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Opera d'arte Cristo benedicente di Cincani Bartolomeo detto Montagna (1449 ca./ 1523), a Torino

L'opera d'arte Cristo benedicente di Cincani Bartolomeo detto Montagna (1449 ca./ 1523), - codice 01 00350757 di Cincani Bartolomeo detto Montagna (1449 ca./ 1523), si trova nel comune di Torino, capoluogo dell'omonima provincia sita in palazzo, Manica Nuova, Palazzo Reale, via XX Settembre, 86, Galleria Sabauda
immagine - immagine non disponibile -
bene culturaledipinto, opera isolata
soggettoCristo benedicente
tipo schedaOA_3.00
codice univoco01 00350757
localizzazioneITALIA, Piemonte, TO, Torinovia XX Settembre, 86
contenitorepalazzo, Manica Nuova, Palazzo Reale, via XX Settembre, 86, Galleria Sabauda
datazionesec. XVI inizio; 1502 - 1502 [data]
autoreCincani Bartolomeo detto Montagna (1449 ca./ 1523),
materia tecnicatavola/ pittura a tempera
misurecm, alt. 54, largh. 41,
condizione giuridicaproprietà Stato, Ministero per i Beni e le Attività Culturali
dati analiticiCornice modanata con elementi decorativi fitomorfi in legno con tracce di doratura.Personaggi: Gesù Cristo
notizie storico-criticheContrariamente agli inizi di Bartolomeo Montagna ancora in parte oscuri e sguarniti di opere certe, il Cristo Benedicente della Galleria Sabauda testimonia gli avvii di una fase artistica ben documentata. L’iscrizione che corre sul parapetto ligneo consente di attribuirlo e datarlo esattamente al 5 ottobre 1502. Tale precisazione lo renderebbe riconoscibile in quello ricordato, senza precisazione del soggetto, in una lectio dall’abate Antonio Magrini dell’agosto 1862 nella collezione vicentina del ritrattista Carlo Zanetti. Successivamente dimenticato nei Pittori di Vicenza di Tancredi Borenius, forse a causa della sua permanenza in Russia, transitò prima nella collezione del Principe Woronsoff poi, dopo un breve passaggio in quella di G. Frizzoni a Milano, nel 1911 entrò a far parte di quella pietroburghese di Paul Delaroff, infine fu riversato sul mercato antiquario parigino e acquistato per conto del collezionista torinese Riccardo Gualino. Raggiunse dunque la Pinacoteca torinese a seguito della sua donazione al volgere degli anni venti del secolo scorso. Da allora gli studi non hanno mancato di considerarlo uno dei capisaldi del pittore ad eccezione del Suarez, che nel 1921 lo segnalava ancora a Pietroburgo e - a dispetto dell’iscrizione -lo riteneva quattrocentesco per via del “disegno metallico e contorto”. Il resto della critica lo ha invece descritto e indagato confermando incondizionatamente l’autografia, l’altezza cronologica, che anticipa di poco la Madonna con il Bambino della Galleria Estense dell’aprile 1503, nonché sottolineato la componente belliniana (Puppi, 1962) e il suo carattere prototipiale in rapporto agli altri dipinti di soggetto cristologico del maestro vicentino. Pur mancando al momento ogni riferimento utile a stabilire l’occasione di committenza è plausibile ritenere che venisse portato a termine parallelamente alla pala commissionata dal cardinale Zeno per il Duomo di Vicenza, andata perduta nel corso del Settecento ma documentata dai pagamenti intercorsi tra il 1499 e il 1504. In ogni caso il dipinto precede di un quinquennio il Cristo Benedicente della National Fine Arts di Columbus, già Rotamerendis, che mostra una fase più matura e coerente dal punto di vista pittorico (Puppi, 1962) per l’allargarsi del formato e l’accentuazione dello scorcio della mano destra che lascia intravedere il palmo stigmatizzato. Mentre il Portacroce del Museo Civico di Palazzo Chiericati a Vicenza gli è “fraternamente legato” per la comune caratterizzazione somatica del Sacro Volto, alla quale si associa però un più spiccato patetismo (Villa, 2003, p. 171). La tavola torinese appare infatti più essenziale e discreta nella resa della componente emotiva, affidata unicamente allo sguardo solenne del Redentore e quasi stemperata dalla raffinatezza dei decori aurei sulla veste e dall’aureola arcaizzante, su cui però si stringe con straordinaria efficacia il drammatico close-up. All’insegna di un risultato di grande equilibrio formale ottenuto per sottrazione di ogni elemento esornativo e simbolico. Ruotando infatti la figura di tre quarti verso destra si compie il passaggio dalla componente iconica a quella più propriamente narrativa e alludendo al suo ipotetico movimento nel senso di lettura canonico, da sinistra verso destra, si tentava probabilmente di favorire attraverso la pratica dell’orazione mentale la riflessione del devoto sugli sviluppi del racconto della passione (cfr. Ringbom, 1984).
altra localizzazioneluogo di provenienza: ITALIA, Piemonte, TO, Torino; luogo di esposizione: ITALIA, Piemonte, TO, Torino; luogo di deposito: ITALIA, Piemonte, TO, Moncalieri
bibliografiaMagrini, Antonio( 1863)p. 35; Tancredi Borenius( 1909)p. 48; Borenius, Tancredi( 1912)p. 48; Venturi, Lionello( 1912)p. 134; Venturi, Adolfo( 1915)p. 496; De Suarez, Roberto( 1921)p. 9; Venturi, Adolfo( 1926)p. 92; Venturi, Lionello( 1926)XXVI; Suida, Wil
definizionedipinto
regionePiemonte
provinciaTorino
comuneTorino
indirizzovia XX Settembre, 86
ente schedatoreS67
ente competenteS67
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Accornero, Chiara; ; Funzionario responsabile: Referente scientifico: Gabrielli, EdithMoratti, Valeria
anno creazione2012
latitudine45.073139
longitudine7.684548

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