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Opera d'arte adorazione dei Re Magi di Strozzi Zanobi di Benedetto (1412/ 1468), Torelli Filippo (1409/ 1468), a Firenze

L'opera d'arte adorazione dei Re Magi di Strozzi Zanobi di Benedetto (1412/ 1468), Torelli Filippo (1409/ 1468), - codice 09 00646172 - 3.3 di Strozzi Zanobi di Benedetto (1412/ 1468), Torelli Filippo (1409/ 1468), si trova nel comune di Firenze, capoluogo dell'omonima provincia sita in convento, domenicano, Convento di S. Marco, Chiesa e convento di S. Marco, P.zza S. Marco, 3, Museo di S. Marco, Biblioteca
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bene culturaleminiatura, c. 75r
soggettoadorazione dei Re Magi
tipo schedaOA_3.00
codice univoco09 00646172 - 3.3
localizzazioneITALIA, Toscana, FI, FirenzeP.zza S. Marco, 3
contenitoreconvento, domenicano, Convento di S. Marco, Chiesa e convento di S. Marco, P.zza S. Marco, 3, Museo di S. Marco, Biblioteca
datazionesec. XV ; 1450 - 1451 [documentazione]
autoreStrozzi Zanobi di Benedetto (1412/ 1468), Torelli Filippo (1409/ 1468),
materia tecnicapergamena/ miniaturagesso/ doratura
misuremm, alt. 186, largh. 170,
condizione giuridicaproprietà Stato, MInistero per i Beni e le Attività Culturali
dati analiticiIniziale fogliata grande con storia e caudata E (Ecce advenit dominator Dominus), rubr. In vigilia Epyphanie. Officium. In die. Officium. Corpo della lettera rosa, stretto da anellini azzurri dai quali fuoriescono foglie che vanno a formare la coda con fiorellini rossi, dorati, una farfalla e un uccello dorato. La scena sul fondo della lettera si svolge all'interno di una capanna di legno. Al centro è la Madonna assisa con il Bambino in braccio e alla sua destra san Giuseppe con le mani coperte dal mantello in segno di riverenza verso il Figlio. La Vergine indossa un ampio mantello azzurro, il maphorion e sulla sua testa splende una stella. Due magi sono in primo piano: il più anziano, con lunga barba bianca, indossa una pellanda verde con maniche a gozzo, ha la corona deposta in terra ed è inginocchiato di fronte al Bambino a cui carezza un piedino; l'altro, di mezza età, con capelli e barba scuri, la pellanda verde bordata di pelliccia, il manto violaceo e la corona con il cappello frigio ancora in testa, è inginocchiato e reca in mano un vasetto d'oro. Il re giovane indossa una veste verde e come sopravveste ha una giornea azzurra bordata di pelliccia; in mano tiene una pisside dorata, ha lunghi capelli biondi e la corona: i tre magi simboleggiano le tre età dell'uomo.Personaggi: Gesù; Madonna; San Giuseppe; re Magi. Abbigliamento: pellande; giornea. Costruzioni: capanna. Oggetti: copricapo; corona; pisside; vasetto. Stelle: stella cometa. Animali: (nel fregio) uccello; farfalla. Fiori: (nel fregio).
