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Opera d'arte vocazione degli apostoli di Strozzi Zanobi di Benedetto (1412/ 1468), Torelli Filippo (1409/ 1468), a Firenze

L'opera d'arte vocazione degli apostoli di Strozzi Zanobi di Benedetto (1412/ 1468), Torelli Filippo (1409/ 1468), - codice 09 00646171 - 2.1 di Strozzi Zanobi di Benedetto (1412/ 1468), Torelli Filippo (1409/ 1468), si trova nel comune di Firenze, capoluogo dell'omonima provincia sita in convento, domenicano, Convento di S. Marco, Chiesa e convento di S. Marco, P.zza S. Marco, 3, Museo di S. Marco, Biblioteca
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bene culturaleminiatura, c. 1r
soggettovocazione degli apostoli
tipo schedaOA_3.00
codice univoco09 00646171 - 2.1
localizzazioneITALIA, Toscana, FI, FirenzeP.zza S. Marco, 3
contenitoreconvento, domenicano, Convento di S. Marco, Chiesa e convento di S. Marco, P.zza S. Marco, 3, Museo di S. Marco, Biblioteca
datazionesec. XV ; 1446 - 1446 [documentazione]
autoreStrozzi Zanobi di Benedetto (1412/ 1468), Torelli Filippo (1409/ 1468),
materia tecnicapergamena/ miniaturagesso/ doratura
misuremm, alt. 162, largh. 153,
condizione giuridicaproprietà Stato, MInistero per i Beni e le Attività Culturali
dati analiticiIniziale fogliata grande con storia e fregio su tre margini E (Estote fortes in bello). Il corpo della lettera è avorio e da esso fuoriescono le numerose foglie che vanno a formare il fregio. Tra le volute vegetali sono due farfalle posate sui fiori e un uccello dal piumaggio fantastico. La scena è ambientata in un paesaggio di campagna, in un grande prato fiorito con margherite e bacche rosse; sullo sfondo, grigie colline accentuano la profondità digradando verso l'orizzonte e assumendo un colore azzurrino; in primo piano è una roccia con la funzione di introdurre alla scena di Cristo che narra agli apostoli il loro martirio. Gesù è in posizione centrale e con il dito della mano indica il cielo promesso dopo il martirio e volge lo sguardo verso Pietro che gli è accanto, riconoscibile per la barba e i capelli bianchi e per il mantello giallo. Alle spalle dell'apostolo è Andrea, con la veste azzurra e il mantello verde, e in secondo piano sono riconoscibili le teste di Giovanni e Paolo; gli altri apostoli sono sintetizzati nella sola rappresentazione delle aureole. Davanti al gruppo di Cristo e gli apostoli è una scena di martirio con un santo inginocchiato in terra con le mani legate dietro la schiena, gli occhi bendati, la testa reclinata verso terra con il boia pronto a colpirePersonaggi: Cristo; San Pietro; Sant'Andrea; San Giovanni; San Paolo; apostoli. Figure maschili: soldato; martire. Abbigliamento. Armi: spada. Paesaggi. Montagne. Pianeti. Fiori. Animali fantastici: (nel fregio) due uccelli. Animali: (nel fregio) due farfalle. Fiori: (nel fregio).
