Invernomuto.net

Ho realizzato questo sito per rendere disponibile alla consultazione questa mole enorme di dati altrimenti difficilmente consultabili :)

Opera d'arte Maria Beatrice Ricciarda d'Este d'Austria come Demetra di Pisani Giuseppe (1757/ 1839), a Modena

L'opera d'arte Maria Beatrice Ricciarda d'Este d'Austria come Demetra di Pisani Giuseppe (1757/ 1839), - codice 08 00439261 di Pisani Giuseppe (1757/ 1839), si trova nel comune di Modena, capoluogo dell'omonima provincia sita in palazzo, comunale, Palazzo dei Musei, Palazzo dei Musei, Largo Sant'Agostino, 337, Galleria Estense
immagine - immagine non disponibile -
bene culturalescultura, opera isolata
soggettoMaria Beatrice Ricciarda d'Este d'Austria come Demetra
tipo schedaOA_3.00
codice univoco08 00439261
localizzazioneITALIA, Emilia Romagna, MO, ModenaLargo Sant'Agostino, 337
contenitorepalazzo, comunale, Palazzo dei Musei, Palazzo dei Musei, Largo Sant'Agostino, 337, Galleria Estense
datazionesec. XIX ; 1821 ((?)) - 1839 (ca) [bibliografia; analisi storica]
autorePisani Giuseppe (1757/ 1839),
materia tecnicagesso
misurecm, alt. 75,
condizione giuridicaproprietà Stato, Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico e Etnoantropologico di Modena e Reggio Emilia
dati analiticiBusto in gesso che ritrae Maria Beatrice Ricciarda d'Este. Sul capo è posto un diadema che trattiene i boccoli spartiti con rigida simmetria (desunta dalla ritrattistica romana d'età imperiale), avvolta in vesti classiche. Il cinto del peplo è ornato da un generico motivo antichzzante, con palmette, girali e rosette, il brodo del manto è invece percorso da spighe di grano, attributo di Cerere o Demetra, la dea materna della terra con allusione ai benefici effetti del governo dell'arciduchessa.NR
notizie storico-criticheNel personaggio ritratto è riconoscibile Maria Beatrice Ricciarda d'Este (1750-1829), unica figlia del duca Ercole III e di Maria Teresa Cybo Malaspina. Sostiene l'identificazione il confronto con altre immagini dell'arciduchessa: in primis il ritratto il ritratto giovanile, con diadema sul capo, dipinto dal Raffaelle Giovannetti (Galleria Estense, deposito presso l'Accademia Militare di Modena) o, l'altro, in età più avanzata, attribuito ad Adeodato Malatesta (Galleria Estense, deposito presso l'Archivio di Stato di Modena), ripreso nel 1825 in una tela di Eduard Ender (cfr. Martinelli Braglia 1993, p. 31); Maria Beatrice è riconoscibile anche in una miniatura degli inizi dell'Ottocento (Modena, Museo Civico; ripr. come "Ritratto femminile del sec. XIX" in "Il riordino dei Musei Civici" 1987, p. 17). Nel busto in esame, il richiamo alla statuaria classica ispira anche significati simbolici in chiave celebrativa. Questa effigie con diadema, che trattiene i boccoli spartiti con rigida simmetria, ravvolta in vesti classiche, può evocare la statua di "Letizia Ramorino Bonaparte" scolpita da Antonio Canova nel 1807 (Chatsworth, Devonshire Collection). Vi si colgono echi anche dal un'altra impresa canoviana, il "Monumento a Maria Luigia d'Asburgo come Concordia", giunto nella reggia di Colorno nel 1817 (ora a Parma, Galleria Nazionale), testo figurativo di straordinario succcesso, replicato in busto ed erme (cfr. Martinelli Braglia 1991, pp. 245, 246, 248). Memorie, queste, che nel busto dell'Estense si sovrapposero al suo modello più prossimo: la statua marmorea della stessa arciduchessa eseguita dal carrarese Pietro Fontana per il monumento erettole l'8 novembre del 1824 nella piazza Alberica di Carrara (cfr. Farioli 1995, pp. 12-13). Analogo, rispetto al busto in esame, è il simmetrico disporsi della tunica sul petto, a fitte e sottili pieghettature, nel comune idioma di radice ellenistica; diverso invece l'avvoldersi del drappeggio, in ampio ricasco sotto il punto di vita nella statua carrarese, a enfatizzare la gestualità magniloquente, girato appena sotto il cinto nel busto, come a serrare le forme entro una sigla conclusiva. Convalida l'attribuzione al Pisani anche il fraseggio "compilativo" delle pieghe, sorta di rigida impalcatura. Ma ancora più rimanda al Pisani la fissità ieratica delle sembianze, appena temperata da alcune delicatezze plastiche. L'inedito gesso acquista particolare interesse storico anche per i legami che univano il suo autore all'arciduchessa; sua protettrice già presso la corte di Vienna, procurandogli importanti commissioni, per introdurlo, infine, presso l'Accademia Atestina di Modena, di cui avrebbe ricoperto la direzione dal 1821 al 1839 (cfr. Campori 1873, pp. 182-183). L'iconografia classicista di questo busto sarebbe stata di lì a poco ripresa da un noto discepolo del Pisani, Luigi Mainoni.
bibliografiaMartinelli Braglia G.( 1996)p. 120; AA.VV.( 1987)p. 17; Martinelli Braglia G.( 1991)pp. 245, 246, 248; Farioli E.( 1995)pp. 12-13; Campori G.( 1873)pp. 182-183
definizionescultura
regioneEmilia Romagna
provinciaModena
comuneModena
indirizzoLargo Sant'Agostino, 337
ente schedatoreS28
ente competenteS28
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Salimbeni B.; Funzionario responsabile: Giordani N.
anno creazione2012
latitudine44.648124
longitudine10.921803

oppure puoi cercare...