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Opera d'arte di Vallet Odoardo (1539/ 1621), a Firenze

L'opera d'arte di Vallet Odoardo (1539/ 1621), - codice 09 00193236 di Vallet Odoardo (1539/ 1621), si trova nel comune di Firenze, capoluogo dell'omonima provincia sita in palazzo, Palazzo Pitti, Palazzo Pitti e Giardino di Boboli, P.zza Pitti, 1, Museo degli Argenti
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bene culturalevaso
tipo schedaOA_2.00
codice univoco09 00193236
localizzazioneItalia, FI, FirenzeP.zza Pitti, 1
contenitorepalazzo, Palazzo Pitti, Palazzo Pitti e Giardino di Boboli, P.zza Pitti, 1, Museo degli Argenti
datazionesec. XVII ; 1618 (ca) - 1619 (ca) [documentazione]
ambito culturalebottega fiorentina, vaso(documentazione)
autoreVallet Odoardo (1539/ 1621),
materia tecnicacristallo di rocca/ incisioneoro/ fusione/ cesellaturarubino/ incastonaturasmaltosmeraldo/ incastonatura/ sfaccettaturasmeraldo/ sfaccettaturagranato/ sfaccettatura
misurecm, alt. 38,
condizione giuridicaproprietà Stato
dati analiticiVaso in cristallo di rocca a sezione ovale montato all'orlo con una fascia sagomata in oro smaltato di bianco, tocchi di blu e disegni in oro a vista con undici rubini incastonati in oro e undici festoni con diamanti. E' intervallato sui lati corti da due mascheroni in smalto verde, bianco, blu e rosso, che recano uno smeraldo sulla fronte e quattro rubini ai lati; sono fissatiai al vaso con perni d'oro con tocchi di smalto rosso. Sulla parte anteriore è il manico formato da una figura grottesca con il corpo inarcato a scaglie verdi e oro a vista, un grosso rubino sulla gola e due grossi smeraldi incastonati lungo il corpo, uno dei quali su un cartiglio in rilievo smaltato di blu e sul rovescio di bianco. File di rubini sono incastonati sulle volute al posto degli arti e un altro grosso rubino sulla montatura del vaso, sotto il corpo. Alla figura è unito un mascherone in oro fra volute smaltate di bianco, rosso e puntinate di azzurro con tre smeraldi incastonati ai lati, un rubino triangolare, uno a tavola sulla fronte e un altro simile incastonato in oro in basso. Il piede, ricavato da un altro pezzo di cristallo, è unito al corpo del vaso da una fascia con quattro rubini e quattro smeraldi da cui si innalza una fascia decorata con quattro motivi a volute smaltate con un rubino.
notizie storico-criticheIl documento che associa il nome di Odoardo Vallet al vaso è l'inventario generale della Guardaroba del 1618 (ASF, GM 373, c. 77v) pubblicato da Cristina Aschengreen Piacenti, che in seguito a ricerche di archivio ha ricostruito la storia di questo straordinario lavoro di oreficeria. Al 1618 risalgono anche le consegne dei materiali che dovevano servire per la montatura del vaso. Nel documento è indicata l'esatta consistenza delle pietre preziose usate: "Odoardo Valletta gioielliere per conto d'oro deve havere addì 16 nov. 1618 oro lavorato in adornamento et cerchietti smaltati per guarnire un vaso di cristallo di monte a urna et i detti pezzi sono commessi n. 161 rubini che n. 26 grandi n. 14 mezzani e n. 121 piccoli et n. 32 smeraldi che n. 12 grandi e n. 20 mezzani". Il 17 gennaio 1619 il Vallet consegnava alla Guardaroba il vaso finito, che fu collocato nella Tribuna (ASF, GM 360, pp. XXXIIII-XXXV). Da allora se ne possono seguire tutti gli spostamenti accuratamente registrati negli inventari di Galleria. Da questi si ricava inoltre che nel 1769 il vaso si trovava in cattivo stato di conservazione e una nota aggiunta in margine nel 1782 aggiunge che un manico era staccato ed era stato mandato nella Guardaroba, dove probabilmente fu poi smontato per riutilizzare le pietre preziose. L'inventario del 1825 inoltre menziona, al posto dei rubini, dei granati, probabilmente rimontati nel vaso in un restauro fatto al tempo dei Lorna. Nel suo studio Cristina Aschengreen Piacenti nota che il vaso differisce dagli esempi de tardo Cinquecento. Al contrario dei vasi dei Saracchi in cui il taglio della pietra prevale sulla montatura, e di quelli del Buontalenti in cui pietra e montatura si fondono armoniosamente, qui il cristallo è soprattutto il pretesto per sfoggiare uno splendido pezzo di oreficeria. La semplicità della forma non deve tuttavia far sottovalutare la grande abilità tecnica dimostrata nella lavorazione del cristallo, che fu modellato probabilmente al tornio, secondo l'usanza ancora riferita da Agostino del Riccio (1597) e confermata nei primi decenni del Seicento dalla presenza di tornitori alla corte medicea.
bibliografiaAschengreen Piacenti K.( 1965-1966)pp. 107-113; Chiarini M.( 1969)p. 150, n. 145; Museo Argenti( 1968)p. 133, n. 65; Seicento fiorentino( 1986)p. 470, n. 5.4
definizionevaso
regioneToscana
provinciaFirenze
comuneFirenze
indirizzoP.zza Pitti, 1
ente schedatoreS156
ente competenteS156
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Sframeli M.; Funzionario responsabile: Meloni S.; Trascrizione per informatizzazione: ICCD/ DG BASAE/ Gennaioli R. (2010); Aggiornamento-revisione: ICCD/ DG BASAE/ Gennaioli R. (2010);
anno creazione1988
anno modifica2010
latitudine43.765656
longitudine11.249350

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