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Opera d'arte ritratto di Sigismondo Gerdil di Cusa Michele (1799/ 1872), a Torino

L'opera d'arte ritratto di Sigismondo Gerdil di Cusa Michele (1799/ 1872), - codice 01 00201157 di Cusa Michele (1799/ 1872), si trova nel comune di Torino, capoluogo dell'omonima provincia sita in reggia, museo, Palazzo Reale, Piazzetta Reale, Museo di Palazzo Reale, piano I, 21, Galleria del Daniele, parete est, specchiera n. 14, in basso
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bene culturaledipinto, opera isolata
soggettoritratto di Sigismondo Gerdil
tipo schedaOA_3.00
codice univoco01 00201157
localizzazioneItalia, Piemonte, TO, TorinoPiazzetta Reale
contenitorereggia, museo, Palazzo Reale, Piazzetta Reale, Museo di Palazzo Reale, piano I, 21, Galleria del Daniele, parete est, specchiera n. 14, in basso
datazionesec. XIX secondo quarto; 1840 - 1840 [documentazione; bibliografia]
autoreCusa Michele (1799/ 1872),
materia tecnicatela/ pittura a olio
misurealt. 75.5, largh. 78,
condizione giuridicaproprietà Stato, Ministero per i Beni e le Attività Culturali
dati analiticiDipinto con cornice di legno intagliato e dorato.Ritratti: Sigismondo Gerdil.
notizie storico-criticheIl dipinto, eseguito da Michele Cusa probabilmente verso il 1840, raffigura Sigismondo Gerdil, teologo e moralista, nato in Savoia nel 1718, "Barnabita poi Cardinale, Precettore del Principe di Piemonte, poi Re Carlo Emanuele 4°..." [SBAS TO, Stato dei Quadri ultimamente collocati nella Galleria denominata del Daniel nel Real Palazzo Grande, fol. n. n. (ma n. 8)]. L'autore era nato a Rimella, in Valsesia, nel 1799 e morto nel 1872. Allievo di Giovanni Avondo alla Scuola di disegno di Varallo Sesia, dopo aver soggiornato a Roma, Cusa esegue su commissione di Carlo Alberto due dei ritratti dei Savoia destinati alla Sala del Consiglio del Regio Palazzo, Il Vulnerabile Pietro e una versione della Beata Margherita. Nel 1840, oltre al ritratto del cardinale Sigismondo Gerdil, esegue per la Galleria del Daniel i dipinti raffiguranti San Massimo e il Beato Angelo Carletti di Chivasso (Castelnuovo E.-Rosci M., 1980, v. III, pp. 1426-1427). Il dipinto appartiene ad una serie di cinquantaquattro ritratti rappresentanti insigni personaggi dello Stato Sabaudo, che Carlo Alberto alla fine degli anni trenta volle commissionare ad artisti a lui contemporanei, proponendosi di arredare con una serie iconografica di piemontesi illustri, appositamente eseguita, la Galleria del Daniele che riacquistava così la sua primitiva funzione di quadreria (Pinto S., Torino 1988, p. 26). Nella descrizione di questo ambiente fatta da Rovere nel 1858 le pareti appaiono "...rivestite di tavolati di legno a compartimenti, divisi da lezzene con isfondi a specchi, ricche cornici ed ornamenti intagliati e dorati, e sopra caduna di tali lezzene sono collocati tre quadri dipinti ad olio da artisti contemporanei.." (p. 138). Il programma decorativo era stato concepito ed allestito intorno al 1840, come testimonia la relazione intitolata "Galleria di S. M. 1840. Personaggi illustri nazionali per Soggetti di quadri, busti, ritratti", redatta dal Conte Cesare di Saluzzo di Meneseglio (1778-1853), che allora ricopriva la carica, affidatagli nel 1830 da Carlo Felice, di governatore dei figli di Carlo Alberto. Conservato presso la Soprintendenza dei Beni Artistici e Storici del Piemonte, il manoscritto illustra i criteri di selezione dei personaggi, in cui appaiono privilegiati illustri uomini di chiesa e i nobili tradizionalmente al servizio dei sovrani nell'amministrazione e nell'esercito. I pittori chiamati a realizzare questi dipinti come Giovanni Battista Biscarra, Michele Bertrandi, Pietro Ayres, Michele Cusa, Amedeo Augero, Francesco Marabotti, Camilla Gandolfi Guiscardi, insieme a Ferdinando Cavalleri e a Luigi Gandolfi, rappresentavano i maggiori ritrattisti attivi all'epoca in Piemonte (cfr. Casassa A., La corte, l'aristocrazia, la borghesia nei ritratti e nelle scene d'interno, in Dalmasso F./ Maggio Serra R., Francesco Gonin 1808-1889, catalogo della mostra, Torino 1991, p. 88). Alcuni di questi ritratti risultano già sistemati nella galleria nell'aprile del 1840, come dimostrano alcuni documenti rinvenuti nell'Archivio di Stato di Torino (Sezione Camerale, Fondo Real Casa) da Silvia Ghisotti, dai quali risulta che fin dal 1837 Gabriele Capello lavorava al restauro di cinquantaquattro cornici "predisponendone la numerazione nello scudetto" (cfr. scheda documenti n. 121238), numeri che, nello stesso anno, gli indoratori S. Bonzanigo, P. Fagiani e F. Martini s'impegnavano a dipingere in nero (cfr. scheda documenti n. 121253). Nel 1840 è nuovamente G. Capello ad eseguire "delle cartelle da mettere sotto 43 quadri della Galleria del Daniel, tra i quali il ritratto di Emanuele Filiberto posto nel mezzo" (cfr. scheda documenti n. 121563), su ventisette delle quali Felice Spilmann esegue iscrizioni (cfr. scheda documenti n. 121574). Altri ventisette ritratti vengono trasportati dai laboratori dei rispettivi autori alla Galleria del Daniel nel 1841per opera di Capello, che "li sostituisce ai vecchi quadri e sistema le rispettive cartelle con i nomi" (cfr. scheda documenti n. 121319). ; ; ; ; ;
bibliografiaRovere C.( 1858)p. 142; Castelnuovo E./ Rosci M.( 1980)v. I p. 414 di Mazzocca F.; De Benedetti M.( 1913)p. 57
definizionedipinto
regionePiemonte
provinciaTorino
comuneTorino
indirizzoPiazzetta Reale
ente schedatoreS67
ente competenteS67
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Manchinu P.; Funzionario responsabile: Astrua P.; Aggiornamento-revisione: ARTPAST/ Damiano S. (2007), Referente scientifico: NR (recupero pregresso);
anno creazione2000
anno modifica2007
latitudine45.072658
longitudine7.686346

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