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Opera d'arte a Novara

L'opera d'arte lapide, opera isolata - codice 01 00038125 A si trova nel comune di Novara, capoluogo dell'omonima provincia
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bene culturalelapide, opera isolata
tipo schedaOA_3.00
codice univoco01 00038125 A
localizzazioneItalia, Piemonte, NO, Novara
datazionesec. XIX seconda metà; 1850 - 1899 [analisi stilistica]
ambito culturalebottega novarese(analisi stilistica)
materia tecnicamarmo bianco di Carrara/ scultura
misurealt. 105, largh. 66,
condizione giuridicaproprietà Ente pubblico territoriale
dati analiticiLa lapide è decorata lungo il perimetro da una cornicetta a baccellature.NR (recupero pregresso)
notizie storico-criticheLe indicazioni relative alla donazione del conte Marco Bellini (figlio del conte Carlo Gaudenzio) provengono per il momento unicamente dall'iscrizione sulla lapide, la quale conferma un lascito di 95.000 Lire e più, derivato dall'usufrutto del podere di Casaleggio di cui l'Ospedale venne in possesso per volere testamentario del Conte padre. L'iscrizione viene incisa sulla scorta del documento datato 10 dicembre 1821, come riporta il Ferrara (cfr. G. B. Morandi-S. Ferrara, "L'Ospedale Maggiore della Carità di Novara. Memorie storiche", Novara 1907). Nessuna documentazione bibliografica o archivistica è riferibile a questa scultura che presenta caratteri di rigidità derivati da un ambito di produzione accademico, riscontrabili in quasi tutte le effigi che compongono il complesso delle sculture eseguite per l'Ospedale Maggiore di Novara, da autori e in periodi diffrenti. La delibera del 18 maggio 1848 proponeva infatti la sostituzione dei ritratti ad olio su tela dei benefattori con la realizzazione delle opere in marmo eseguite, oltre che dall'Argenti, anche dagli allievi del Collegio Caccia, giustificando la scelta con la maggiore durata del materiale e con la continuità dell'esposizione delle effigi. L'esposizione era infatti, nei tempi precedenti, limitata a soli due giorni: il 17 gennaio e il 29 settembre, santificazioni dei santi protettori dell'Ente: S. Antonio e S. Michele. La scelta avviene invece, molto più probabilmente, perchè la soluzione adottata è maggiormente rispondente ai modelli culturali diffusisi dopo le realizzazioni romane del Canova per il Pantheon con la serie degli "Italiani Illustri" nel 1909 e dopo la pubblicazione della raccolta "Vite e ritratti di illustri italiani" edita dal Bettoni nel 1812 e 1820, modelli a cui la classe dirigente cittadina era particolarmente legata. Tale indicazione (che aveva in Novara, come precedente, le medaglie in terracotta del sec. XVI apposte su casa Cannobio in p.zza delle Erbe) era stata prontamente accolta in città nei primi anni del secolo, come documentato dal testo del Bianchini che si riferisce ad opere eseguite prima del 1828. In Palazzo Giovannetti "nella volta dello scalone con savio accorgimento vennero in tante piccole medaglie effigiati molti illustri italiani e tra quelli alcuni celebri novaresi" (cfr. F. A. Bianchini, "Le cose rimarchevoli della città di Novara" Novara 1828); sulla facciata della casa dell'ing. Luigi Milanesi (rustico appartenente già alle canonichesse di S. Agata) "nelle nicchie quadrate del secondo piano veggonsi cinque busti in plastica operati dal Prinetti rappresentanti i cinque celebri architetti: Vetruvio, Scamazzi, Vignola, Serglio e Paladio che si raccomandano per le fisionomie caratteristiche e per la finitezza del lavoro. In due spazi entro dal cortile il Peretti vi dipinse a buon fresco esprimendo in uno Vignola che addita il tempio dell'immortalità e la scala che al medesimo conduce; nel secondo Apollo in atto di inghirlandare la Scienza e le Arti " (F. A. Bianchini, "Le cose rimarchevoli della città di Novara" Novara 1828). La sollecitazione ad aderire a questo tipo di tematica era sentita in Novara anche da Stefano Girola che, prima del 1840, decora casa Aresi in via degli Avogadro, con otto medaglie di pietra arenaria, collocate in facciata, raffiguranti accanto a Bramante, Leonardo da Vinci, Leon Battista Alberti e gli architetti milanesi Luigi Cagnola e CArlo Parea, i novaresi Girolamo Cattaneo, Giuseppe Zanaja, Stefano Ignazio Melchioni.E puntualmente nel 1837, l'Amministrazione Comunale aveva commissionato allo scultore Giuseppe Argenti la decorazione del portico nuovo dei mercanti che, su suggerimento di A. Bianchini, prevedeva la realizzazione di effigi di novaresi illustri e degli emblemi corrispondenti alla loro arte e professione (cfr. M. Dell'Omo Rossini, "Uno scultore dell'Ottocento per il novarese. Giuseppe Argenti", in "Novarien", Novara 1984, n. 14). La realizzazione del Pantheon dei benefattori del Pio Luogo - eretto anche sul modello novrese - collocato sotto il porticato e la loggia del Soliva, avviato dall'Argenti stesso nel 1852, si connota perciò come una scelta ponderata, a cui l'Amministrazione Ospedaliera novarese affidava consapevolmnte tutta la carica di rappresentatività che sarebbe derivata all'Ente già collaudata dalle precedenti esperienze private e, soprattutto, dall'Amministrazione Civica. A questa base culturale (che si protrarrà fino ad avanzato secolo XX, perchè nella decoraione eseguita nel 1911 nel fregio sottogronda dell'edificio scolastico Galileo Ferraris compaiono ancora le effigi di Illustri italiani) si attengono perciò, anche nelle realizzazioni molto tarde, quasi tutti gli autori delle effigi marmoree dei Benefattori novaresi, preferendo ai caratteri veristici dei personaggi, gli atteggiamenti più solenni e dignitosi. Continua al campo "OSSERVAZIONI".
bibliografiaMorandi G. B./ Ferrara S.( 1907)p. 103; Bianchini A. F.( 1828)p. 180; Dell'Omo M.( 1984)pp. 192-206
definizionelapide
regionePiemonte
provinciaNovara
comuneNovara
ente schedatoreS67
ente competenteS67
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Mongiat E.; Funzionario responsabile: Venturoli P.; Trascrizione per informatizzazione: ARTPAST/ Bombino S. (2006); Aggiornamento-revisione: ARTPAST/ Bombino S. (2006), Referente scientifico: NR (recupero pregresso);
anno creazione1985
anno modifica2006

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