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Opera d'arte Madonna con Bambino, Cristo benedicente e santi di Jacobello del Fiore (1370/ 1439), a L'Aquila

L'opera d'arte Madonna con Bambino, Cristo benedicente e santi di Jacobello del Fiore (1370/ 1439), - codice 13 00020068 - 0 di Jacobello del Fiore (1370/ 1439), si trova nel comune di L'Aquila, capoluogo dell'omonima provincia sita in Castello, CastelloCInquecentesco, Via Ottavio Colecchi, Museo Nazionale d'Abruzzo, Piano I Stanza V
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bene culturalepolittico
soggettoMadonna con Bambino, Cristo benedicente e santi
tipo schedaOA_3.00
codice univoco13 00020068 - 0
localizzazioneItalia, Abruzzo, AQ, L'AquilaVia Ottavio Colecchi
contenitoreCastello, CastelloCInquecentesco, Via Ottavio Colecchi, Museo Nazionale d'Abruzzo, Piano I Stanza V
datazionesec. XV ; 1420 (ca) - 1430 [analisi stilistica]
autoreJacobello del Fiore (1370/ 1439),
materia tecnicatavola/ pittura a temperatavola/ doratura
misurecm, alt. 192, largh. 165, prof. 12,
condizione giuridicadetenzione Stato, Soprintenenza BSAE per L'Abruzzo
dati analiticiIl polittico si presenta con una complessa struttura che vede una ricca carpenteria inquadrare tavole dipinte su fondo dorato. L'architettura dell'opera è bipartita in due ordini attraverso un'elegante modanatura in legno. Le esili colonnine tortili, sui cui capitelli si impostano archi acuti polilobati, definiscono nicchie entro le quali sono rappresentate le figure sacre e proiettano verso l'alto i pinnacoli che scandiscono la sommità del polittico, creando, insieme con i timpani, un ritmo alternato. Questi ultimi richiamano, attraverso le prominenti foglie di acanto, un gusto gotico fiammeggiante. La predella si presenta aniconica, decorata semplicemente da un intreccio di losanghe rosse e verdi, che richiamano preziose roselline dipinte nei pinnacoli formati dalle nicchie archiacute. Nel registro inferiore le figure sacre rappresentate sono, nell'ordine da sinistra verso destra, San Bartolomeo, San Michele Arcangelo, la Madonna in trono con Bambino, San Silvestro papa (o San Gregorio?) e San Nicola di Bari. Nel registro superiore abbiamo San Biagio, Santa Caterina d'Alessandria, il Cristo benedicente, Santa Dorotea e San'Antonio abate. Tutte le icone hanno le aureole dorate e finemente punzonate, ed enfatizzano l'effetto di prezioso ricamo che deriva dall'intera decorazioneMandonna con Bambino; san Bartolomeo; San Michele Arcangelo; San Silvestro; San Nicola; Cristo benedicente; San Biagio; SAnta Caterina d'Alessandria; Santa Dorotea; Sant'Antonio abate.
notizie storico-criticheL'opera si presenta come emblematica testimonianza della circolazione di artisti lungo la via dell'Adriatico, facendosi eccellente portavoce della cultura del gotico internazionale. Il polittico è stato registrato per la prima volta dal Bertaux come afferente al fenomeno dell'influenza dell'arte veneziana nell'Abruzzo teramano. Enzo Carli lo trovò in stato di semi abbandono nel 1938 e proprio le disastrose condizioni in cui versava hanno alimentato il dibattito critico sulla su paternità, impedendo subito un pieno riferimento a Jacobello del Fiore messo a confronto con il polittico di Teramo, a lui attribuito, raffigurante l'Incoronazione della Vergine, oggi conservato in Cattedrale. Al contrario, è stato considerato autografo da una cospicua parte della critica comprendente Bologna, Gallo, Abbate e Santucci, mentre il Volpe concordava con Pallucchini nel ritenerlo una produzione tarda probabilmente eseguita con la collaborazione del figlio di Jacobello, Ercole. Il Carli, invece, prende le distanze dall'attribuzione, rilevando lo stretto rapporto di relazione con alcuni lavori di Gentile da Fabriano, riferibili al gioco dei chiaro-scuri, all'utilizzo delle ombreggiature e alla delicata stesura dei colori. Sempre il Carli, tuttavia, non dimentica di sottolineare come in un confronto tra l'opera in esame e il polittico teramano, emergano strette affinità riguardo l'abilità nell'intaglio delle raffinate carpenterie, riconosciuta all'interno del territorio piceno tra le Marche e l'Abruzzo come reinterpretazione e rielaborazione locale della cifra tardo gotica internazionale. Non sono mancate proposte alternative come quella di Huter che si è espresso in favore del Maestro di Ceneda, della Torlontano che lo attribuisce al Maestro di Cellino Attanasio o di Andrea De Marchi il quale lo riferisce a Lorenzo da Venezia, attivo anche in Dalmazia. Rilevante fu, in ogni caso, il contributo di maestranze abruzzesi per ciò che riguarda la perizia nell'intaglio e nel cesello, derivante da una ragguardvole tradizione orafa che proprio tra il Trecento e il Quattrocento raggiunse i suoi massimi livelli.
altra localizzazioneluogo di provenienza: ITALIA, Abruzzo, TE, Cellino Attanasio, CELLINO ATTANASIO
bibliografiaBERTAUX, E.( 1898)p. 206; BALZANO, V.( 1910)p. 45; COLASANTI, A.( 1909)p. 86; AURINI, G.( 1914); BERENSON, B.( 1932)p. 232; CARLI E.( 1942)pp. 164-166; BRANDI C.( 1948); CHIERICI U. - BOLOGNA F.( 1948); BOLOGNA, F.( 1952)pp. 7-18; PALLUCCHINI, R.( 1956)p.
definizionepolittico
regioneAbruzzo
provinciaL'Aquila
comuneL'Aquila
indirizzoVia Ottavio Colecchi
ente schedatoreS107
ente competenteS107
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Molinari D.; Funzionario responsabile: Tropea C.; Trascrizione per informatizzazione: CONSORZIO IRIS (L. 84/90) (1990); Aggiornamento-revisione: ARTPAST/ Ludovici E. (2005), Referente scientifico: NR (recupero pregresso); SIGECWEB/Iann
anno creazione1980
anno modifica2005; 2013
latitudine42.396177
longitudine13.424584

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