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Opera d'arte Ritratto della Marchesa Casati di Boldini Giovanni (Ferrara 1842/Parigi 1931), a Roma

L'opera d'arte Ritratto della Marchesa Casati di Boldini Giovanni (Ferrara 1842/Parigi 1931), - codice 12 00491525 di Boldini Giovanni (Ferrara 1842/Parigi 1931), si trova nel comune di Roma, capoluogo dell'omonima provincia sita in palazzo, espositivo, Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Viale delle Belle Arti 131
immagine - immagine non disponibile -
bene culturaledipinto, opera isolata
titoloRitratto della Marchesa Casati
soggettoritratto
tipo schedaOA_2.00
codice univoco12 00491525
localizzazioneRM, RomaViale delle Belle Arti 131
contenitorepalazzo, espositivo, Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Viale delle Belle Arti 131
datazioneXX ; 1911 (ca.) - 1914 (ca.) [bibliografia/documentazione]
autoreBoldini Giovanni (Ferrara 1842/Parigi 1931),
materia tecnicaolio su tela
misurealt. 130, largh. 176,
condizione giuridicaproprietà Stato, Galleria Nazionale d'Arte Moderna
dati analiticiritratto femminile
notizie storico-criticheIl dipinto ritrae Luigia Adele Rosa Maria Amman, meglio nota come Marchesa Luisa Casati (Milano, 23 gennaio 1881 - Londra, 1 giugno 1957), aristocratica e collezionista, moglie del marchese Camillo Casati Stampa di Soncino. Posò per molti artisti e fotografi di fama internazionale, tra cui Kees van Dongen ("La donna in bianco", 1912, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna) Ingacio Zuloaga, Adolph de Meyer, Paul Troubetzkoy, Alberto Martini, RIPR Fortunato Depero e Man Ray (v. Orlando Yaccarino M. - Ryersson S.D., 2003, in ordine: tav. 4, 5, fig. 1, 15, 23, 42), i quali, attratti dal suo aspetto magnetico, contribuirono a diffonderne l'immagine della diva eccentrica, consegnandola al mito. Fu particolarmente legata, anche sentimentalmente, al poeta Gabriele D'Annunzio, il quale si ispirò a lei per personaggi come Isabella Inghirami, protagonista di "Forse che sì, forse che no" (1910. Cfr. Dini, 2002, p. 184). Anche Giovanni Boldini ebbe un importante legame con la Marchesa Casati, forse pure sentimentale (cfr. Orlando Yaccarino M. - Ryersson S.D., 2003, p. 47): i due si conobbero a Venezia nel 1908, durante una colazione all'Hotel Danieli con Gabriele D'Annunzio (cfr. Cecchi, 1962, p. 207; Orlando Yaccarino - Ryersson, ibidem), ed intrattennero un duraturo sodalizio affettivo ed artistico testimoniato da diverse lettere (Dini, 2002, vol.II, pp. 184-187, 191-195, 197-198, 200, 221, 234-235, 239-243), in molte delle quali il pittore si rivolge alla Marchesa chiamandola "divina". Nello stesso anno, Boldini eseguì il "Ritratto della Marchesa Casati con un levriero" (collezione Andrew Lloyd Webber: ripr. in Dini, 2002, vol. III, tomo II, n. 967).La bellezza fatale di Luisa Casati incarnava perfettamente l'ideale boldiniano della maturità, pienamente espresso in grandi ritratti di donne slanciate in pose disinvolte e abiti alla moda: divenne, pertanto, una delle sue modelle predilette. Il "ritratto della Marchesa Casati con penne di pavone" è assegnato dalla bibliografia al periodo 1911-1913/1914, basandosi sui riferimenti che Boldini, nelle lettere alla Marchesa, sembra fare all'opera (Cardona, 1951, pp. 149-150, 152; Mauriés, 1987, pp. 39-41, 149-152; Marcenaro, 1987, n. 36; Piantoni - Venturoli, 1990, n. XXXIV, p. 265;): Boldini lavorò sul dipinto a più riprese, senza probabilmente mai ritenerlo del tutto compiuto. Esso, infatti, secondo le testimonianze della vedova Boldini, non uscì mai dal suo studio (cfr. Cardona, op. cit.; A.Villari in Boldini, 2005, p. 266): tuttavia, un non precisato ritratto della Marchesa Casati risulta esposto nel 1914 nella sala XIII della II Secessione Romana (cfr. Stringa, 2010, op. cit.). Anche questo ritratto, come quello del 1908, doveva inizialmente raffigurare la Marchesa assieme ai suoi cani, "più volte comparsi e scomparsi sotto il pennello del pittore" (Cardona,1951, p. 150). Luisa Casati veniva spesso ritratta in compagnia di animali, anche esotici, per i quali nutriva una grande passione: la GNAM conserva cinque studi a matita di Boldini, acquistati presso la vedova dell'artista, raffiguranti la Marchesa con i suoi levrieri. I continui interventi sulla tela ne hanno accentuato il senso di movimento - già presente grazie alla posa ardita dell'effigiata - e quella tendenza all'astrazione che avrebbe caratterizzato la fase matura della produzione boldiniana. L'opera, entrata nel 1942 nella raccolta Fassini di Roma, è appartenuta a Franco Palma, il quale l'ha donata alla GNAM nel 1960.
bibliografiaCardona( 1951)pp. 149-150, 152; Vaughan( 1938)n. 8; Cecchi( 1962)p. 227 (ripr.); Argentieri( 1970)n. 159; Camesasca( 1970)n. 529 bis; Bairati-Jullian-Falkus-Monelli( 1977)pp. 58-59; Reynolds( 1984)n. 28; Marcenaro( 1987)n. 36; Piantoni-Venturoli( 1990)n.
definizionedipinto
regioneLazio
provinciaRoma
comuneRoma
indirizzoViale delle Belle Arti 131
ente schedatoreS 51
ente competenteS 51
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Bertozzi F.; Funzionario responsabile: Compilatore scheda: Carrera M.; Funzionario responsabile: Piantoni G.Frezzotti S.
anno creazione1997; 2011
latitudine41.916344
longitudine12.482229

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