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Opera d'arte di De Marchi Biagio (notizie 1492-1539), Natali Giovan Battista (notizie 1599-1621), Labanti Antonio (notizie 1612), a Bologna

L'opera d'arte di De Marchi Biagio (notizie 1492-1539), Natali Giovan Battista (notizie 1599-1621), Labanti Antonio (notizie 1612), - codice 08 00068179 - 0 di De Marchi Biagio (notizie 1492-1539), Natali Giovan Battista (notizie 1599-1621), Labanti Antonio (notizie 1612), si trova nel comune di Bologna, capoluogo dell'omonima provincia
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bene culturalestalli del coro
tipo schedaOA_3.00
codice univoco08 00068179 - 0
localizzazioneItalia, Emilia Romagna, BO, Bologna
datazionesec. XVI ; 1539 - 1539 [data]; sec. XVII ; 1612 - 1612 [data]
autoreDe Marchi Biagio (notizie 1492-1539), Natali Giovan Battista (notizie 1599-1621), Labanti Antonio (notizie 1612),
materia tecnicalegno di noce/ intaglio/ intarsio
misurecm, alt. 285, largh. 1400, prof. 180,
condizione giuridicaproprietà Ente pubblico territoriale
dati analiticiCoro costituito da trentaquattro stalli in legno di noce, intarsiato e intagliato, separati da braccioli intagliati a girali di foglie d'acanto e pomelli a forma di pisside. I dossali presentano tarsie circoscritte da archi, sovrastati da cartigli; cornice superiore ininterrotta, fortemente aggettante, retta da mensole e coronata da cimase intagliate in corrispondenza di ogni scanno. Inginocchiatoi divisi in tre blocchi per lato, decorati, nella parte anteriore, da paraste e specchiature, intarsiate a candelabre e a grottesche.NR (recupero pregresso)
notizie storico-criticheIl coro è costituito da trentaquattro stalli in noce, intarsiati, disposti lungo la navata centrale, (diciassette sul lato destro e diciassette sul lato sinistro). I primi ventidue (undici per lato, iniziando dalla porta d'ingresso) sono opera di Biagio de' Marchi (1539). I restanti dodici (sei per lato, verso il presbiterio) furono eseguiti soltanto nel 1612 da Giambattista Natali e Antonio Labanti, ai quali venne anche dato l'incarico di restaurare gli stalli esistenti. E' in tale occasione che il coro venne sistemato nella collocazione ancora attuale.L'antico coro, commissionato nel 1481 ad Antonio Provenzali, era stato distrutto dai lanzichenecchi nel 1527 (De Toth, 1934). Il Priore Benedetto Foschi incaricò della realizzazione del nuovo coro l'intarsiatore Biagio de Marchi, il cui nome compare sui due stalli iniziali. Sul primo a destra è scritto: "Blasius De Marchi manu; su quello di sinistra: "Blasii manu". Nei rispettivi inginocchiatoi compare anche la data: MDXXXIII.I De Marchi, da Crema, "maestri di legname", erano a Bologna da vari decenni; il padre Agostino risulta attivo in San Petronio nel 1459 (coro della Cappella di Santa Brigida) ed è più tardi impegnato nel coro maggiore della basilica (1467-1479). Ancora a fine secolo, Giacomo e fratelli, figli del maestro Agostino De Marchi da Crema, firmano il coro della Cappella Vaselli. Nell'iscrizione, posta sull'inginocchiatoio, essi si definiscono "bolognesi", a riprova dell'ormai acquisita cittadinanza. Tra i fratelli di Giacomo, citati nel contratto per la Cappella Vaselli, compaiono Nicolò, Taddeo, Biagio. Nel 1513, Taddeo e Biagio eseguono le tarsie per la cattedrale di Faenza (Ferretti, 1982). Gli stalli di San Girolamo, firmati solo da Biagio De Marchi, rappresentano l'ultima opera bolognese conosciuta di questa famiglia di intarsiatori. Le tarsie figurate dei dossali rispondono ad un preciso programma iconografico, reso esplicito dalle massime poste entro i cartigli in alto. Esse esortano alla preghiera e al canto in lode al Signore ed affermano principi etico-religiosi in stretto rapporto con la regola e i ritmi della giornata monastica.Circa la metà delle tarsie rappresentano edifici in prospettiva che alludono al tempio, alla casa di Dio, luogo di culto e di preghiera. A queste si alternano altri oggetti: libri, strumenti musicali, vasi di fiori e frutti ecc.. L'immagine trova quasi sempre corrispondenze iconografiche nella tarsia di fronte (ad esempio, al capo di San Pietro corrisponde, sul lato opposto, il capo di San Paolo).I banchi degli scanni recano specchiature intarsiate con motivi a grottesche, candelabre, festoni di fiori e frutti, draghi, angeli, amorini, uccelli ecc..In questa opera il De Marchi segue tipologie consolidate nella tarsia cinquecentesca; molte sono le analogie strutturali e compositive con il coro di San Giovanni in Monte, eseguito dal cremonese Paolo Sacca tra il 1518 e il 1523: le scene circoscritte nelle grandi arcate, le prospettive architettoniche, la scelta degli oggetti rappresentati. Si è anche ipotizzato che il De Marchi abbia operato sulla base di cartoni di epoca precedente, reimpiegando anche parti del coro distrutto (M. Pace Marzocchi, 1998).
committenzapriore Foschi Benedetto
bibliografiaCrespi L.( 1772)p. 35; Crespi L.( 1793)p. 44; Bianconi G.( 1820)p. 428; Giordani G.( 1828)pp. XXI-XXII; Bastelli A.( 1934)pp. 84-89; De Toth( 1934)v. I p. 29; Trebbi B.( 1958)p. 106; Raule A.( 1959)p. 275; Raule A.( 1961)pp. 43-48; Verga Bandirali E.( 196
definizionestalli del coro
regioneEmilia Romagna
provinciaBologna
comuneBologna
ente schedatoreComune di Bologna
ente competenteS08
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Berselli E.; Funzionario responsabile: Bernardini C. (Comune di Bologna - Musei Civici d'Arte Antica)Stanzani A. (SPSAD BO); Trascrizione per informatizzazione: Sabbatini S. (2003); Aggiornamento-revisione: ICCD/ DG BASAE/ Albonico C.
anno creazione2002
anno modifica2010

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