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Opera d'arte esaltazione della vera croce di Ferri Gesualdo Francesco (1728/ 1788), a Firenze

L'opera d'arte esaltazione della vera croce di Ferri Gesualdo Francesco (1728/ 1788), - codice 09 00227893 di Ferri Gesualdo Francesco (1728/ 1788), si trova nel comune di Firenze, capoluogo dell'omonima provincia
immagine - immagine non disponibile -
bene culturaledipinto
soggettoesaltazione della vera croce
tipo schedaOA_3.00
codice univoco09 00227893
localizzazioneItalia, Toscana, FI, Firenze
datazionesec. XVIII ; 1782 (ca.) - 1782 (ca.) [documentazione]
autoreFerri Gesualdo Francesco (1728/ 1788),
materia tecnicatela/ pittura a olio
misurealt. 370, largh. 205,
condizione giuridicaproprietà Ente pubblico territoriale
dati analiticiNR (recupero pregresso)Personaggi: Eraclio. Figure: vescovo; astanti; soldati; paggio. Abbigliamento: all'antica; contemporaneo. Oggetti: Croce; corona; bandiere. Armi: spade; lance. Animali: cavalli. Vedute: Gerusalemme. Architetture: porta.
notizie storico-criticheIl soggetto della tela tratta un episodio della seconda parte di un poema francese del XII secolo di Gautier d'Arras. La tela del Ferri fu eseguita intorno al 1782, per sostituire, insieme a quella di G. Landi; le due tele del Fabbroni andate distrutte nell'incendio del 1771 e raffiguranti "l'una il miracolo della moltiplicazione dei pani e quella del Crocifisso rimasto illeso durante un incendio, e l'altra la processione del Crocifisso durante la pestilenza" (U. Procacci, p. 175). Gesualdo Ferri giunse presto a Firenze e fu assistito dal fratello sacerdote Antonio Ferri, che lo pose sotto la direzione del pittore Gaetano Piattoli presso cui rimase a lungo. Scoperto dal Conte di Richecourt ministro membro della reggenza, fu inviato da questi a Roma con un assegno di Francesco Stefano. A Roma ebbe vari mecenati, soprattutto il cardinale Domenico Orsini che lo ospitò a casa sua e lo assistè con molte dimostrazioni di stima. A Roma il Ferri apprese altri insegnamenti da Giuseppe Bottani e Pompeo Batoni. Ottenne vari premi nelle Accademie del Campidoglio e, sebbene lontano, fu aggregato fra i soci dell'Accademia del Disegno di Firenze. Lavorò per molte confarternite e chiese parrocchiali della Toscana e nelle ville e nei palazzi di cavalieri fiorentini o prelati romani. Il pittore aveva già lavorato al Carmine prima dell'incendio: era stato infatti chiamato da Roma intorno al 1765 dalla Compagnia di S. Alberto per affrescare uno dei tre scomparti della volta della chiesa (lavoro terminato il 26/10/1769). Quest'opera, purtroppo distrutta, fu ammirata anche dal Granduca Pietro Leopoldo che ottenne dal Ferri una tela con i SS. Pietro e Leopoldo (Moucke F:, V. V). Lavorò anche alla ristrutturazione di Villa di Poggio Imperiale , dove eseguì alcune sovrapporte con scene galanti e pastorellerie assieme ai pittori Antonio Cioli e Stefano Amigoli (O. Panichi, p. 24).
bibliografiaMattei S.( 1869)p. 78; Fantozzi F.( 1842)p. 708; Follini V./ Rastrelli M.( 1789-1802)V. VIII, p. 98; Lumachi F.( 1928)p. 547; Moucke F.( 1752)V. V, p. 34; Panichi O.( 1979)p. 24
definizionedipinto
regioneToscana
provinciaFirenze
comuneFirenze
ente schedatoreS17
ente competenteS128
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Sacchetti L.; Funzionario responsabile: Meloni S.; Trascrizione per informatizzazione: ARTPAST/ Bellini F. (2006); Aggiornamento-revisione: ARTPAST/ Bellini F. (2006), Referente scientifico: NR (recupero pregresso);
anno creazione1990
anno modifica2006

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