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Opera d'arte deposizione di Cristo dalla croce di De Fabris Giuseppe (1790/ 1860), a Agliè

L'opera d'arte deposizione di Cristo dalla croce di De Fabris Giuseppe (1790/ 1860), - codice 01 00036260 di De Fabris Giuseppe (1790/ 1860), si trova nel comune di Agliè nella provincia di Torino sita in castello, museo, Castello Ducale, NR (recupero pregresso), Primo piano nobile, Sala della Deposizione: parete destra
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bene culturalerilievo, opera isolata
soggettodeposizione di Cristo dalla croce
tipo schedaOA_3.00
codice univoco01 00036260
localizzazioneItalia, Piemonte, TO, AglièNR (recupero pregresso)
contenitorecastello, museo, Castello Ducale, NR (recupero pregresso), Primo piano nobile, Sala della Deposizione: parete destra
datazionesec. XIX metà; 1851 - 1851 [data]
autoreDe Fabris Giuseppe (1790/ 1860),
materia tecnicamarmo bianco/ scultura
misurealt. 251, largh. 178, prof. 22,
condizione giuridicaproprietà Stato, Ministero per i Beni e le Attività Culturali
dati analiticiLa scena è animata da otto personaggi tra i quali sono visibili S. Giovanni e Maria Maddalena con la corona di spine. In basso, sulla sinistra appare la Vergine a braccia aperte, mentre con un piede schiaccia un serpente con una mela in bocca.Personaggi: Gesù Cristo; San Giovanni Evangelista; Maddalena; Madonna.
notizie storico-criticheCon il passaggio del Castello al duca di Genova Ferdinando (1822-1855) nel 1849, anno della morte della regina Maria Cristina, le funzioni celebrative e devozionali vengono confinate quasi esclusivamente in ambito scultoreo, come attesta il rilievo eseguito da Giuseppe De Fabris nel 1851, raffigurante la "Deposizione del Cristo dalla Croce". Intorno alla metà del XIX secolo l'opera fu collocata nella sala che da questa prese il nome di "Sala della Deposizione" al primo piano nobile, nella parete destra che tra il marzo e il settembre 1855 vide la chiusura della grande finestra sul cortile, preliminare all'inserimento del grande bassorilievo (cfr. Biancolini D./ Gabrielli E. a cura di, Il Castello di Agliè. Gli Appartamenti e le Collezioni, Torino 2001, pp. 31, 47). Il "Catalogo di dipinti e oggetti d'arte..." compilato in quell'anno dal pittore Francesco Sampietro lo ricorda al numero 62 ormai sistemato nella sua collocazione che sarà poi quella definitiva. Nella "Ricognizione..." del 1857 il bassorilievo è segnalato al numero 274 nella stanza ora indicata come "Vestibolo della Galleria delle Arti N. XXXIII"; le successive inventariazioni compilate nel 1876, 1908, 1927 e 1964 lo registrano rispettivamente ai numeri 9, 832, 2860 e 280.E' interessante ricordare che un'opera di analogo soggetto è già segnalata nelle collezioni del Castello nel 1842, nella Camera d'Udienza di S. M. il Re (n. 42): <>)(ASTO, Duca di Genova, Tenimento di Agliè, mazzo 60, "Inventaro del R. Castello d'Agliè. Parte Seconda contenente La Descrizione di tutti i Mobili fissi ed infissi di proprietà di S. M. La Regina Maria Cristina Compilato il presente in Settembre 1842", fol. 26). Giuseppe De Fabris nacque a Nove (Vicenza) il 19 agosto 1790; nel 1808 si trasferì con la famiglia a Milano, dove fu allievo di Gaetano Monti. A Brera si mise subito in luce ottenendo lusinghieri successi. La prima commissione vera e propria venne dalla Fabbrica del Duomo: la statua in marmo di S. Napoleone (1811). Nel 1814, con una pensione dell'accademia decise di trasferirsi a Roma. La sua produzione fino al 1820 rivela maggiormente l'ispirazione canoviana. Nel 1831 fu nominato reggente perpetuo dell'insigne Pontificia Congregazione de' Virtuosi del Pantheon, carica ch'era stata del Canova. Nel 1832 fu eletto coadiutore alla direzione dei Musei e Gallerie pontificie, diventandone direttore nel 1837; in questo ruolo potè stringere rapporti con personalità della cultura, principi e sovrani. Nel testamento del 1854 l'artista esprime la sua preoccupazione per alcune opere tra cui una "Deposizione dalla Croce", bassorilievo del 1845, ordinato da Maria Cristina di Napoli, regina vedova del re di Sardegna, ed ereditato dal duca di Genova, per il quale, a dieci anni dall'esecuzione, era <<...tuttora pendente la retribuzione delle mie fatiche...>>. Quest'opera, della quale esiste un bel disegno nell'Istituto d'arte De Fabris a Nove, fu lodatissima dai contemporanei come viene testimoniato da vari opuscoli pubblicati a Roma nel 1845, in versi e in prosa di G. D'Este, E. Visconti (in L'Album), E. Marini, A Spinetti e M. C. Gazola (in "Diario di Roma, 19 luglio) (cfr. L. Albertoni Vinco da Sesso, De Fabris Giuseppe, in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma 1987, v. XXXIII, pp. 665-669). L'opera è stata sottoposta ad un intervento di pulitura ad opera della ditta Rosellini & Carli nel 1994.
bibliografiaBiancolini D./ Gabrielli E.( 2001)pp. 31, 47, 94 nota 230; Albertoni Vinco da Sesso L.( 1987)v. XXXIII, p. 667
definizionerilievo
regionePiemonte
provinciaTorino
comuneAgliè
indirizzoNR (recupero pregresso)
ente schedatoreS67
ente competenteS67
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Assandria V.; Funzionario responsabile: Ragusa E.; Trascrizione per informatizzazione: Manchinu P. (2002); Aggiornamento-revisione: Manchinu P. (2002), Referente scientifico: NR (recupero pregresso); ARTPAST/ Rocco A. (2006), Referente
anno creazione1990
anno modifica2002; 2006
latitudine45.366166
longitudine7.775800

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