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| bene culturale | scomparto di polittico, dipinto, opera isolata | 
| soggetto | Due evangelisti, Due dottori della Chiesa, Due profeti | 
| tipo scheda | OA_3.00 | 
| codice univoco | 01 00350891 | 
| localizzazione | ITALIA, Piemonte, TO, Torinovia XX Settembre, 86 | 
| contenitore | palazzo, Manica Nuova, Palazzo Reale, via XX Settembre, 86, Galleria Sabauda | 
| datazione | sec. XIV ultimo quarto; 1375 (ca)  - 1380 (ca) [bibliografia; analisi stilistica] | 
| autore | Mariotto di Nardo (1394/ 1424), | 
| materia tecnica | tavola/ pittura a tempera | 
| misure | cm, alt. 74.7, largh. 13.2, sp. 2 | 
| condizione giuridica | proprietà Stato, Ministero per i Beni e le Attività Culturali | 
| dati analitici | DIPINTO: a fondo d'oro con rilievi, punzonato; 1 asse verticale con bordatura di listelli inchiodati sui 4 lati; CORNICE: del XIX secolo; dorata con        fasce lisce. Telaio con incastro angolare a 45°; inserimento del dipinto  con chiodi in ferro a sezione quadrata che forano lateralmente l'asse di supporto.ABBIGLIAMENTO. ATTRIBUTI: aureola, libro, cartiglio, penna, calamaio.STEMMI, EMBLEMI, MARCHI: Classe di appartenenza: sigillo, Qualificazione: gentilizio, Identificazione: Falletti di Barolo, Quantità: 1, Posizione: retro, alto centro, sull'iscrizione a vernice nera, Descrizione : aquila con due stemmi sul petto, uno quadrettato e uno con un serpente, | 
| notizie storico-critiche | Con il suo pendant (inv. 2, cat. 108bis), l'opera pervenne nelle collezioni della Regia   Pinacoteca Nazionale il 28 aprile 1864, all'interno del legato della marchesa Giulia Colbert,   vedova del marchese Tancredi Falletti di Barolo, che aveva già espresso il desiderio di   lasciare alla Pinacoteca parte della sua collezione. I due pannelli entrarono nella collezione   Falletti probabilmente nel secondo o terzo decennio dell'Ottocento, quando si avevano ormai lasciato Parigi, dove prevalentemente vissero fino al 1815, e si erano trasferiti a Torino. Essi probabilmente acquistarono i due dipinti a Firenze, dove erano soliti trascorrere l'inverno  ed erano molto conosciuti nell'ambiente collezionistico.  Dall'osservazione del retro delle tavolette si è notato che il sigillo dei Falletti è stato   sovrammesso all'iscrizione a vernice nera, che è quindi anch'essa da ritenersi precedente   all'ingresso dell'opera nella quadreria del marchese Tancredi. L'iscrizione nel dipinto ora inv.   1 della Sabauda reca il riferimento a Giotto. I due pannelli  recano a tergo anche due   etichette: una con l'iscrizione "Etruria Pittrice" seguita da un numero e un'altra con lo stesso   numero e l'attribuzione a Giotto di Bondone, che secondo Fabrizio Corrado (1995) potrebbero   essere state apposte in occasione di un'esposizione antiquariale svoltasi sull'onda del   successo del volume di Niccolò Pagni e Giuseppe Bardi 'L'Etruria Pittrice ovvero storia della   pittura toscana dedotta dai suoi monumenti che si esibiscono in stampa dal secolo X fino al   presente' edita a Firenze nel 1791. In realtà, come ha dimostrato Vincenzo Buonocore (2004),   l'indicazione di "Etruria Pittrice" indica l'appartenenza dei dipinti alla collezione fiorentina   omonima di Alfonso Tacoli-Canacci (1724-1801). Infatti risultano descritti nei cataloghi   manoscritti del collezionista a partire da quello del 1789 conservato presso la Biblioteca   Reale di Madrid, in cui si indica: "14-15. Due piccoli quadri in forma di pilastri con fondo   d'oro in ogn'uno dei quali sono rappresentati due Evangelisti figure intiere in piedi.