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Opera d'arte di Foggini Giovanni Battista (1652/ 1725), Torricelli Giuseppe Antonio (1662/ 1719), Torricelli Gaetano (notizie sec. XVII/ 1757), a Firenze

L'opera d'arte di Foggini Giovanni Battista (1652/ 1725), Torricelli Giuseppe Antonio (1662/ 1719), Torricelli Gaetano (notizie sec. XVII/ 1757), - codice 09 00646617 di Foggini Giovanni Battista (1652/ 1725), Torricelli Giuseppe Antonio (1662/ 1719), Torricelli Gaetano (notizie sec. XVII/ 1757), si trova nel comune di Firenze, capoluogo dell'omonima provincia sita in palazzo, statale, Palazzo Pitti, Palazzo Pitti, P.zza Pitti, 1, Museo degli Argenti, Sala dei Reliquiari, davanti alla finestra
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bene culturalereliquiario architettonico, a tempietto, Reliquiario dei Santi Domenicani
tipo schedaOA_2.00
codice univoco09 00646617
localizzazioneFI, FirenzeP.zza Pitti, 1
contenitorepalazzo, statale, Palazzo Pitti, Palazzo Pitti, P.zza Pitti, 1, Museo degli Argenti, Sala dei Reliquiari, davanti alla finestra
datazionesec. XVIII ; 1713 - 1714 [documentazione]
ambito culturalebotteghe granducali fiorentine(documentazione)
autoreFoggini Giovanni Battista (1652/ 1725), Torricelli Giuseppe Antonio (1662/ 1719), Torricelli Gaetano (notizie sec. XVII/ 1757),
materia tecnicabronzo/ fusione/ cesellatura/ doraturacristallo di rocca/ intaglio/ molaturapietre dure/ commessolegno/ intaglio/ doraturalapislazzulo/ molaturaargento filato
misurecm, alt. 97,
condizione giuridicaproprietà Stato, Ministero per i Beni e le Attività Culturali
dati analiticiIl reliquiario, in forma di tempietto a pianta esagonale, è collocato su una base circolare modanata in legno e bronzo dorati, all'interno della quale è ospitato un ingegnoso meccanismo che permetteva di far girare la struttura su se stessa a trecentosessanta gradi. Il corpo centrale dell'opera, poggiante sopra un alto basamento, è scandito da lesene in lapislazzuli e da colonne tortili in cristallo di rocca di ordine corinzio, che inquadrano sei nicchie a luce centinata rivestite di paragone di Fiandra, in cui sono collocate altrettante sculture a tutto tondo in pietre dure raffiguranti la beata Agnese da Montepulciano (canonizzata da Benedetto XIII nel 1726), il beato Ambrogio Sansedoni, santa Rosa da Lima, san Giacinto, san Vincenzo Ferrer e santa Caterina da Siena. Alcune di queste figure, tutte effigianti personaggi appartenenti all'Ordine dei Domenicani, risultano oggi prive dei loro attributi, come nel caso del beato Ambrogio Sansedoni, che in origine recava sulla spalla destra la caratteristica colomba accostata all'orecchio e nelle mani il libro. Al disotto delle nicchie, si aprono sei teche rettangolari, ospitanti le reliquie dei santi relativi, mentre altre dodici reliquie di diversi santi domenicani sono custodite nelle due teche (segue in osservazioni)
notizie storico-criticheCompagno di quello dei "Santi Fondatori" conservato oggi presso il Museo delle Cappelle Medicee (E. Nardinocchi, in Nardinocchi-Sebregondi 2007, p. 98, n. 17), il prezioso reliquiario è minuziosamente descritto in un documento datato 5 febbraio 1714 (1713 stile fiorentino) con il quale il procuratore alla Galleria Francesco Ambrogi ne ordinava il trasferimento dalla Guardaroba alla camera del granduca Cosimo III: "Alla Guardaroba Generale di S.A.R. e per detta al signor Francesco Guasconti Guardaroba di Taglio, per mandare in Camera di S.A.R. Un Reliquiario in forma di Tribuna esagona con corniciami, e piastre con suo fregio il tutto di rame dorato, con sei nicchie di paragone che in tre collocatovi tre santi, e nell'altre tre, tre sante, e tutti sei della religione Domenicana di tutto rilievo di pietre dure fatti dal Torricelli, con sei pilastri di lapislazi e sei colonne di Cristallo di Monte, con loro base, e capitelli di bronzo dorato con suoi piedistalli, con numero diciotto formelle di diverse pietre dure e numero diciotto spartimenti con loro cassettina di rame foderate di taffetà dorato guarnite di