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Opera d'arte figure allegoriche femminili di Canera Anselmo (1530 ca./ post 1584), a Vicenza

L'opera d'arte figure allegoriche femminili di Canera Anselmo (1530 ca./ post 1584), - codice 05 00404410 A - 2 di Canera Anselmo (1530 ca./ post 1584), si trova nel comune di Vicenza, capoluogo dell'omonima provincia sita in palazzo, Palazzo Barbaran da Porto, NR (recupero pregresso), Piano terra, stanza est, soffitto
immagine - immagine non disponibile -
bene culturaledipinto, elemento d'insieme, vela nord
soggettofigure allegoriche femminili
tipo schedaOA_3.00
codice univoco05 00404410 A - 2
localizzazioneItalia, Veneto, VI, VicenzaNR (recupero pregresso)
contenitorepalazzo, Palazzo Barbaran da Porto, NR (recupero pregresso), Piano terra, stanza est, soffitto
datazionesec. XVI ; 1570 - 1599 [analisi stilistica; contesto]
autoreCanera Anselmo (1530 ca./ post 1584),
materia tecnicaintonaco/ pittura a fresco
misurealt. 130, largh. 250,
condizione giuridicaproprietà Stato, Stato Italiano
dati analiticiNR (recupero pregresso)Allegorie-simboli: Tre Grazie. Attributi: (Tre Grazie) vesti; gigli; dado; nodo; ramoscello di mirto; uccellino.
notizie storico-criticheL'attribuzione più attendibile sembra quella avanzata dallo Zorzi (1964), il quale fa il nome di Anselmo Canera: documenti attestano, infatti, la sua presenza al palazzo nel 1579, dopo l'intervento a Palazzo Thiene. Figura artistica indubbiamente minore e confinata entro precisi limiti tecnici ed espressivi, egli si solloca certamente in quella fascia di collaboratori veronesi del Palladio che costituì, nel XVI sec., una specie di casta. Allievo di G. Caroto, influenzato inizialmente da G. Romano, secondo Magagnato (1968) si apre alla maniera post-parmigianesca, facendosene interprete, se pure in tono minore. La Crosato (1962) ne considera l'attività di frescante e gli riconosce doti di colorista. L'iconografia di questo mitico gruppo è piuttosto varia e assume diversi significati. Secondo il Ripa, in questa situazione esso rappresenta la "buona e perfetta amicitia", che secondo gli antichi non ha altro scopo che "il giovare e far beneficio altrui e non lassarsi superare in benevolenza". I fiori (rose o gigli) significano la piacevolezza che ci deve sempre essere tra amici; il dado significa "L'andare e ritornare dei beneficii, come fanno i dadi quando si gioca con essi" (V. iconografia di Venere, protettrice dei giocatori d'azzardo). Il mirto sempreverde indica che l'amicizia deve conservarsi senza mai diminuire. In genere una delle tre stringe la mano o il braccio a un'altra (nodo dell'amicizia, qui simboleggiato dal drappo annodato); inoltre, due sono rivolte verso gli spettatori perchè ricordano che chi riceve un beneficio deve renderlo duplicato al benefattore; una gira le spalle significando che chi fa un beneficio deve scordarsene subito.
bibliografiaRipa C.( 1618)pp. 18-19, 229-230; Piero Valeriano( 1625); Wind E.( 1971)pp. 33-45
definizionedipinto
regioneVeneto
provinciaVicenza
comuneVicenza
indirizzoNR (recupero pregresso)
ente schedatoreS76
ente competenteS118
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Borin C.; Funzionario responsabile: Spiazzi A. M.; Trascrizione per informatizzazione: ARTPAST/ Cappelletti L. (2006); Aggiornamento-revisione: ARTPAST/ Cappelletti L. (2006), Referente scientifico: NR (recupero pregresso);
anno creazione1984
anno modifica2006
latitudine45.545045
longitudine11.553922

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