-Tavola- B.   1 - B. 1/3 - di Giotto suddetto". I dipinti sono poi menzionati nell'inventario successivo,   databile al 1790-1792 (Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Parma), come segue:   "30-31. Tavole. Due piccoli quadri in forma di pilastri con fondo d'oro, in ogn'uno dei quali   sono rappresentati due Evangelisti. Figure intiere in piedi. - B. 1 1/4 - B. 1/3. Di Giotto di   Bondone - Di Cimabue - 1276. 1326 - 9". Infine sono compresi nel 'Catalogo Ragionato'   stampato a Parma nel 1796 (conservato presso il Kunsthistorisches Institut di Firenze), con i   nn. 384 e 385 e ancora l'attribuzione a Giotto  con la quale presumibilmente passarono nella   collezione Falletti di Barolo. Nella quadreria Falletti di Barolo le tavolette riferite a Giotto furono indicate con il numero 23   nell'inventario stilato da Massimo d'Azeglio, Luigi Gandolfi e Carlo Arpesani durante il   sopralluogo effettuato a Palazzo Barolo tra febbraio e aprile 1864 per scegliere le opere per   la Pinacoteca (Corrado 1995). Nell'inventario del 1866 sono date a Scuola fiorentina, mentre   nello stesso anno compaiono nell''Indicazione sommaria' di Vico come opere di "Gaddi   Taddeo Fiorentino", (e risultano esposte come opere "di prima scelta"; cfr. Corrado 1995, p.   156). Tale attribuzione è mantenuta nell'inventario Gamba del 1871, da Gamba (1884), da   Jacobsen sia pure con qualche dubbio sull'autografia (1897), da Vesme (1899) da Pacchioni   (1932, 1938, 1951) e da Gabrielli (1959). Nel 1965 la Gabrielli le attribuiva dubitativamente a   Jacopo Orcagna detto Jacopo di Cione, a cui le dava per certo nel 1971, indicando che "un   tempo le due tavolette erano riunite in un'unica cornice". Invece nel 1975 Boskovits attribuiva   i quattro Evangelisti della Sabauda ad Ambrogio di Baldese, datandoli tra il 1375 e il 1380,     quando l'artista, fedele seguace dei Cioni, era poco più che ventenne. Lo studioso ne indica   l'appartenenza allo stesso complesso di cui facevano parte le tempere già della collezione   Kleinberger di New York, raffiguranti i santi Lorenzo, Giovanni Battista, Antonio abate e un   santo vescovo (cm 30 x 13 ognuna; Boskovits 1975, p. 275, fig. 360). Ma nel 1990 lo stesso   Boskovits riteneva comunque ancora aperto il problema dell'attribuzione delle tavolette   torinesi, considerando stavolta la possibilità di vedervi l'autore in Mariotto di Nardo, nel   momento della sua probabile formazione nella bottega di Ambrogio di Baldese. Anche Sonia   Chiodo (1999) concorda con l'attribuzione a Mariotto di Nardo giovane, sotto il cui nome è   confluito gran parte del corpus di opere di Ambrogio di Baldese. In particolare i pannelli   torinesi mostrano analogie significative, tipologiche e stilistiche, con i 'Profeti Isaia e Daniele'   di Mariotto conservati presso la Galleria dell'Accademia di Firenze, databili nel 1375-1378. | 
| altra localizzazione | luogo di provenienza: ITALIA, Toscana, FI, Firenze; luogo di provenienza: ITALIA, Piemonte, TO, Torino | 
| altre attribuzioni | Ambrogio di BaldeseOrcagna Jacopo detto Jacopo di CioneGaddi TaddeoGiotto di Bondone | 
| bibliografia | [Vico, Giovanni](	1866)p. 16, n. 92B; [Gamba, Francesco](	1884)p. 32, n. 92; Jacobsen, Emil(	1897)p. 125; [Baudi di Vesme, Alessandro](	1899)p. 50, n. 108; [Baudi di Vesme, Alessandro](	1909)p. 51, n. 108; Pacchioni, Guglielmo(	1932)p. 16, n. 108; Pacchio | 
| definizione | scomparto di polittico, dipinto | 
| regione | Piemonte | 
| provincia | Torino | 
| comune | Torino | 
| indirizzo | via XX Settembre, 86 | 
| ente schedatore | S67 | 
| ente competente | S67 | 
| autori della catalogazione | Compilatore scheda: Capretti, Elena; ; Funzionario responsabile: Referente scientifico: Gabrielli, EdithCaldera, Massimiliano | 
| anno creazione | 2012 | 
| latitudine | 45.073139 | 
| longitudine | 7.684548 |