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Opera d'arte giocatori di morra di Van Laer Pieter Jacobsz detto Bamboccio (1592-1599/ 1642), a Firenze

L'opera d'arte giocatori di morra di Van Laer Pieter Jacobsz detto Bamboccio (1592-1599/ 1642), - codice 09 00022272 di Van Laer Pieter Jacobsz detto Bamboccio (1592-1599/ 1642), si trova nel comune di Firenze, capoluogo dell'omonima provincia sita in monastero, vallombrosano, Monastero di S. Michele a S. Salvi, Chiesa e monastero di S. Michele a S. Salvi, via di S. Salvi, 43, Museo del Cenacolo di Andrea del Sarto, depositi, ex dormitorio
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bene culturaledipinto
soggettogiocatori di morra
tipo schedaOA_3.00
codice univoco09 00022272
localizzazioneItalia, Toscana, FI, Firenzevia di S. Salvi, 43
contenitoremonastero, vallombrosano, Monastero di S. Michele a S. Salvi, Chiesa e monastero di S. Michele a S. Salvi, via di S. Salvi, 43, Museo del Cenacolo di Andrea del Sarto, depositi, ex dormitorio
datazionesec. XVII ; 1600 - 1642 (ante) [analisi stilistica; analisi storica]
autoreVan Laer Pieter Jacobsz detto Bamboccio (1592-1599/ 1642),
materia tecnicalavagna/ pittura a olio
misurealt. 28, largh. 33.5,
condizione giuridicaproprietà Stato, Ministero per i Beni e le Attività Culturali
dati analiticiNR (recupero pregresso)Figure maschili: quattro. Oggetti: scala a pioli; un'asta; carrucola.STEMMI, EMBLEMI, MARCHI: Classe di appartenenza: bollo, Posizione: retro della tavola, Descrizione : G.C.,
notizie storico-criticheIl quadro, attualmente pressocchè illeggibile (colore fortemente annerito, sporco), è descritto negli inventari delle Gallerie (1881 e 1890) senza indicazione di autore ma con una precisa menzione del soggetto. Lo si può quindi identificare in un dipinto già a Palazzo Pitti ("nei mezzanini del Ser.mo Gran Principe nell'andito detto de' Drappellini") così descritto nell'inventario della collezione di Cosimo III stilato nel 1723: "Un quadro su la lavagna alto s. 9.4 largo s. 11.8 entrovi quattro figurine piccole intiere d'huomini che stanno intorno a un Braciere di legno, che uno a sedere su uno sgabello, e due che giocano alla mora, et l'altro ritto; una scala a pioli, un pennello in asta, et un pozzo con Carrucola e fune mano d(e)l Banboccio ador(nament)o simile (intagliato e dorato) seg(nat)o 301.S.P.F." (vedi fonti archivistiche) ( il n. 301 è presente sul verso del dipinto). La sigla "S.P.F.", come informa il compilatore, ne indica la provenienza dalla collezione del Gran Principe Ferdinando. Per tanto il dipinto si può riconoscere in quello, citato (sempre con il n. 301) più sommariamente e senza indicazione di autore nell'inventario del 1713 (c. 10 r.?) del Gran Principe che è stato pubblicato da Marco Chiarini (1975), il quale pur non rintracciando l'opera ne segnala la corrispondenza nell'inventario del 1698 (vedi fonti archivistiche). Infine è possibile rintracciarlo nella descrizione dei dipinti conservati a Palazzo Pitti (vedi fonti archivistiche) compilata nel primissimo Settecento, al numero 301e con il riferimento sempre al Bamboccio. In seguito, come attestano un cartellino e i numeri inventariali sul verso, il dipinto pervenne alla villa del Poggio Imperiale ( i cui inventari sono stati rintracciati e segnalati nel catalogo della mostra a Firenze del 1980 e da C. Innocenti, S.Pozzi e R. Spinelli nella schedatura ministeriale relativa alla villa del 1983). Nell'appendice dell'inventario dell'Imperiale del 1768 (vedi fonti archivistiche) si legge che il dipinto, descritto come "rotto" senza indicazione d'autore con il numero 1436 (numero forse presente, anche se poco leggibile, sul verso), pervenne alla villa dalla Guardaroba Generale il 29 luglio 1780: A partire da questo inventario l'opera è rintracciabile negli inventari successivi della villa dove è descritta come "villani che si scaldano al caldano" senza menzione dell'autore. Nell'inventario del 1784 (vedi fonti archivistiche) l'opera è segnata con il numero 708 (numero presente sul verso) nel "Gabinettino con due Finestre, che una sul Prato di dietro e l'altra di dietro alla cappella segnato di N° 37"; in quello del 1803 (vedi fonti archivistiche) con il numero 608 (presente sul verso); in quello del 1810-1818 (vedi fonti archivistiche) con il numero 2270; in quello del 1818-1836 (vedi fonti archivistiche) con il numero 1659 (in cui è riportato il riferimento all'inventario, non rintracciato, del 1836: c. 76 n. 568, corrispondente al numero segnato .... (del cartellino sul verso); in quello del 1860 (vedi fonti archivistiche) con il numero 2167 (presente sul verso). Un restauro dell'opera, che si presenta urgente, permetterebbe di verificare il riferimento al Bamboccio presente negli inventari antichi.
altra localizzazioneluogo di provenienza: Toscana, FI, Firenze; luogo di provenienza: Toscana, FI, Firenze; luogo di provenienza: Toscana, FI, Firenze
bibliografiaChiarini M.( 1975)p. 66, p. 92, nota 40; Palazzo Vecchio( 1980)p. 364
definizionedipinto
regioneToscana
provinciaFirenze
comuneFirenze
indirizzovia di S. Salvi, 43
ente schedatoreS17
ente competenteS417
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Acordon A.; Funzionario responsabile: Meloni S.; Trascrizione per informatizzazione: ARTPAST/ Pacciani L. (2006); Aggiornamento-revisione: ARTPAST/ Pacciani L. (2006), Referente scientifico: NR (recupero pregresso);
anno creazione1991
anno modifica2006
latitudine43.803968
longitudine11.275909

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