notizie storico-criticheIl codice è identificabile con il Graduale contenente i testi delle feste dalla prima domenica di Avvento alla terza domenica di Quaresima, le cui iniziali sono state affidate a Zanobi Strozzi per le figure e Filippo di Matteo Torelli per la parte ornamentale, come ricordato nel passo della Cronaca del convento che documenta i codici (Firenze, Biblioteca medicea Laurenziana, Libro di Ricordanze, Fondo di San Marco, n. 902, Ricordanze A) pubblicato per la prima volta da Mirella Levi D'Ancona (1962, pp. 265-266). Dallo stesso documento si apprende che il testo è stato scritto da Frate Giovanni di Santa Croce, con iniziali filigranate realizzate da un calligrafo fiorentino, probabilmente della bottega di Filippo di Matteo Torelli, e rilegato da Vespasiano da Bisticci nel 1451, come testimoniato sia nella Cronaca del convento che nel Libro delle Ricordanze dello stesso Vespasiano. Zanobi Strozzi ricevette la commissione per la realizzazione dell'intero ciclo corale per il convento di San Marco tramite l'Angelico, che ne stimò anche il pagamento. Ciò avvenne a conclusione del generale rinnovamento voluto da Cosimo de' Medici e portato avanti, fin dal 1438, da Michelozzo, per quanto riguarda l'architettura, e dall'Angelico per la parte pittorica: lo stemma mediceo, infatti, oltre ad essere presente in molte parti del convento, campeggia nella maggior parte delle legature e in alcune miniature. Questo gruppo di codici si presenta, quindi, particolarmente omogeneo nella scelta delle misure, nelle impostazioni delle decorazioni a piena pagina ornate dai fregi del Torelli, nelle scelte cromatiche e nell'illustrazione delle feste principali, con iniziali istoriate e figurate, tutte riconducibili ai santi legati all'Ordine domenicano. Uno dei primi studiosi che si cimentarono nell'identificazione dei codici fu Paolo D'Ancona (1914, v. I pp. 53-56; v. II pp. 346-356), preceduto soltanto dal Marchese (1869, V. I, pp. 232-252) e dal Rondoni (1876, pp. 34-39) che attribuirono l'intero ciclo a Fra Benedetto dal Mugello, fratello dell'Angelico, fraintendendo, però, i documenti che lo videro coinvolto soltanto come scriba tra il 1445 e il 1448, anno di interruzione a causa della morte per la peste; i testi furono così conclusi nel 1451-1452 da Frate Giovanni da Santa Croce e Frate Gianni di Guido Barbiere, anch'egli di Santa Croce. Attraverso una rilettura dei numerosi documenti (D'Ancona 1908, pp. 94-95; Collobi Ragghianti 1950, pp. 18, 19, 26) e grazie all'opera della Levi D'Ancona (1962, pp. 105-106) è stato possibile datare e attribuire l'intero corpus delle opere realizzate in collaborazione da Zanobi e Filippo. Grazie ai documenti è possibile connotare cronologicamente ciascun codice realizzato tra il 1446 e il 1454, periodo durante il quale sembrerebbe ci sia stato un arresto dei lavori, tra il 1448 e il 1450, durante la realizzazione del Graduale 515. I primi codici ad essere stati miniati sono gli Antifonari (Invv. 522, 517, 518, 520, 521), conclusi entro il 1448; i lavori proseguirono con il ciclo dei Graduali (Invv. 515, 524, 528, 526, 527, 516) fino al 1454. Questi sono gli anni in cui si nota un sostanziale miglioramento delle capacità artistiche del miniatore probabilmente perché lavorò molto costantemente anche in pittura, rimanendo sempre in contatto con l'Angelico. Le capacità di Zanobi vanno cercate soprattutto nel sapiente modo di accordare i colori dei paesaggi con quelli delle figure elegantemente vestite, tanto da farne uno dei più delicati miniatori fiorentini della seconda metà del XV secolo. La parte decorativa dei fregi si deve a Filippo di Matteo Torelli, figlio di uno dei miniatori attivi all'interno della Scuola degli Angeli, che, attraverso animali dal piumaggio variopinto, farfalle, fiori e testine caricaturali, regala un aspetto favolistico ai fregi che deriva dalla tradizione dei bestiari medievali del Duecento (Garzelli 1985). Come si evince da alcuni documenti (Fra Giovanni 2007, pp. 143-166), sono probabilmente opera della bottega del Torelli anche le numerose iniziali filigranate.
committenzaCosimo de' Medici il Vecchio
bibliografiaMilanesi G.( 1850)p. 187; Marchese V.( 1869)V. I, pp. 232-252; Rondoni F.( 1876)p. 39, n. 10; Vasari G.( 1878-1885)pp. 505, 521, 528 nota 1; D'Ancona P.( 1908)pp. 87-95; D'Ancona P.( 1914)v. I pp. 53-56, v. II pp. 346-356 n. 767; Collobi Ragghianti L.( 19
definizioneminiatura
regioneToscana
provinciaFirenze
comuneFirenze
indirizzoP.zza S. Marco, 3
ente schedatoreS156
ente competenteS156
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Giacomelli S.; Funzionario responsabile: Scudieri M.Sframeli M.
anno creazione2007
latitudine43.780708
longitudine11.244817

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