIII seconda metà; 1761 - 1761 [analisi stilistica; documentazione]
autoreLigari Cesare (1716/ 1770), Coduri Giuseppe detto Vignoli (1720/ 1802),
materia tecnicaintonaco/ pittura a fresco
condizione giuridicaproprietà Ente pubblico territoriale
dati analiticiIn primo piano l'Ignoranza, figura femminile bendata, sta precipitando. Più sopra stanno le figure femminili simboleggianti la Musica e la Pittura: l'una, con un manto viola, suona il liuto, l'altra è intenta a dipingere lo stemma dei Malacrida. Più in alto, siedono l'Architettura e l'Astronomia. Appoggiate poi ad un globo terrestre stanno la Geografia alata e la Geometria. Infine, in piena luce, la Verità, con vesti rosa ed azzurre, ascende al cielo, reggendo la fiaccola ed il libro aperto. Nelle quattro nicchie angolari sono disposti busti bronzei di personaggi illustri. Ai lati delle due sagome arquate, sui lati lunghi, siedono quattro putti alati recanti ciascuno: una pianta architettonica ed una squadra, uno spartito di musica e una tromba, un quadro ed uno scettro, un cannocchiale, un compasso ed un mappamondo.Personificazioni: Verità. Arti liberali: Architettura; Astronomia; Geografia; Geometria. Figure: angioletti. Simboli: piantina architettonica; squadra; spartito musicale; tromba; quadro; cannocchiale; compasso; mappamondo.
notizie storico-criticheVedi S. Coppa, Morbegno, Palzzo Malacrida, in S. Coppa, E. Bianchi (a cura di), I Ligari. Pittori del Settecento lombardo, (Skira) Milano 2008, pp. 240- 243.La critica ha ormai chiarito come i lavori di decorazione in Palazzo Malacrida abbiano rappresentato per Cesare Ligari l'occasione di liberare finalmente le sue affascinante nostalgia veneziano; la possibilità di una committenza aristocratica che lo tolse dall'angustia e grettezza dei repertori statici di parroci e canonici valligiani e gli permise di uscire definitivamente dagli impacci accademici, per esprimere la sua inventata più libera e brillante. L'omaggio a Gianpietro Malacrida, convinto assertore dell'illuminismo in un contesto culturale locale piuttosto retrivo, chiaramente traspare dal tema illustrato da Cesare in forma di apoteosi, nel grande salone d'onore e suggeritogli dal canonico Gian Simone Paravicini. La dicitura del dipinto, che appare appropriata, è stata proposta dalla Meli Bassi (1971, p. 68, n. 5), pare senz'altro la più appropriata. Inoltre i quattro busti collocati da Cesare nelle nicchie del Coduri (vedi scheda 03/ 00214136), potrebbero simboleggiare i quattro continenti esprimendo così il senso enciclopedico della raffigurazione delle arti e delle scienze secondo il principio dell'Illuminismo. L'affresco evidenzia eredità scenografiche del Carloni, e uno spirito rinnovato dal gusto cromatico e luministico dei veneti, che "gli suggeriva colorati fulgori e ridenti grazie" (R. Bossaglia, 1959, p. 228) ed un comporre brioso ed equilibrato cui accenna, unico elogio, anche il Malacrida: "le figure sono con eccellenza aggruppate" (Malacrida, 1816- 29, p. 117), ma per poi subito aggiungere: "Ma sparute nel viso. Non era troppo felice quel pittore nelle carnagioni". Il poco credito accordato dal Malacrida a Cesare, così come il giudizio sfavorevole del Giovio sono fonti significative che con ogni probabilità eccheggiano una posizione critica diffusa in Valtellina e a cui, in seguito, anche il Bassi (1924, p. 28), in parte, si atterrà. Sarà la critica più recente (R. Bossaglia op. cit.; L. Meli Bassi op. cit.)ad impegnarsi in una più giusta valutazione critica e tuttavia non è sfuggito come le figure "tradiscano una certa rusticità paesana nei tipi" (R. Bossaglia, 1959, p. 236); vi è una certa durezza negli arti e una spigolosità nei volti che lo riconducono al padre Gian Pietro e che da Cesare significativamente rimbalzano nel Romegialli che gli lavorerà accanto, proprio a Palazzo Malacrida.
committenzaMalacrida Gianpietro (1758/ 1762)
bibliografiaMeli Bassi L.( 1974)p. 91; p. 205
definizionedipinto murale
regioneLombardia
provinciaSondrio
comuneMorbegno
ente schedatoreS27
ente competenteS27
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Morselli A. R.; Funzionario responsabile: Maderna V.; Trascrizione per informatizzazione: ICCD/ DG BASAE/ Riccobono F. (2010); Aggiornamento-revisione: ICCD/ DG BASAE/ Riccobono F. (2010), Referente scientifico: NR (recupero pregresso)
anno creazione1984
anno modifica2010

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