notizie storico-criticheIl codice è identificabile con l'Antifonario Comune contenente il Comune dei Santi e parti aggiunte successivamente con le celebrazioni per sant'Antonino, le cui iniziali sono state affidate a Zanobi Strozzi per le figure e Filippo di Matteo Torelli per la parte ornamentale, come ricordato nel passo della Cronaca del convento che documenta i codici (Firenze, Biblioteca medicea Laurenziana, Libro di Ricordanze, Fondo di San Marco, n. 902, Ricordanze A) pubblicato per la prima volta da Mirella Levi D'Ancona (1962, pp. 265-266). Dallo stesso documento si apprende che il testo è stato scritto da Fra Benedetto dal Mugello nel 1445-1446, con iniziali filigranate realizzate da un calligrafo fiorentino, probabilmente della bottega di Filippo di Matteo Torelli, e rilegato da Vespasiano da Bisticci nel 1446, come testimoniato sia nella Cronaca del convento che nel Libro delle Ricordanze dello stesso Vespasiano. Zanobi Strozzi ricevette la commissione per la realizzazione dell'intero ciclo corale per il convento di San Marco tramite l'Angelico, che ne stimò anche il pagamento. Ciò avvenne a conclusione del generale rinnovamento voluto da Cosimo de' Medici e portato avanti, fin dal 1438, da Michelozzo, per quanto riguarda l'architettura, e dall'Angelico per la parte pittorica: lo stemma mediceo, infatti, oltre ad essere presente in molte parti del convento, campeggia nella maggior parte delle legature e in alcune miniature. Questo gruppo di codici si presenta, quindi, particolarmente omogeneo nella scelta delle misure, nelle impostazioni delle decorazioni a piena pagina ornate dai fregi del Torelli, nelle scelte cromatiche e nell'illustrazione delle feste principali, con iniziali istoriate e figurate, tutte riconducibili ai santi legati all'Ordine domenicano. Uno dei primi studiosi che si cimentarono nell'identificazione dei codici fu Paolo D'Ancona (1914, v. I pp. 53-56; v. II pp. 346-356), preceduto soltanto dal Marchese (1869, V. I, pp. 232-252) e dal Rondoni (1876, pp. 34-39) che attribuirono l'intero ciclo a Fra Benedetto dal Mugello, fratello dell'Angelico, fraintendendo, però, i documenti che lo videro coinvolto soltanto come scriba tra il 1445 e il 1448, anno di interruzione a causa della morte per la peste; i testi furono così conclusi nel 1451-1452 da Frate Giovanni da Santa Croce e Frate Gianni di Guido Barbiere, anch'egli di Santa Croce. Attraverso una rilettura dei numerosi documenti (D'Ancona 1908, pp. 94-95; Collobi Ragghianti 1950, pp. 18, 19, 26) e grazie all'opera della Levi D'Ancona (1962, pp. 105-106) è stato possibile datare e attribuire l'intero corpus delle opere realizzate in collaborazione da Zanobi e Filippo. Grazie ai documenti è possibile connotare cronologicamente ciascun codice realizzato tra il 1446 e il 1454, periodo durante il quale sembrerebbe ci sia stato un arresto dei lavori, tra il 1448 e il 1450, durante la realizzazione del Graduale 515. I primi codici ad essere stati miniati sono gli Antifonari (Invv. 522, 517, 518, 520, 521), conclusi entro il 1448; i lavori proseguirono con il ciclo dei Graduali (Invv. 515, 524, 528, 526, 527, 516) fino al 1454. Questi sono gli anni in cui si nota un sostanziale miglioramento delle capacità artistiche del miniatore probabilmente perché lavorò molto costantemente anche in pittura, rimanendo sempre in contatto con l'Angelico. Le capacità di Zanobi vanno cercate soprattutto nel sapiente modo di accordare i colori dei paesaggi con quelli delle figure elegantemente vestite, tanto da farne uno dei più delicati miniatori fiorentini della seconda metà del XV secolo. La parte decorativa dei fregi si deve a Filippo di Matteo Torelli, figlio di uno dei miniatori attivi all'interno della Scuola degli Angeli, che, attraverso animali dal piumaggio variopinto, farfalle, fiori e testine caricaturali, regala un aspetto favolistico ai fregi che deriva dalla tradizione dei bestiari medievali del Duecento (Garzelli 1985).
committenzaCosimo de' Medici il Vecchio
bibliografiaMilanesi G.( 1850)p. 187; Marchese V.( 1869)V. I, pp. 232-252; Rondoni F.( 1876)p. 38, n. 8; Vasari G.( 1878-1885)pp. 505, 521, 528 nota 1; D'Ancona P.( 1908)pp. 87-95; D'Ancona P.( 1914)v. I pp. 53-56, v. II pp. 346-356 n. 765; Collobi Ragghianti L.( 195
definizioneminiatura
regioneToscana
provinciaFirenze
comuneFirenze
indirizzoP.zza S. Marco, 3
ente schedatoreS156
ente competenteS156
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Giacomelli S.; Funzionario responsabile: Scudieri M.Sframeli M.
anno creazione2007
latitudine43.778115
longitudine11.258818

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