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Opera d'arte San Pietro paga il tributo di Preti Mattia (1613/ 1699), a Milano

L'opera d'arte San Pietro paga il tributo di Preti Mattia (1613/ 1699), - codice 03 00180443 di Preti Mattia (1613/ 1699), si trova nel comune di Milano, capoluogo dell'omonima provincia sita in palazzo, statale, Pinacoteca di Brera, Palazzo di Brera, via Brera, 28, Pinacoteca di Brera, sala XXX
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bene culturaledipinto, opera isolata
titoloSan Pietro paga il tributo
soggettoSan Pietro estrae una moneta dalla bocca del pesce e paga il tributo al tempio
tipo schedaOA_3.00
codice univoco03 00180443
localizzazioneItalia, Lombardia, MI, Milanovia Brera, 28
contenitorepalazzo, statale, Pinacoteca di Brera, Palazzo di Brera, via Brera, 28, Pinacoteca di Brera, sala XXX
datazionesec. XVII ; 1636 (ca.) - 1644 (ca.) [analisi stilistica; bibliografia]
autorePreti Mattia (1613/ 1699),
materia tecnicatela/ pittura a olio
misurealt. 143, largh. 193,
condizione giuridicaproprietà Stato, Pinacoteca di Brera
dati analiticiNR (recupero pregresso)Personaggi: Cristo; San Pietro.
notizie storico-criticheL'opera, con il suo pendant 'Sinite parvulos', furono donati alla Pinacoteca da Eugenio Beaurnhais, insieme ad altri dipinti: sei di scuola bolognese del XVII secolo, provenienti dalla collezione Sampieri di Bologna, acquistati in blocco dallo stesso vicerè nel 1811, e altri sei presi in carico nell'inventario napoleonico il 6 ottobre dell'anno successivo; questi ultimi, come precisa una nota conservata presso l'archivio della Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici e Etnoantropologici di Milano ( Archivio corrente 15/15 e Archivio Antico, parte II, cassetta 25/23, nota del 13 gennaio 1812) erano stati ricevuti in dono ' da S.A.I. il Principe Vice Re per codesta Reale Pinacoteca scelti dal signor Giuseppe Appiani e cavati dalla casa altre volte detta Bovara. Questa provenienza, riportata scrupolosamente nell'inventario napoleonico, ha indotto la critica a ritenere che tutti i dipinti compresi nella nota facessero parte della collezione Bovara. In realtà, come precisa chiaramente il titolo della nota, il palazzo non era più di proprietà della famiglia Bovara, da identificarsi forse con quella di Giovanni Bovara (1734 - 1812), già dal 1777 segretario generale degli studi del governo austriaco e successivamente ministro del culto in epoca napoleonica. Qui con ogni probabilità i dipinti sostavano, stivati in una sorta di deposito, in attesa di essere smistati nelle sedi ritenute più idonee dagli ispettori del vicegoverno austriaco. Come recentemente emerso, tutti e sei i dipinti citati nella nota del 1812 (i due Mattia Preti, un Grechetto, un Morazzone, un Procaccini ed un ignoto maestro del XVII secolo) facevano parte della collezione di Mario Arese Lucini, acquistata in blocco dal vicerè Eugenio Beauharnais nel 1811 su suggerimento di Giuseppe Bossi per 61.400 ducati: quasi tutta la collezione fu così trasferita a Monaco quando nel 1814 Eugenio, che aveva sposato nel 1805 Augusta Amalia, figlia di Massimiliano elettore di Sassonia, ottenne dal suocero il ducato di Leuchtenberg ed il principato di Eichstadt; i dipinti furono successivamente divisi tra i vari eredi.I due dipinti di Mattia Preti, ricordati al numero 775 e 776 dell'inventario napoleonico, corrispondono infatti al numero 65 dell'inventario Arese, pubblicato da F. Arese nel 1967 ('Una quadreria milanese della fine del Seicento' in " Arte Lombarda", 1967, I, pp. 127-142) con la curiosa attribuzione a 'Marco Cardisco detto Cav.e Calabrese'. Tuttavia l'attenta descrizione e le misure, anche se invertite nell'ordine base per altezza, non lasciano dubbi sull'identificazione della loro provenienza da casa Arese.I due dipinti furono eseguiti dal Preti durante il suo soggiorno giovanile a Roma fra la fine degli anni Trenta e i primi degli anni Quaranta, nel momento della sua maggiore adesione ai modelli caravaggeschi ed in particolare a quelli dei maestri della così detta 'manfrediana methodus', più evidente nel "Tributo di Pietro".Il tema del Tributo fu caro a Mattia Preti se, in un arco temporale non molto ampio, lo trattò in più di un'occasione: nella grande tela della raccolta Doria Pamphilj a Roma, ascrivibile agli anni Trenta e nella versione della Galleria Corsini, sempre a Roma, con cui in particolare la tela braidense sembra condividere scelte tipologiche e un'attenzione al dato naturale ben esemplificata nelle figure degli apostoli.
altra localizzazioneluogo di collocazione successiva: Lombardia, MI, Milano; luogo di collocazione successiva: Lombardia, MI, Milano
bibliografiaPinacoteca Brera( 1992)v. V, pp. 293-295, n. 139; Maderna V.( 1998)p. 295 - 300
definizionedipinto
regioneLombardia
provinciaMilano
comuneMilano
indirizzovia Brera, 28
ente schedatoreS27
ente competenteS27
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Vami A.; Funzionario responsabile: Maderna V.; Trascrizione per informatizzazione: Ranzi A. (1999); Aggiornamento-revisione: ARTPAST/ Cresseri M. (2006), Referente scientifico: NR (recupero pregresso);
anno creazione1998
anno modifica2006
latitudine45.468396
longitudine9.173009

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