bigherino d'oro per situarvi le reliquie con cartellino di rame dorato scrittovi i nomi di dette reliquie, con sua cupola composta a scaglie di Cristallo di Monte tessute sopra fil d'argento retato, con modiglioni ò spigoli di detta cupola e lanterna nell'estremità, di rame dorato con suoi cristalli, e ossatura di ferro fatta da Maestro Stefano … con suo zoccolo d'ebano, e cerchio di ferro con puleggie, e punto per girarlo con facilità da tutte le parti" (ASF, GM 1127, ins. 10, c. 957; segnalato da E. Nardinocchi, in Nardinocchi-Sebregondi 2007, p. 98, n. 17). Successivamente l'opera fu spostata in uno degli armadi della Cappella delle Reliquie di Palazzo Pitti (ASF, GM Appendice 86, c. 79v, n. 36), dove rimase fino all'aprile del 1785, quando il granduca Pietro Leopoldo lo donò al duca di Parma (Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, Efemeridi, serie II, volume XIII, 1785, c. 2475v). Esso figura nell'inventario del 1860 dei beni della Reggia di quella città, da cui rientrò a Firenze nel 1868. Di notevole interesse risultano le informazioni contenute nel citato documento del 5 febbraio 1714 che, accanto al nome di Marco Stefano Griger, creatore della struttura in ferro e del meccanismo per la rotazione del reliquiario, cita apertamente Giuseppe Antonio Torricelli quale autore delle sei statuette "di tutto rilievo di pietre dure". Già in passato la critica aveva accostato questi lavori al celebre intagliatore per la tecnica della scultura musiva a tutto tondo utilizzata nella loro realizzazione, evidenziandone però la minore qualità rispetto alle altre magistrali creazioni dell'artista, animate da un morbido modellato che non sembra avere particolari punti in comune con la durezza dei volti e delle vesti in calcedonio e paragone di Fiandra dei santi domenicani. È probabile che il Torricelli, in questo caso, si sia limitato al ruolo di supervisore delle parti lapidee, lasciandone l'esecuzione ai suoi più stretti collaboratori. Un'importante conferma in questo senso viene da un significativo brano della "Historia Glyptographica" di Anton Francesco Gori, in cui l'erudito fiorentino nel ripercorrere le tappe fondamentali dell'attività di Gaetano Torricelli, figlio di Giuseppe Antonio e suo successore in Galleria nella carica di maestro di pietre in bassorilievo, ricorda come questi si applicò, sotto la guida esperta del genitore, nella realizzazione di diverse statuette, tra le quali quelle dei santi Ignazio di Loyola e Pietro Celestino (Gori, I, pp. CLXXVII-CLXXVIII), identificabili con due delle piccole figure poste a ornamento delle nicchie del "Reliquiario dei Santi Fondatori". Per quanto concerne invece l'ideatore del modello architettonico del tempietto, il nome più probabile rimane quello del versatile Giovan Battista Foggini, in quegli anni direttore delle botteghe granducali. Nella struttura sono ben avvertibili reminiscenze cinquecentesche, specie nella forma della cupola e nel suo rivestimento, rievocante la preziosa copertura a scaglie di pietre dure del celebre studiolo disegnato da Bernardo Buontalenti per la Tribuna di Francesco I, ma anche la cupola del monumentale ciborio per la Cappella dei Principi, di cui il Reliquiario dei Santi Domenicani sembra riprendere l'impianto generale.
altra localizzazioneluogo di provenienza: FI, Firenze; luogo di provenienza: PR, Parma
bibliografiaGori A.F.( 1767)v. I, pp. CLXXVII-CLXXVIII; Lankheit K.( 1962)pp. 62, 324, doc. 622; Museo argenti( 1967)pp. 20, 23, 146, n. 332; Ultimi Medici( 1974)p. 360, n. 201; Cappella principi( 1979)p. 267, n. 55; Giusti A. M.( 1989)p. 23; Museo Argenti( 2004)pp.
definizionereliquiario architettonico, a tempietto
denominazioneReliquiario dei Santi Domenicani
regioneToscana
provinciaFirenze
comuneFirenze
indirizzoP.zza Pitti, 1
ente schedatoreS156
ente competenteS156
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Gennaioli R.; Funzionario responsabile: Sframeli M.
anno creazione2011
latitudine43.765656
longitudine11.249350

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