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Opera d'arte Profeti o apostoli a Pisa

L'opera d'arte Profeti o apostoli - codice 09 00235770 si trova nel comune di Pisa, capoluogo dell'omonima provincia sita in palazzo, museo, Museo Nazionale di S. Matteo, Lungarno Mediceo, Museo Nazionale di S. Matteo
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bene culturalepennacchio
soggettoProfeti o apostoli
tipo schedaOA_3.00
codice univoco09 00235770
localizzazioneItalia, Toscana, PI, PisaLungarno Mediceo
contenitorepalazzo, museo, Museo Nazionale di S. Matteo, Lungarno Mediceo, Museo Nazionale di S. Matteo
datazionesec. XIV seconda metà; 1350 - 1399 [analisi stilistica]
ambito culturalebottega pisana(NR (recupero pregresso))
materia tecnicamarmo
condizione giuridicadetenzione Stato, Museo Nazionale San Matteo
dati analiticiPennacchioNR (recupero pregresso)
notizie storico-criticheL'originaria ubicazione dei quattro pennacchi è ignota prima del loro ritrovamento nei "magazzini" dell'Opera. In Camposanto, una coppia venne addossata a parete sotto il "Miracolo di S. Potito", con al centro il busto del Redentore benedicente (09/00235646); l'altra coppia venne invece collocata sotto le "Altre sventure di Giobbe" con al centro un frammento di busto (0 9/00235647). Nella seconda metà dell'Ottocento, pur mantenendo la stessa disposizione, i quattro pennacchi vengono avvicinati e trasferiti sotto il "Giudizio Universale" (foto AFOP 140). Nel 1935 sono esposti, con diverso accoppiamento, nel Museo dell'Opera del Duomo (sala del Candelabro); passa ti ai depositi della Primaziale, dal 1986 si conservano presso il Museo Nazionale di S. Matteo. Stando alle note di Lasinio, tre di questi pennacchi sarebbero stati ritrovati reimpiegati, nei magazzini dell'Opera, come conca per contenere la calce per imbiancare, il quarto risultava "dietro ad un camino, incassato nel muro dalla parte dell'Orto dell'Opera" (LASINIO 1831 , p. 5). Sia Da Morrona (che li ricorda già nel 1812) che Lasinio riteneva no che questi frammenti d'arco facessero in origine parte del pulpito di Giovanni Pisano; il collegamento, ovviamente da escludere, è ancora citato da Bacci (1926), che però crede erroneamente che i pezzi ritrovati da Lasinio nei magazzini non fossero questi, ma veri resti del pulpito giovannesco. In realtà è tuttora incerta la tipologia dell'insieme al quale dovevano appartenere i pennacchi, forse con altri elementi perduti; potrebbe tratta rsi di un monumento funebre ad edicola, di un ciborio, oppure i frammenti potevano essere inseriti nella decorazione di finestroni gotici, come pensa Carli. Incerta anche l'iconografia; le tre figure con rotulo farebbero pensare a Profeti, ma il quarto personaggio tiene in mano un libro chiuso, e sembrerebbe piuttosto un Apostolo. Poco considerate dalla storiografia, i pennacchi sono stati riferiti ad "arte in ritardo dei primi del Quattrocento" da Papini, mentre Carli li riporta alla seconda metà del secolo precedente, come espressioni di una tendenza artistica "rozza elaboratrice di elementi della scuola pisana unitariamente a tarde reminiscenze e manierismi di stampo romanico". Sia Papini che Carli notano inoltre giustamente che le due coppie, benché evidentemente appartenenti ad un medesimo complesso, sembrano in effetti scolpite da due mani diverse. La figura col libro e la sua attuale compagna col rotulo (c-d) presentano teste fortemente rilevate dal piano e capigliature e barbe intensamente lavorate a trapano; le altre due, concepite in piena frontalità, sono realizzate in un rilievo più appiattito e in modi più morbidi. L'eventuale diversità di mano deve comuque essere intesa come esecuzione da parte di due differenti collaboratori all'interno di una stessa bottega, sulla base di modelli e concezioni di fondo unitarie. La qualità delle opere non sembra poi così scarsa come farebbero supporre le definizioni di Papini e Carli; appare però difficile col locare con sicurezza i pennacchi all'interno della produzione pisana del Trecento. Mancano infatti termini di confronto persuasivi, se si esclude un a vicinanza della coppia più rilevata (c-d) con i modi del "Maestro della tomba Fieschi", soprattutto per l'uso insistito del trapano e una certa de formazione delle proporzioni. Appare per ora opportuno limitarsi ad indica re per questi pennacchi una datazione nella seconda metà del secolo; qualche chiarimento potrà in futuro venire da un eventuale riconoscimento del complesso originario, che il ritrovamento lasiniano dei pezzi nei magazzini dell'Opera lascia supporre ubicato in qualcuno degli edifici della piazza del Duomo.
altra localizzazioneluogo di provenienza: Toscana, PI, Pisa; luogo di provenienza: Toscana, PI, Pisa; luogo di provenienza: Toscana, PI, Pisa
bibliografiaMarmi Lasinio( 1993)pp. 264-266
definizionepennacchio
regioneToscana
provinciaPisa
comunePisa
indirizzoLungarno Mediceo
ente schedatoreS39
ente competenteS39
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Casini C.; Funzionario responsabile: Baracchini C.; Trascrizione per informatizzazione: Venturini S. (2002); Aggiornamento-revisione: Novello R. (1993), Referente scientifico: NR (recupero pregresso); ARTPAST (2006), Referente scientif
anno creazione1989
anno modifica1993; 2006
latitudine43.714520
longitudine10.407090

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