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Opera d'arte fuga in Egitto di Manetti Rutilio (1571/ 1639), a Gubbio

L'opera d'arte fuga in Egitto di Manetti Rutilio (1571/ 1639), - codice 10 00075954 di Manetti Rutilio (1571/ 1639), si trova nel comune di Gubbio nella provincia di Perugia sita in palazzo, comunale, Palazzo dei Consoli, NR (recupero pregresso), Pinacoteca Comunale, sala V
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bene culturaledipinto, opera isolata
soggettofuga in Egitto
tipo schedaOA_3.00
codice univoco10 00075954
localizzazioneItalia, Umbria, PG, GubbioNR (recupero pregresso)
contenitorepalazzo, comunale, Palazzo dei Consoli, NR (recupero pregresso), Pinacoteca Comunale, sala V
datazionesec. XVII prima metà; 1634 - 1634 [data]
autoreManetti Rutilio (1571/ 1639),
materia tecnicatela/ pittura a olio
misurealt. 192, largh. 129,
condizione giuridicaproprietà Stato, SBAAAS PG
dati analiticia sinistra figura maschile (S. Giuseppe) in piedi, barba bianca, veste scura e manto giallo, con la mano destra indica verso destra, con la sinistra sorregge sulle spalle un bastone con fagotto; a destra in piedi figura femminile (Madonna) con veste rossa, manto blu, in braccio tiene Gesù Bambino con panno bianco panneggiato; in alto al centro alone di luce e testine angeliche; in basso a destra paesaggio con vegetazione e caseSoggetti sacri: Nuovo Testamento: Fuga in Egitto. Personaggi: San Giuseppe; Madonna; Gesù Bambino. Figure: Angeli. Paesaggi. Architetture. Oggetti: Bastone. Abbigliamento.
notizie storico-criticheL'opera è datata 1634 e firmata dal pittore senese Rutilio Manetti (1571-1639), artista dalla personalità complessa, operoso soprattutto a Siena che dopo una prima formazione baroccesca nella bottega di Francesco Vanni approda al luminismo del Guercino da cui apprende soprattutto il morbido impasto pittorico, il lume soffuso, alcune tipologie di vecchi canuti e pervenendo dopo il 1615 al naturalismo caravaggesco interpretato in modo autonomo e assai alto, ove l'ombra non si oppone nettamente alla luce. Come affermato dal Bagnoli (1978), il suo caravaggismo non è mai radicale e completo per la sua profonda dose di versalità, per la notevole apertura mentale e la sua capacità di adattamento al gusto e alle esigenze di mercato. "La posizione del Manetti nel panorama della prima metà del Seicento è dunque di indiscutibile rilievo. La sua migliore produzione porta il segno di una forte personalità capace di elaborare, sintetizzare i diversi stimoli ricevuti e di caratterizzarsi sempre in maniera inconfondibile" (Bagnoli). In quest'opera l'idea compositiva è sostenuta da una luce che dà risalto ai volti, al panneggio che ricade morbido con pieghe plasticamente intersecate e chiaroscurate, allo straordinario effetto di scorcio dei volti stessi che invitano l' osservatore ad una meditazione profonda sul fulgore che si irradia dal cielo. Il Todini nel 1979 pubblica l'opera come inedita anche se questa non era sconosciuta alla storiografia locale, come anche sottolineato dallo Storelli (1985), dando rilievo alla "comparsa del curioso tipo di Madonna 'zingaresca', di ispirazione manfrediana, che costituisce un tentativo di trasporre in ambito religioso la tematica della pittura profana" (Todini). La stessa idea viene individuata anche in un altro dipinto del Manetti, una Madonna con Bambino già Genova, collezione Costantino Nigro, dove quest' iconografia inconsueta "si rivela in tutta la sua originalità in una notevole versione a mezza figura isolata" (Todini). Il particolare del tessuto della veste della Madonna viene inoltre citato dal Casale (1988) come dato contemporaneo di costume riscontrato anche in un altro dipinto dei primi anni del Seicento opera di Benedetto Bandiera a Perugia, nel monastero di Santa Caterina. Il dipinto, insieme ad altri presenti sempre a Gubbio (Martirio di San Bartolomeo e laterali), si colloca senza dubbio tra le opere tarde del pittore senese, "periodo in cui, nell'ambito della consolidata adesione al naturalismo caravaggesco, il realismo si fa sempre più scopertamente crudo e pregnante, sotto l'influsso della conoscenza dell'Hontorst, di Valentin, del Baburen" (Benazzi, 1988). Per questo dipinto si ipotizza che l'originale collocazione nella chiesa di S. Maria Nuova sia stata nell'altare di destra (scheda N. 10/000760007), in quanto sono presenti due statue in stucco raffiguranti S. Giuseppe e la Madonna (schde N. 10/00076008 - 10/00076009), che ben si accorderebbero con il tema della "Fuga in Egitto". Inoltre, le misure del dipinto stesso (h 192 x 129) e lo spazio rettangolare al centro del complesso decorativo (h 194 x 130) hanno una certa corrispondenza che avvalorerebbe tale ipotesi.
altra localizzazioneluogo di esecuzione/fabbricazione: Umbria, PG, Gubbio
bibliografiaLucarelli O.( 1888)pag. 619; Bagnoli A.( 1978)n. 13; pp. 23-42; Todini F.( 1979)n. 347; pp. 64-70; Casale V.( 1984)pag. 83; Storelli E.( 1985)n. 42; pag. 66; Storelli E.( 1992)n. 3-4, pp. 11-13
definizionedipinto
regioneUmbria
provinciaPerugia
comuneGubbio
indirizzoNR (recupero pregresso)
ente schedatoreS38
ente competenteS38
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Migliarini M.; Funzionario responsabile: Abbozzo F.; Trascrizione per informatizzazione: Migliarini M. (1999); Aggiornamento-revisione: ARTPAST/ Delogu G. F. (2006), Referente scientifico: NR (recupero pregresso);
anno creazione1999
anno modifica2006
latitudine43.330211
longitudine12.546865

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