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Opera d'arte a Borgo San Dalmazzo

L'opera d'arte decorazione plastica, frammento - codice 01 00037992 si trova nel comune di Borgo San Dalmazzo nella provincia di Cuneo sita in chiesa, parrocchiale, Chiesa di S. Dalmazzo, p.zza XI Febbraio, 4, Casa parrocchiale, deposito
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bene culturaledecorazione plastica, frammento
tipo schedaOA_3.00
codice univoco01 00037992
localizzazioneItalia, Piemonte, CN, Borgo San Dalmazzop.zza XI Febbraio, 4
contenitorechiesa, parrocchiale, Chiesa di S. Dalmazzo, p.zza XI Febbraio, 4, Casa parrocchiale, deposito
datazionesec. VIII ; 0700 - 0799 [bibliografia]
ambito culturalebottega liguro-piemontese(analisi stilistica)
materia tecnicamarmo bianco/ scultura
misurealt. 42, largh. 20, prof. 10,
condizione giuridicaproprietà Stato, Museo Civico di Cuneo
dati analiticiUn nastro con andamento curvilineo delimitava la parte superiore del campo decorato. Il nastro è formato da tre vimini a spigoli acuti. Della decorazione rimane una croce mutila, dai cui bracci orizzontali pendevano le lettere apocalittiche. L'alfa è abbastanza ben conservato ed è pienamente leggibile, dell'omega sussiste solo l'estremità sinistra. Un'incisione contrassegna i bordi; l'incrocio dei bracci è sottolineato da un cerchietto segnato al centro da un foro a punta di trapano.NR (recupero pregresso)
notizie storico-criticheL'oggetto venne recuperato nel 1982: proviene dal sagrato della chiesa parrocchiale di S. Dalmazzo (già abbaziale di S. Dalmazzo di Pedona), in prossimità della casa parrocchiale, recuperato in occasione della riparazione della rete dell'acquedotto. Senza dubbio è un resto dell'antico arredo liturgico dell'abbazia di S. Dalmazzo di Pedona. Insieme agli altri pezzi superstiti contribuisce a documentare la più antica storia dell'abbazia (cfr. cfr. S. Casartelli Novelli, "La diocesi di Torino. Corpus della scultura altomedioevale", Spoleto, VI, 1974, n° 2-18; G. Coccoluto, "Appunti per schede di archeologi amedioevale in provincia di Cuneo. II, 3. Frammento di scultura altomedioevale da Borgo S. Dalmazzo", in corso di pubblicazione in "Boll. Soc. Stor. Arch. Art. Prov. Cuneo", n° 93, 1985). L'abbazia di S. Dalmazzo di Pedona continuava il culto del martire Dalmazzo, sovrapponendosi ad un più antico edificio di culto del VI secolo, in una precedente area cimiterale (A. M. Riberi, "S. Dalmazzo di Pedona e la sua abbazia (Borgo S. Dalmazzo)", in "Boll. Soc. Stor. Arch. Art. Prov. Cuneo", CX, Torino 1929; G. Coccoluto, "Primi insediamenti monastici sui versanti liguri-piemontesi delle Alpi Marittime (S. Dalmazzo di Pedona e S. Pietro di Varatella)", Tesi di Laurea, Università degli Studi di Genova, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 1981-82). L'iniziativa della monarchia longobarda nella fondazione dell'abbazia è stata riconosciuta in un momento ai primi decenni del VII secolo (Riberi, op. cit.) ed è comunemente accettato dalla critica storica (A.M. Nada Patrone, "Lineamenti e problemi di storia monastica nell'Italia Occidentale" in "Monasteri in Alta Italia dopo le invasioni saracene e ungare (secc. X-XIII)", Relazioni e comunicazioni presentate al XXXII Congresso storico subalpino - III Convegno di Storia della Chiesa in Italia, Torino 1966; Cocconuto, op. cit.). La decorazione superstite consente alla Casartelli Novelli di accertare l'esistenza di S. Dalmazzo di Pedona per lo meno a partire dall'VIII secolo (Casartelli, op. cit.). La più antica documentazione diplomatica è riconosciuta come falsa dalla critica (Riberi, op. cit.) ma è accolta invece dalla critica tedesca (cfr. E. Muhlbacher-J. Lechner, "Die Regesten des Kaiserreichs unter den Karolingern. 