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Opera d'arte simbolo di San Giovanni Evangelista: aquila di Vecellio Tiziano (1488-1490/ 1576), a Venezia

L'opera d'arte simbolo di San Giovanni Evangelista: aquila di Vecellio Tiziano (1488-1490/ 1576), - codice 05 00402407 di Vecellio Tiziano (1488-1490/ 1576), si trova nel comune di Venezia, capoluogo dell'omonima provincia sita in convento, Convento dei Canonici Lateranensi, ex Convento dei Canonici Lateranensi, Dorsoduro, 1050, Gallerie dell'Accademia, Quadreria
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bene culturaledipinto, elemento d'insieme
soggettosimbolo di San Giovanni Evangelista: aquila
tipo schedaOA_3.00
codice univoco05 00402407
localizzazioneItalia, Veneto, VE, VeneziaDorsoduro, 1050
contenitoreconvento, Convento dei Canonici Lateranensi, ex Convento dei Canonici Lateranensi, Dorsoduro, 1050, Gallerie dell'Accademia, Quadreria
datazionesec. XVI prima metà; 1544 (ca.) - 1546 (ca.) [NR (recupero pregresso)]
autoreVecellio Tiziano (1488-1490/ 1576),
materia tecnicatavola/ pittura a olio
misurealt. 495, largh. 1980,
condizione giuridicaproprietà Stato, Ministero per i Beni e le Attività Culturali
dati analiticiNR (recupero pregresso)Soggetti sacri: aquila simbolo di San Giovanni Evangelista tra cortine ret te da quattro putti.
notizie storico-criticheFacevano originariamente parte insieme alla "Visione di san Giovanni Evang elista a Patmos", oggi alla National Gallery di Washington e ad altri 11 p annelli, che non sono esposti, della decorazione del soffitto della sala d ell'albergo di San Giovanni Evangelista. Soffitto attribuito a Tiziano dal Sansovino (1581) e da tutte le altre fonti. Si trattava di un complesso c omposto originariamente da 21 dipinti, uno dei quali, una "coppia di putti ", andò perduto prima del trasferimento all'Accademia (Zanotto 1833), nel 1812, quando, in seguito alle soppressioni, il manufatto fu smontato e dis perso. Esso doveva integrarsi, come il soffitto di Santo Spirito in Isola, con una ricca cornice intagliata e dorata "fatta di un raro legno di tigl io non soggetto al tarlo". Forse la traccia di un probabile disegno per la cornice è reperibile nell'intaglio, ancor oggi visibile sul retro della t avola col simbolo dell'evangelista Matteo (Nepi Sciré 1990). Le tavolette furono esposte nel 1843 nella "Sala delle Riduzioni accademiche" e in quel l'occasione il pittore Giuseppe Amedeo Lorenzi eseguì su tela per completa mento un comparto quadrato con un "Cherubino" e un altro rettangolare con le "Tavole della legge". Nell'ordinamento postbellico rimasero solo i quat tro comparti maggiori, restaurati nel 1935 in occasione della mostra su Ti ziano. Nel 1988 furono ricoverati nei depositi, subendo un intervento manu tentorio in occasione della nuova mostra tizianesca del 1990, quando il so ffitto venne ricomposto col dipinto centrale a Venezia e a Washington. Nel l'aprile del 1544, Tiziano veniva interpellato dalla Scuola sull'opportuni tà di tagliare alcuni teleri del ciclo dei miracoli della Croce, per ricav arne delle porte (Schulz 1966). E' probabile che la sua presenza in questo contesto sia da collegare alla commissione del soffitto, soprattutto dal momento che aveva appena terminato quello per Santo Spirito, così stilisti camente affine. Al maestro appartengono senz'altro i disegni preparatori e l'idea generale della composizione che, durante il suo soggiorno romano d al settembre 1544 al giugno 1546, dovette essere continuata dalla bottega. L'esame riflettografico delle quattro tavole coi simboli degli evangelist i rivela come la prima stesura che prevedeva delle semplici volute, sia st ata arricchita con l'introduzione delle figure di nudi virili e dei putti che sollevano i tendaggi, idee che lo stesso Tiziano poté attingere dall'e sperienza romana. Tuttavia per quanto riguarda il "San Marco", esso sembra riprendere specularmente l'andamento e l'espressione del "Guerriero cadut o" del museo archeologico veneziano (Ruggeri 1993). Non si conosce con cer tezza l'originaria disposizione delle tavole intorno al dipinto centrale. In base alla scoperta dei numeri XV e XVII, dietro a una delle teste di ch erubino e a una delle coppie di teste degli stessi, la Gramigna Dian (1990 ) ha ricostruito il complesso, ponendo ai quattro angoli le teste dei sati ri; ai lati dei simboli degli evangelisti alternativamente una testa e due teste di cherubini, e all'esterno i quattro volti femminili, che lo Schul z (1966) aveva ipotizzato all'interno. Tuttavia l'ulteriore rinvenimento d ei numeri XII dietro il simbolo dell'evangelista Marco e XIX dietro quello dell'evangelista Matteo, mette in dubbio la validità di tale ipotesi. Ino ltre la numerazione sembra casuale e comunque eseguita in tempi successivi . La complessa raffigurazione si ispira al libro dell'Apocalisse di Giovan ni (Gramigna Dian). Nell'immagine centrale, l'evangelista ha in Patmos la visione escatologica e avviene il confronto tra il bene (cherubini) e il m ale (satiri demoniaci). Successivamente (libro IV) il cielo, simboleggiato dai velari che vengono aperti, si squarcia e gli appaiono i simboli degli evangelisti. Mentre le anfore dorate sorrette dai nudi ai lati di Luca e Marco sono le coppe "colme di profumi", allusive alle preghiere dei santi.
bibliografiaMoschini Marconi S.( 1962)pp. 262-263, n. 454d; Schulz J.( 1966)pp. 89-94; Schulz J.( 1968)pp. 84-85; Pallucchini R.( 1969)p. 91; Panofsky E.( 1969)pp. 35-36; Wethey H.E.( 1969)p. 138; Pignatti T.( 1981)p. 48; Nepi Scire' G./ Valcanover F.( 1985)p. 180; E
definizionedipinto
regioneVeneto
provinciaVenezia
comuneVenezia
indirizzoDorsoduro, 1050
ente schedatoreS472
ente competenteS472
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Nepi Scirè G.; Funzionario responsabile: Spadavecchia F.; Aggiornamento-revisione: Rizzo P. (2004), Referente scientifico: NR (recupero pregresso); ARTPAST/ Bergamo M. (2006), Referente scientifico: NR (recupero pregresso);
anno creazione1995
anno modifica2004; 2006
latitudine45.431402
longitudine12.328676

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