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Opera d'arte banchetto di Erode di Botti Francesco (1640/ 1710), a Firenze

L'opera d'arte banchetto di Erode di Botti Francesco (1640/ 1710), - codice 09 00037663 di Botti Francesco (1640/ 1710), si trova nel comune di Firenze, capoluogo dell'omonima provincia sita in monastero, vallombrosano, Monastero di S. Michele a S. Salvi, Chiesa e monastero di S. Michele a S. Salvi, via di S. Salvi, 43, Museo del Cenacolo di Andrea del Sarto, depositi
immagine - immagine non disponibile -
bene culturaledipinto
soggettobanchetto di Erode
tipo schedaOA_3.00
codice univoco09 00037663
localizzazioneItalia, Toscana, FI, Firenzevia di S. Salvi, 43
contenitoremonastero, vallombrosano, Monastero di S. Michele a S. Salvi, Chiesa e monastero di S. Michele a S. Salvi, via di S. Salvi, 43, Museo del Cenacolo di Andrea del Sarto, depositi
datazionesec. XVII seconda metà; 1650 - 1699 [analisi stilistica]
autoreBotti Francesco (1640/ 1710),
materia tecnicatela/ pittura a olio
misurecm., alt. 112.5, largh. 144,
condizione giuridicaproprietà Stato, Ministero per i Beni e le Attività Culturali
dati analiticiNR (recupero pregresso)Abbigliamento. Animali: cane. Figure: bambino; uomini. Interno. Mobilia: sedie; tavolo. Oggetti: bicchieri; collana; corona; cuscino; piatti; vassoio. Personaggi: Erode; Erodiade; Salomè; san Giovanni Battista (testa).
notizie storico-criticheVicina a Livio Mehus nella figura di Salomè, l'andamento spezzato e franto del cui panneggio riconduce alla linea della cultura pittorica fiorentina che va dal Furini a Cecco Bravo e al Pignoni, la tela appare, anche nelle cattive condizioni di conservazione che ottemperano fortemente i suoi valori estetici, di buona qualità. La matrice fiorentina si rivela con evidenza nella figura di Erode, vicina per spirito, stile e tipologia a Cecco Bravo, mentre nel suo complesso il dipinto è inquadrabile in un ambito genericamente pignonesco. Gli elementi stilistici fin qui elencati riconducono in particolare a Francesco Botti, un allievo del Pignoni attento anche alla lezione dell'attività di Cecco Bravo. La resa dei panneggi e il tono scuro, quasi notturno, della scena, la resa sfumata e veloce dell'insieme, trovano confronti nella "Diana e Atteone" e nel "Giudizio di Paride", una delle opere firmate dall'artista, di collezione privata recentemente pubblicate da R. Spinelli (Pitture fiorentine, 1987) e nelle quali anche le tipologie, soprattutto femminili, trovano riscontri in quelle del dipinto di san salvi. Stringente mi pare infine il confronto (cfr. in particolare la donna incatenata sulla destra) con la pala raffigurante una "Gloria d'Angeli e Santi", della chiesa di sant'Agostino a Prato, già attribuita al Pignoni (Mannini, 1990), ma credo ascrivibile al catalogo del Botti o opera di collaborazione fra l'allievo e il maestro. Se opera del Botti, ma le condizioni attuali non ne rendono possibile una sicura attribuzione, la tela è ascrivibile alla gioventù dell'artista, cioè intorno agli anni sessanta del Seicento.
altra localizzazioneluogo di provenienza: Toscana, FI, Firenze; luogo di provenienza: Toscana, FI, Firenze
bibliografiaFantappiè R.( 1983)II, pp. 234-235; Pitture fiorentine( 1987)pp. 98-101; Museo Civico( 1990)p. 161
definizionedipinto
regioneToscana
provinciaFirenze
comuneFirenze
indirizzovia di S. Salvi, 43
ente schedatoreS17
ente competenteS417
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Turrini S.; Funzionario responsabile: Damiani G.; Aggiornamento-revisione: Acordon A. (1995), Referente scientifico: NR (recupero pregresso); ARTPAST (2006), Referente scientifico: NR (recupero pregresso);
anno creazione1975
anno modifica1995; 2006
latitudine43.803968
longitudine11.275909

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