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Opera d'arte busto di Galileo Galilei di Costoli Aristodemo (1803/ 1871), a Firenze

L'opera d'arte busto di Galileo Galilei di Costoli Aristodemo (1803/ 1871), - codice 09 00225227 di Costoli Aristodemo (1803/ 1871), si trova nel comune di Firenze, capoluogo dell'omonima provincia sita in palazzo, statale, Palazzo Pitti, Palazzo Pitti, P.zza Pitti, 1, Galleria d'Arte Moderna
immagine - immagine non disponibile -
bene culturalescultura
soggettobusto di Galileo Galilei
tipo schedaOA_3.00
codice univoco09 00225227
localizzazioneItalia, Toscana, FI, FirenzeP.zza Pitti, 1
contenitorepalazzo, statale, Palazzo Pitti, Palazzo Pitti, P.zza Pitti, 1, Galleria d'Arte Moderna
datazionesec. XIX ; 1826 - 1826 [data]
autoreCostoli Aristodemo (1803/ 1871),
materia tecnicamarmometallo
misurecm, alt. 50,
condizione giuridicaproprietà Stato, Ministero per i Beni e le Attività Culturali
dati analiticiNR (recupero pregresso)Personaggi: Galileo Galilei.
notizie storico-criticheIl busto di Galileo Galilei, firmato e datato al 1826 è un lavoro giovanile del Costoli, prima del suo pensionato a Roma. Non appare citato nelle cronache dell'esposizione dell'accademia di quell'anno, né dell'anno successivo, quando lo scultore si presentò con due posti di personaggi non identificati. L'artista in quel momento venne considerato già pronto sia a lavorare il marmo, sia "a cimentarsi nella difficile arte del vero" ("Gazzetta di Firenze", nn. 130-131, 30 ottobre 1827). Il busto di Galileo fu probabilmente acquistato dal Granduca, ma il pezzo risulta inventariato solo a partire dal 1860. Il volto dell'astronomo colpisce per la cura posta nell'equilibrio, per la solennità del personaggio con l'attenta analisi dei lineamenti del volto, iconograficamente debitrice del ritratto di Galileo eseguito da Sustermans e conservato agli Uffizi. Proprio alla fine degli anni venti la celebrazione dei personaggi illustri, fa nascere l'interesse per la figura di Galileo, di cui, proprio nel 1826 all'Accademia di Belle Arti di Firenze, venivano presentati due quadretti con scene della sua vita (N. Benvenuti). A questi seguirono nel 1827 vari ritratti in pittura (copia del Sustermans di Camillo Pucci, in miniatura di Santa Guerrazzi, in cera: uno di ignoto e l'altro di Carolina Castagnoli). all'attenzione per la figura dello scienziato non era estraneo l'interesse di Leopoldo II, che dedicò parte dei suoi studi giovanili a raccogliere i manoscritti di Galileo, che con rescritto dell'8 settembre 1841, furono concessi per la stampa a conclusione del Terzo Congresso degli Scienziati Italiani ("Gazzetta di Firenze", nn. 100 e 115 del 14 e 25 settembre 1841; "Giornale del Commercio", n. 11, 25 marzo 1842). Il busto modellato dal Costoli va inoltre considerato, per la precoce data, come prototipo per l'esecuzione delle due successive statue di Galileo tutte di commissione del Granduca Leopoldo II: l'una per la Tribuna della Specola (1832-1838), l'altra per il Loggiato degli Uffizi (1842-1851). Appare soprattutto molto vicino per la severa impostazione alla scultura ordinata nel 1832, (Archivio Accademia, 1832, 23 e 98; 1848, 156; 25 - Carlo Sisi, Disegni dell'Ottocento...), anche se il volto girato verso destra, come nella successiva statua per il loggiato di Vasari. In tutte queste opere sono particolarmente evidenziati, nel volto, l'ampiezza della fronte e i tratti degli occhi e della bocca. Ma il taglio realistico diveniva allora piuttosto la sigla per una meditazione simbolica e in sintonia con la raffigurazione del personaggio. Tale è la lettura del Rosini, data per la statua della Specola, di cui ammirava le caratteristiche somatiche, già evidenziate sin dal busto di Galileo, osservando:"la grandezza e ampiezza della fronte che racchiudeva si' diviino ingegno; gli occhi che scopriranno tante meraviglie, e che rivolti sono a quel cielo, che parve la regione sua mentre visse; la bocca che mai s'aperse se non alla verità" (Rosini, Descrizione della Tribuna...). Un altro busto di Galileo è stato segnalato con lettera del 22 luglio 1986 da Michael Forrer del Principia Fine Art di Marlborough (Galleria d'arte moderna di palazzo Pitti, Archivio). Anch'esso è in marmo firmato in corsivo: "Aristodemo Costoli/ Firenze 1866", su base decorata con dietro lo stemma di una scala. Tuttavia questa scultura tarda sembra essere derivata dal modello della statua del portico degli Uffizi.
bibliografiaGazzetta Firenze( 1827); Gazzetta Firenze( 1841); Giornale Commercio( 1842); Rosini G.( 1841)p. 59; Disegni Ottocento( 1987)pp. 87-89, n. 65
definizionescultura
regioneToscana
provinciaFirenze
comuneFirenze
indirizzoP.zza Pitti, 1
ente schedatoreS156
ente competenteS156
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Caputo Calloud A.; Funzionario responsabile: Meloni S.; Trascrizione per informatizzazione: ARTPAST/ Gavioli V. (2006); Aggiornamento-revisione: ARTPAST/ Gavioli V. (2006), Referente scientifico: NR (recupero pregresso);
anno creazione1989
anno modifica2006
latitudine43.779926
longitudine11.245030

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