751-918", in J. F. Bohmer, "Regesta Imperii. I", n. ed. Hildesheim 1966). Notizie sicure le abbiamo solo a partire dal X secolo, quando il nostro cenobio passò alle dipendenze dei vescovi astigiani, seguendone le vicende (cfr. G. Tabacco, "L'allodialità del potere nel medioevo", in "Studi Medievali", 3 a s., XI, 1970; L. Casto, "Il fondamento patrimoniale della potenza vescovile di Asti", I-II, "Boll. St. Bibl. Sub.", LXXIII, 1975; R. Bordone, "Città e territorio nell'Alto Medioevo. La società astigiana dal dominio dei Franchi all'affermazione comunale", in "Bibl. Stor. Sub.", CC, Torino 1980; Coccoluto, op. cit.). Della fase carolingia della complessa storia dell'abbazia è rimasta traccia nel testo di un racconto della vita del santo, la cosiddetta "Additio Moccensis" la accompagna la "Passio Ambrosiana" (cfr. Riberi, op. cit.), ormai attribuita all'età carolingia, anteriormente ai primi anni del X secolo (L. Berra, "Le passiones", op. cit.). Oltre a delineare i locali ordinamenti ecclesiastici e la topografia religiosa, con le chiese dedicate a S. Maria, S. Giovanni Battista e S. Dalmazzo, l'anonimo scrittore descrive la chiesa, soffermandosi diffusamente sulla cripta su due piani in cui era custodito il corpo del santo (Riberi, op. cit.). Le tre chiese sono da considerare esistenti nella stessa località, a Pedona (cfr. L. Giacchi, "Le antiche Pievi dell'attuale Diocesi di Cuneo", in "Boll. St. Bibl. Sub.", LXXIV, 1976; G. P. Casiraghi, "La Diocesi di Torino nel Medioevo", in ""Boll. St. Bibl. Sub.", CLLXXXXVI, 1979; G. Coccoluto, op. cit.) e non a Pedona, a Roccavione e a Demonte come proponeva il Riberi (A.M. Riberi, op. cit.). Tre chiese esistenti nella stessa località e per lo più contigue, come vorremmo suggerire nell'interpretazione dell'"Additio Moccensis". E' forse una traccia che ci riporta ai gruppi episcopali e monastici carolingi, con l'esistenza di più chiese nella cinta dello stesso monastero (J. Hubert, "Saint-Riquier et le Monachisme bénédictin en Gaule à l'époque carolingienne", in "Il Monachesimo nell'alto medioevo e la formazione della civiltà occidentale", Spoleto 1957; J. Hubert-A. Mundò, Discussione", in Ibidem; G. Coccoluto, op. cit.). Modello urbanistico-architettonico introdotto a Torino dal vescovo Claudio (818-827) quando il complesso della Cattedrale fu ristrutturato nel triplice organismo di S. Giovanni Battista, S. Salvatore e di S. Maria (S. Casartelli Novelli, "La cattedrale ed i marmi carolingi di Torino nelle date dell'episcopato del vescovo Claudio l'Iconoclasta", in "Chaiers archéologique", XXV, 1976). Nuovi modelli urbanistico-architettonici introdotti parallelamente ad un nuovo - Continua al campo 'OSSERVAZIONI'.
altra localizzazioneluogo di provenienza: Piemonte, CN, Borgo San Dalmazzo
bibliografiaBerra L.( 1962)pp. 129-134; Muhlbacher E./ Lechner J.( 1966)n. 590 p. 255; Casartelli Novelli S.( 1974)VI, nn. 2-18, 94-95 pp. 37; Tabacco G.( 1970)XI p. 601; Casto L.( 1975)LXXIII; Casartelli Novelli S.( 1978)n. 32 pp. 15-16; Romanini A.M.( 1969)p. 242;
definizionedecorazione plastica
regionePiemonte
provinciaCuneo
comuneBorgo San Dalmazzo
indirizzop.zza XI Febbraio, 4
ente schedatoreS67
ente competenteS67
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Coccoluto G.; Funzionario responsabile: Galante Garrone G.; Trascrizione per informatizzazione: ARTPAST/ Bombino S. (2006); Aggiornamento-revisione: ARTPAST/ Bombino S. (2006), Referente scientifico: NR (recupero pregresso);
anno creazione1985
anno modifica2006
latitudine44.329663
longitudine7.489096

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