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Opera d'arte natività di Gesù di Simone Camaldolese (notizie 1381-1389), a Firenze

L'opera d'arte natività di Gesù di Simone Camaldolese (notizie 1381-1389), - codice 09 00645708 - 3.1 di Simone Camaldolese (notizie 1381-1389), si trova nel comune di Firenze, capoluogo dell'omonima provincia sita in convento, domenicano, Convento di S. Marco, Chiesa e convento di S. Marco, P.zza S. Marco, 3, Museo di S. Marco, Biblioteca
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bene culturaleminiatura, c. 6r
soggettonatività di Gesù
tipo schedaOA_3.00
codice univoco09 00645708 - 3.1
localizzazioneITALIA, Firenze, FI, FirenzeP.zza S. Marco, 3
contenitoreconvento, domenicano, Convento di S. Marco, Chiesa e convento di S. Marco, P.zza S. Marco, 3, Museo di S. Marco, Biblioteca
datazionesec. XIV ; 1388 - 1389 [bibliografia; analisi stilistica documentazione]
autoreSimone Camaldolese (notizie 1381-1389),
materia tecnicapergamena/ pittura a temperagesso/ doraturapergamena/ miniatura
misuremm, alt. 215, largh. 175,
condizione giuridicaproprietà Stato, MInistero per i Beni e le Attività Culturali
dati analiticiIniziale istoriata grande caudata H (Hodie nobis), rubr. a c. 5v, Responsorius. Campo in foglia d'oro, corpo della lettera arancione decorato con foglie che vanno a formare il lungo fregio che si estende sui margini interno e inferiore, dove si trovano due uccelli fantastici dal piumaggio maculato. Sul fondo sono, in primo piano, la Vergine e san Giuseppe inginocchiati con le mani al petto che guardano il Bambino in fasce, coperto da una mantello rosso e posato dentro la mangiatoia; sulla sinistra sono due frati; sotto la capanna sono anche il bue e l'asino, sopra la stella.Abbigliamento: (Vergine) veste rosa; mantello azzurro; (San Giuseppe) veste arancione; mantello verde; (Gesù) fasce bianche; mantello rosso. Animali: bue; asino. Animali fantastici: (nel fregio) due uccelli. Costruzioni: capanna. Figure maschili: due pastori. Oggetti: mangiatoia; bastone. Personaggi: Vergine; Bambino; San Giuseppe. Soggetti sacri: natività di Gesù. Attributi: (Vergine) stella.
notizie storico-criticheIl codice fa parte del gruppo di corali provenienti dalla chiesa di Santa Maria del Carmine di Firenze che, nella seconda metà dell'Ottocento, in seguito alle soppressioni napoleoniche, entrarono a far parte della collezione del Museo di San Marco. L'attribuzione del Rondoni (1876, p. 75 n. 57) a un Ignoto miniatore del secolo XV fu ripresa anche dal D'Ancona (1914, V. II, I, pp. 205-206, n. 241) il quale specificò che l'artista doveva far parte, molto probabilmente, di una equipe di miniatori che sembra essere al lavoro, nei primi decenni del secolo, in tutti i codici del Carmine. Egli, infatti, distingue più mani: una molto raffinata nei libri segnati T (571), Q (572), un'altra più incerta nei libri M (574), H (573), V (575), G (577), R (578), I (579), C (569) e una terza riconducibile a un discepolo di Lorenzo Monaco nel libro E (576). Fu il Salmi, per primo, ad attribuire l'intero gruppo a Don Simone camaldolese (1954, pp. 43-44), attribuzione confermata dalla Levi D'Ancona (1962, pp. 239-240, 422) che identificò parte dei codici provenienti dal Carmine (Invv. 571, 572, 575, 577, 578, 579) con i cinque in cui Don Simone Camaldolese eseguì 30 miniature fra il 23 febbraio del 1388 e l'aprile del 1389 e che furono rilegati da Frate Giovanni Andrea, secondo i documenti da lei pubblicati. La studiosa, inoltre, precisa che attualmente gli originari cinque volumi sono sei poiché quelli segnati 571 e 575 formavano un volume unico prima del 1473. Il miniatore camaldolese, che firma un codice proveniente dal convento di San Pancrazio nel 1381 (Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Cor. Laur. 39) nel quale è scritto che "cum pennello miniavit eum dominus Simon de Senis monachus ordinis camaldulensis", fu, secondo il D'Ancona (1914, V. I, p. 15), "il primo divulgatore di quelle forme, un misto di senese e di fiorentino, alle quali Don Lorenzo Monaco doveva di lì a poco imprimere il suggello della sua alta personalità". Successivamente, Chiarelli (1968(1981), p. 65) attribuisce il gruppo ad un'equipe ruotante intorno a Don Simone e riferisce l'Antifonario T (571) a "Don Simone camaldolese e scuola". Il riferimento del gruppo di codici ad una equipe di miniatori è confermato anche dalla Scudieri (La Miniatura, in La Chiesa e il Convento di San Marco a Firenze, Firenze 1990, V. II, p. 13). Anche Kanter (in Painting an Illumination 1994, p. 188) cita il gruppo di codici realizzati per il Carmine che rappresentano il momento più alto dello stile di Don Simone, caratterizzati da complesse composizioni, da una particolare capacità narrativa, da figure naturalistiche e dall'utilizzo di un'ampia gamma cromatica con forti influenze della scuola dell'Orcagna.
bibliografiaRondoni F.( 1876)p. 75 n. 57; D'Ancona P.( 1914)V. II, I, pp. 205-206, n. 241; Chiarelli R.( 1968)pp. 14, 18, 65; Vasari G.( 1878-1885)V. II, p. 22, note 1, 2; Salmi M.( 1954)pp. 19-21; Levi D'Ancona M.( 1962)pp. 239-240, 422; Boskovits M.( 1972)pp. 35-61
definizioneminiatura
regioneToscana
provinciaFirenze
comuneFirenze
indirizzoP.zza S. Marco, 3
ente schedatoreS156
ente competenteS156
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Giacomelli S.; Funzionario responsabile: Scudieri M.Sframeli M.
anno creazione2007
latitudine43.780708
longitudine11.244817

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