Invernomuto.net

Ho realizzato questo sito per rendere disponibile alla consultazione questa mole enorme di dati altrimenti difficilmente consultabili :)

Opera d'arte a Venezia

L'opera d'arte formella, insieme - codice 05 00641097 si trova nel comune di Venezia, capoluogo dell'omonima provincia sita in caserma, ex convento di San Daniele, sestiere Castello n. 97 (?), campo San Daniele, esterno, prospetto settentrionale, pianterreno, a destra di porta senza numero civico, sotto a croce greca, a destra
immagine - immagine non disponibile -
bene culturaleformella, insieme
tipo schedaOA_3.00
codice univoco05 00641097
localizzazioneITALIA, Veneto, VE, Veneziasestiere Castello n. 97 (?), campo San Daniele
contenitorecaserma, ex convento di San Daniele, sestiere Castello n. 97 (?), campo San Daniele, esterno, prospetto settentrionale, pianterreno, a destra di porta senza numero civico, sotto a croce greca, a destra
datazionesecc. XII-XIII ; 1100 (post) - 1299 (ante) [bibliografia]
ambito culturaleproduzione veneziana(contesto)
materia tecnicamarmo greco
misurecm, diam. 20,
condizione giuridicaproprietà Stato, Marina Militare
dati analiticiclipeo animalistico: un volatile visto di profilo verso destra sta beccando la coda di un pesce sottostantevolatile - pesce
notizie storico-criticheIl rilievo lapideo zoomorfico è uno dei tre che circonda una croce greca medioevale a rilievo su riquadro. La patera in esame raffigura un uccello che sta beccando la coda di un grande pesce. Il rilievo è datato dalla critica d’arte ai secoli XII-XIII. La tipica raffigurazione sulle patere presentava solitamente il trampoliere o il pellicano con un pesce nel becco: “il pellicano simboleggia il sacrificio di Gesù, mentre il pesce rappresenta il Cristo stesso. Perché il pellicano simboleggia il sacrificio di Cristo? […] da lungo tempo era viva la credenza che il pellicano si ferisse il petto per nutrire i piccoli con il suo stesso sangue, il Medioevo utilizzò questo animale come simbolo del sacrificio di Cristo, in realtà il pellicano nutre i suoi piccoli con pesce rigurgitato: con il becco, i piccoli prelevano il cibo direttamente dalla bocca della madre” (Zoffoli, p. 341). “Il termine patera appartiene al lessico dell’archeologia classica e con esso si definisce un recipiente rotondo, basso e largo usato durante le cerimonie sacrificali. Ma in ambiente veneziano il vocabolo ha perso la sua connotazione colta per assumere quella popolare del dialetto con il quale si passò a designare i tondi scultorei (rilievi) di fattura veneto-bizantina o romanico-bizantina infissi negli edifici privati, pubblici e religiosi della città. Per risalire alle origini del fenomeno artistico decorativo che ha visto la fioritura delle patere, ma anche di altri elementi decorativi come le formelle, bisogna rifarsi alla diffusione delle opere dell’artigianato bizantino: smalti, avori, stoffe, ceramiche, oggetti d’oreficeria e miniature. Tutti questi erano prodotti di fattura spesso raffinata facilmente introdotti e diffusi nel mercato della città di Venezia che, […], aveva un canale privilegiato con Costantinopoli e seppe bene far fruttare i suoi contatti con l’oriente. […] L’arco temporale di produzione delle patere va dalla fine del X sec. alla fine del XIII sec. anche se vi sono esemplari prodotti in periodo gotico che ricalcano e imitano i soggetti di quelle di questo periodo definite veneto–bizantine. Le pietre usate per la loro realizzazione sono prevalentemente il marmo greco, dal color grigiastro, la pietra d’Istria e la pietra d’aurisina. […] il soggetto più riprodotto è l’aquila che ghermisce un leporide o gli becca il capo. Il significato di questa rappresentazione è abbastanza esplicito: l’aquila è il simbolo della virtù che trionfa sul vizio, in particolare la lussuria, raffigurato dall’altro animale. […] le fonti iconografiche a cui i lapicidi e gli artisti si sono ispirati per la realizzazione di questi rilievi si possono ricondurre essenzialmente a due repertori: quello delle immagini orientali, in particolare le bizantine-costantinopolitane (come ad esempio l’aquila), quello dei fabliaux medioevali (come ad esempio il serpente)” (Sunseri, 1999, pp. 4-5)
georeferenziazionelocalizzazione fisica: x: 2313278; y: 5034689; metodo di georeferenziazione: punto esatto; tecnica di georeferenziazione: rilievo da cartografia con sopralluogo; base di riferimento: VPRG Terraferma; 2013; (1474305)
bibliografiaRizzi A.( 1987)p. 164 n. 17; Swiechowski Z./ Rizzi A./ Hamann-Mac Lean R.( 1982)p. 54 n. 124; Pazzi P.( 2000)p. 205; Marzemin G.( 1937); Rizzi A.( 1974); Sgarbi V./ Caprotti E.( 1982); Rizzi A.( 1987)pp. 21-39; Rota L./ Semi F.( 1987); Grandesso E.( 1988)
definizioneformella
regioneVeneto
provinciaVenezia
comuneVenezia
indirizzosestiere Castello n. 97 (?), campo San Daniele
ente schedatoreS161
ente competenteS161
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Barbon, Giorgia; Funzionario responsabile: Fumo, Grazia
anno creazione2013
latitudine45.434971
longitudine12.357061

oppure puoi cercare...

  • opere d'arte nel comune di Venezia
  • opere d'arte nella provincia di Venezia
  • opere d'arte nella regione Veneto