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Opera d'arte Pietà di Palestrina di Buonarroti Michelangelo (1475/ 1564), a Firenze

L'opera d'arte Pietà di Palestrina di Buonarroti Michelangelo (1475/ 1564), - codice 09 00281987 di Buonarroti Michelangelo (1475/ 1564), si trova nel comune di Firenze, capoluogo dell'omonima provincia sita in monastero, benedettino femminile, Monastero di S. Niccolò di Cafaggio ora Galleria dell'Accademia, via Ricasoli, 58/60, Galleria dell'Accademia, piano terreno, galleria dei Prigioni
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bene culturalegruppo scultoreo
titoloPietà di Palestrina
soggettoCristo in pietà tra la Madonna e San Giovanni Evangelista
tipo schedaOA_3.00
codice univoco09 00281987
localizzazioneItalia, Toscana, FI, Firenzevia Ricasoli, 58/60
contenitoremonastero, benedettino femminile, Monastero di S. Niccolò di Cafaggio ora Galleria dell'Accademia, via Ricasoli, 58/60, Galleria dell'Accademia, piano terreno, galleria dei Prigioni
datazionesec. XVI ; 1547 (ca) - 1559 (ca) [bibliografia]
autoreBuonarroti Michelangelo (1475/ 1564),
materia tecnicamarmo/ scultura
misurecm, alt. 251.5, largh. 134, prof. 78,
condizione giuridicaproprietà Stato, Ministero per i Beni e le Attività Culturali
dati analiticiNR (recupero pregresso)Soggetti sacri. Personaggi: Madonna; Cristo; San Giovanni Evangelista. Decorazioni: ovoli; dardi; motivi fogliacei.
notizie storico-criticheProviene dalla cappella funeraria Barberini in Santa Rosalia a Palestrina; donata allo Stato nel 1936, nel 1940 pervenne alla Galleria dell'Accademia. Purtroppo mancano dati precisi sulla sua collocazione originale. Romanelli (1967) suggerisce che, dati i legami tra Michelangelo e Vittoria Colonna, possa provenire dalle collezioni di questa famiglia, proprietaria di Palestrina nel Cinquecento. Grenier (1907) ipotizza invece che possa esser giunta a Palestrina con i Farnese, che si impossessarono del feudo negli anni quaranta del sec. XVI. Altri studiosi ritengono che questa sia la "Pietà" michelangiolesca ritrovata a Roma nel sec. XVII. Che scrive ritiene che se all'epoca l'opera era ritenuta di Michelangelo, il passaggio a Palestrina deve essere avvenuto dopo la metà del Seicento, perché lo Suaresius nel 1655 tace sul suo conto. Tra le sculture di grandi dimensioni attribuite a Michelangelo la 'Pietà di Palestrina' è l'unica sulla quale tacciono sia le biografie cinquecentesche che le fonti di archivio. Il primo a citare il gruppo scultoreo come opera del Buonarroti fu il Cecconi nel 1756, seguito a distanza di più di cento anni dal Gori, anche se nel frattempo il Petrini e il Nibby avevano avanzato ipotesi attributive secentesche. La mancanza di documentazione antica ha dato luogo ad una lunga discussione della critica sulla paternità della 'Pietà' sviluppatosi soprattutto dopo la pubblicazione dell'opera da parte del Grenier che la riteneva un originale del grande scultore fiorentino. Per l'elenco dei numerosi studiosi, forse la maggioranza (tra cui il Toesca) che si sono pronunciati a favore di una paternità michelangiolesca (per lo meno parziale) si rimanda ai testi di de Tolnay (1960) , Barocchi e Baldini (1973), i quali riassumono anche i nomi e le motivazioni dei critici che, a partire da Thode, dubitarono dell'autografia. Ciò su cui tutti gli studi sembrano concordare è il legame esistente tra la scultura oggi conservata all'Accademia, la 'Pietà Bandini' del Duomo fiorentino, quella Rondanini di Milano, e uno degli schizzi del foglio di Oxford, ma la natura di questo legame è controversa. Mentre per alcuni studiosi questo nesso costituisce una prova sufficiente della paternità michelangiolesca (Grenier, Toesca, Mariani, etc. ) , altri, ravvisando nella scultura sproporzioni, un'insolita morbidezza di modellato e schiacciamento del rilievo, ritengono che l'opera sia stata completata, o eseguita interamente, da un seguace del maestro. Non sono comunque mancati coloro che la giudicano ripassata o addirittura eseguita ispirandosi ai moduli delle tarde 'Pietà' michelangiolesche in epoca berniniana. E in mancanza di documentazione anche la maggior parte delle datazioni suggerite dalla critica che accetta la 'Pietà' dell'Accademia si basano sui rapporti con quella del Duomo (databile tra il 1547 e il 1555) , con quella Rondanini (prima versione iniziata ca. 1552-1553, seconda versione iniziata ca. 1555) e con il disegno di Oxford (che il de Tolnay data ca. 1552) . Fanno eccezione Grenier e Russoli che sembrano mettere il gruppo scultoreo in rapporto con gli affreschi della cappella Paolina (1542-ca. 1550) . Per la 'Pietà di Palestrina' lo scultore ha utilizzato un blocco di marmo già impiegato in antichità per una costruzione come indica la presenza di decorazioni sul retro. Ciò potrebbe spiegare l'appiattimento del rilievo notato da Wilde.
altra localizzazioneluogo di provenienza: Lazio, RM, Palestrina
altre attribuzioniMichelangelo/ seguaceMichelangelo e scultore secentescoSangallo Francesco daBernini Gian LorenzoBernini Gian Lorenzo/ scuolaMenghini Niccolò
bibliografiaCecconi L.( 1756)p. 111; Petrini P.( 1795)p. 259; Nibby A.( 1837); Gori F.( 1875)p. 7; Grenier A.( 1907)pp. 177-194; Thode H.( 1908-1913)v. II, pp. 281-282; Wallerstein V.( 1914)pp. 325-332; Toesca P.( 1938-1939)pp. 105-110; Mariani V.( 1939)pp. 3-12; De
definizionegruppo scultoreo
regioneToscana
provinciaFirenze
comuneFirenze
indirizzovia Ricasoli, 58/60
ente schedatoreS156
ente competenteS156
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Goldenberg L.; Funzionario responsabile: de Luca F.; Trascrizione per informatizzazione: ARTPAST/ Caldini R. (2006); Aggiornamento-revisione: Caldini R. (2005), Referente scientifico: NR (recupero pregresso); ARTPAST/ Caldini R. (2006)
anno creazione1988
anno modifica2005; 2006
latitudine43.777035
longitudine11.258756

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