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Opera d'arte ratto delle Sabine di Gimignani Giacinto (1611/ 1681), a Firenze

L'opera d'arte ratto delle Sabine di Gimignani Giacinto (1611/ 1681), - codice 09 00037711 di Gimignani Giacinto (1611/ 1681), si trova nel comune di Firenze, capoluogo dell'omonima provincia sita in monastero, vallombrosano, Monastero di S. Michele a S. Salvi, Chiesa e monastero di S. Michele a S. Salvi, via di S. Salvi, 43, Museo del Cenacolo di Andrea del Sarto, depositi
immagine - immagine non disponibile -
bene culturaledipinto
soggettoratto delle Sabine
tipo schedaOA_3.00
codice univoco09 00037711
localizzazioneItalia, Toscana, FI, Firenzevia di S. Salvi, 43
contenitoremonastero, vallombrosano, Monastero di S. Michele a S. Salvi, Chiesa e monastero di S. Michele a S. Salvi, via di S. Salvi, 43, Museo del Cenacolo di Andrea del Sarto, depositi
datazionesec. XVII ; 1650 (post) - 1660 (ante) [analisi stilistica]
autoreGimignani Giacinto (1611/ 1681),
materia tecnicatela/ pittura a olio
misurecm., alt. 176, largh. 235,
condizione giuridicaproprietà Stato, Ministero per i Beni e le Attività Culturali
dati analiticiNR (recupero pregresso)Personaggi: Romolo. Figure: soldati; donne; bambini. Paesaggi. Architetture: tempio.
notizie storico-criticheNell'inventario del 1881 l'opera è già ubicata nei "magazzini" di San Salvi e in quello del 1890 è attribuita ad un ignoto pittore di scuola romana del XVIII secolo. Turrini nel 1974/1975 (cfr. scheda OA) ritiene il dipinto una copia del "Ratto delle Sabine" di Pietro da Cortona in collezione Sacchetti. L'intuizione dell'estensore dell'inventario del 1890 è senza dubbio corretta. Il quadro infatti denuncia la formazione artistica romana del suo autore. Echi cortoneschi sono presenti nel fondale paesaggistico, nelle fronde degli alberi e nel cielo: mossi e vibranti, ma è altresì presente una forte dipendenza dagli esempi poussiniani e più in generale dalla cultura "accademica" francese e bolognese. Come nel quadro di Poussin, dello stesso soggetto le figure sono come bloccate in una gestualità che diventa statuaria; il supporto disegnativo e fortemente chiaroscurato rafforza il nitore della sospensione istantanea del tempo dei gruppi che articolano la scena. Quindi un'opera seicentesca e non del XVIII secolo, come indica l'inventario del 1890. Da respingere altresì l'indicazione di copia da Pietro da Cortona riferita da Turrini, perchè le varianti sono troppe rispetto al prototipo cortonesco. È su suggerimento della dott.sa Angela Acordon che l'anonimo pittore seicentesco di cultura romana ha preso corpo nel nome di Giacinto Gimignani. Il dipinto fu con ogni probabilità realizzato nel corso degli anni Cinquanta quando Gimignani era a Firenze e lavorava al servizio del Granduca Ferdinando II per le arazzerie medicee. In questi anni il pittore pistoiese realizzò, fra l'altro, un Ratto delle Sabine per l'arredo del Palazzo pistoiese della famiglia Rospignosi. Ed è proprio a quest'opera che dobbiamo fare riferimento, perchè sorprendenti sono le similitudini. Stessa impaginazione: tempio dorico sulla destra con drappo, con Romolo seduto nell'atto di comandare, fronde di alberi sulla sinistra che inquadrano una slontananza paesistica, scena articolata in gruppi di figure in primo piano. Le figure sono modellate con lo stesso disegno inciso e cristallino, il chiaroscuro è usato come improvvisi coni d'ombra, i volti femminili hanno lo stesso ovale e sguardo dolente, pacato e infine i soldati indossano identiche armature.
bibliografiaBlunt A.( 1967); Di Domenico Cortese G.( 1967)p. 198; Briganti G.( 1982); Pittura Italia( 1988-1989)p. 764
definizionedipinto
regioneToscana
provinciaFirenze
comuneFirenze
indirizzovia di S. Salvi, 43
ente schedatoreS17
ente competenteS417
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Turrini S.; Funzionario responsabile: Damiani G.; Aggiornamento-revisione: Agresti R. (1994), Referente scientifico: NR (recupero pregresso); ARTPAST (2006), Referente scientifico: NR (recupero pregresso);
anno creazione1975
anno modifica1994; 2006
latitudine43.803968
longitudine11.275909

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